Home___primopianoIl Sindaco Sadegholvaad su ex questura: “l’accordo non va inteso come la vittoria, o la sconfitta, di nessuno”

"Domani comincia una nuova stagione e comincerà abbattendo il mostro di via Roma"


Il Sindaco Sadegholvaad su ex questura: “l’accordo non va inteso come la vittoria, o la sconfitta, di nessuno”


3 Luglio 2024 / Redazione

Il passaggio di questa sera non va inteso come la vittoria, o la sconfitta, di nessuno. Semplicemente è un risultato per Rimini, giunto al termine di una vicenda che non ‘nasce’ due anni fa, all’inizio di questo mandato amministrativo.
La vicenda ha una origine nella Rimini di metà anni Novanta quando, in risposta alla richiesta (sacrosanta) di dotare le forze di Polizia di una sede più moderna e baricentrica, il Ministero dell’Interno siglò con una società riminese proprietaria dell’area che gravita tra via Roma e via Ugo bassi un accordo formale per ubicare lì la nuova sede della Questura. La città accettò di buon grado quella scelta, nel nome e per conto di quella che ancor oggi è una giusta domanda collettiva di sicurezza. A latere di quel patto, il Comune di Rimini si impegnava a dare priorità urbanistica a previsioni urbanistiche legate a direzionale, residenziale, commerciale.
Tutto procede bene e già nel 2004, 20 anni fa esatti, la nuova questura è sostanzialmente pronta all’uso, da inaugurare. E’ qui che nasce uno dei più grandi scandali misconosciuti della storia recente dell’Italia. Uno scandalo, una vergogna, provocati in parte, forse, dall’avidità privata da una parte e dall’altra, soprattutto, da uno Stato che, con irresponsabile nonchalance, si rimangia impegni scritti non tanto e non solo con il proprietario dell’area ma con l’intera comunità di Rimini, costretta negli ultimi due decenni a sorbirsi quel gigante di cemento spiaggiato a un passo da una delle arterie stradali più frequentate.
In rapida sintesi, già l’amministrazione comunale guidata da Alberto Ravaioli si mosse per forzare la mano e risolvere quella vergogna per conto terzi: fu proprio l’amministrazione Ravaioli a revocare il piano particolareggiato che stava a corredo di quella operazione, cercando in questo modo di convincere ‘con la forza’ privato e Stato a mantenere quanto si erano promessi. Niente da fare. In più, con il passare del tempo, il solito balletto che si alimenta dall’immobilismo: Ministri che cambiavano idea, qualcun altro ‘servitore dello Stato’ a cui quella sede non piaceva più e vagheggiava di trasferire la nuova Questura negli spazi ‘vista mare’ dell’ex Albergo Le Conchiglie. Il peggio del peggio del peggio. Il fallimento del privato proprietario dell’area e la scelta ministeriale di trasferire la Cittadella della Sicurezza nella Caserma dismessa della Giulio Cesare completava il disastro
Nel 2021 l’area veniva acquistata da nuovi privati per una cifra oggettivamente considerevole. Non sto a fare la cronistoria delle vicende e anche delle polemiche degli ultimi 30 mesi. Diciamo così: si sono confrontate con forza le legittime aspirazioni dei nuovi proprietari a patrimonializzare l’investimento e quelle dell’amministrazione comunale affinché lo stesso rispondesse a criteri di interesse pubblico sia per la quantità che per la qualità dell’intervento in una delle zone oggi tra le più strategiche della città.
 
Nel raggio di un km sono infatti concentrati tre problemi che, se affrontati assieme (come faremo), dovranno essere tre nuove opportunità per iniettare ancora più qualità nel tessuto urbano di Rimini. Ex Questura, stadio e Cittadella della Sicurezza sono tre interventi diversi che dovranno rispondere a un unico obiettivo: la riqualificazione dell’area, una nuova dotazione di servizi, una vivibilità superiore per residenti e fruitori giornalieri.
Compito di ogni amministratore, non so se più o meno buono, è quello di mettere a un certo punto da parte tutte le altre questioni quando si comincia a intravedere la sintesi necessaria a superare uno stallo che prima di tutto fa male a una intera comunità.
L’accelerazione degli ultimi mesi, che io considero invece l’evoluzione di una dialettica anche aspra, si deve prima di tutto all’obiettivo di fondo: restituire a Rimini e ai riminesi quanto in 20 e passa anni era stato tolto, da uno scandalo di Stato. Demolire quel monumento allo spreco, all’inefficienza, a tutto ciò che di brutto e di inutile può provocare l’inerzia di un Paese era per me, per noi, il fine. Ci stiamo arrivando, muovendoci ovviamente tra le procedure amministrative e di pianificazione territoriale, avendo trovato quella comunicazione, quel filo rosso comune in cui il risultato risponde sostanzialmente alle aspettative di tutti.
Nel presentare questo accordo, non va mai dimenticato da dove si è partiti, 30 anni fa. Era sicuramente una Rimini differente, una Rimini da contestualizzare ma quello che presentiamo oggi è la sintesi di un percorso in cui, come si può registrare, risponde meglio a sensibilità sostenibili che negli ultimi 30 anni sono certamente aumentate.
Minore è il carico urbanistico residenziale, migliore l’integrazione di una nuova media struttura commerciale in quel particolare contesto urbano, più razionale l’ubicazione della nuova edilizia popolare (inizialmente pensato dietro la curva est) e soprattutto più conveniente il quantum che viene alla collettività e che verrà utilizzato per la creazione di aree verdi, sosta e tutte quelle dotazioni necessarie a rispondere alle aspettative di chi lì vi abita.
Se c’è una lezione che scaturisce da questa storia è che spesso fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce e che il confronto, anche se duro, può condurre a una sintesi se è chiaro l’obiettivo finale. Da parte mia, dell’Amministrazione comunale ho sempre cercato il risultato migliore per Rimini, magari in silenzio e senza proclami, e stante le condizioni, credo che con il patto che affrontiamo oggi siamo andati molti vicini alla meta. Ribadisco, al termine di una vicenda che si conclude con un lieto fine, che da parte mia difenderò sempre la comunità da tutti gli attacchi di chi, si chiami Stato o si chiami altro, usa inefficienza e degrado contro la comunità per ottenere qualcosa.
Ora voglio ringraziare l’assessora Roberta Frisoni, i tecnici comunali e i rappresentanti di ASI, a partire dal dottor Da Dalto e il dottor Aicardi, che hanno saputo discutere, organizzare, confrontarsi per arrivare al risultato.
Domani comincia una nuova stagione e comincerà abbattendo il mostro di via Roma.
Noi, come Comune, dovremo essere in grado e capaci di pianificare lì, in quel prezzo di Rimini, un futuro fatto di servizi, integrazione con il contesto, sostenibilità. Non sarà facile ma lo faremo.