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Federico non poteva che nascere qui. Dove quelli che restano fanno ciò che in Italia succede dopo e quelli che partono quello che in Italia non è mai stato fatto prima


Il più riminese di tutti


15 Aprile 2023 / Giuliano Bonizzato

Qualcuno dice che il merito è tutto dell’aria di mare che si mescola con quella della Valle. E che forse c’entra anche la gioia di vivere, il volo dei gabbiani e la propensione a saltare i fossi per il lungo. E’ un fatto, comunque che da noi la creatività è di casa.

E non mi riferisco solo al numero di brevetti industriali che fa di Rimini la capitale Italiana degli Inventori. La notizia è che dopo aver costruito per primi uno Stabilimento per i Bagni di Mare (1873) e insegnato a tutti come si ricostruisce col ‘fai da te’ una città rasa al suolo da 396 bombardamenti (1945), abbiamo, nell’ordine, inventato: la Prima Discoteca (1957), la Prima Televisione privata (1971), la Prima Casa Famiglia (1972), il Primo ’Incontro coi Grandi della Terra del Pio Manzù (1974), la Prima Comunità di recupero dei tossicodipendenti (1975), il Primo Meeting dell’amicizia tra i popoli (1980); i Primi Cento Turismi Post Mucillagine (1989), il Primo Festival del jazz Tradizionale (2001), la Prima Notte Rosa (2006).

D’accordo. Il merito di aver depositato i brevetti va ascritto più all’iniziativa dei singoli che a un lavoro di squadra, ma, che vuoi farci, questo è proprio ciò che ci distingue da altre comunità, meno anarchiche e individualiste. Queste cose non ce le diciamo mai, paralizzati dal timore, tutto riminese, di esibirci, di esternare i nostri sentimenti, di peccare di presunzione, di essere, insomma, troppo romagnoli.

Un esempio classico di riservatezza autolesionista sta nel ricordare ciò che il più Grande Genio locale ha fatto per Rimini, immortalandola nei suoi film e mai quanto la nostra Città abbia fatto e rappresentato per Lui. Federico non è “uno di passaggio”, non è cresciuto per caso accanto ai coetanei Sergio Zavoli e Carlo Alberto Rossi, non ha frequentato impunemente Malatestiani purosangue come Titta Benzi, Mario Montanari e Glauco Cosmi in quel meraviglioso dannato periodo che imprime per sempre le stigmate alla nostra personalità. E il Garbino non ha soffiato né i gabbiani hanno volato invano attorno a lui. E’ semplicemente il riminese più riminese di tutti.

Il più creativo geniale e dissacratore in una Città che, proprio per il suo spirito ironico e beffardo vanta, guarda un po’, anche il primato dei caricaturisti e vignettisti. Era dunque inevitabile che finisse diciannovenne al settimanale satirico Marc’Aurelio, per poi invadere con la sua straripante potenza creativa quel Cinema che dopo di lui non è stato più lo stesso.

Nello stesso periodo Sergio, partito anch’esso per la capitale cambiava per sempre i connotati al giornalismo televisivo e Carlo Alberto, conquistata Milano, rottamava col suo inimitabile swing, colombe volanti e vecchi scarponi.

Tre anarchici riminesi vincenti, ognuno nel suo campo d’azione.. Conclusione? Una ‘botta d’orgoglio’, naturalmente: Federico non poteva che nascere qui. Dove quelli che restano fanno ciò che in Italia succede dopo e quelli che partono quello che in Italia non è mai stato fatto prima.

Giuliano Bonizzato