Il superpotere che manca alle Winx è infischiarsene di quel che pensano gli altri
1 Settembre 2024 / Lia Celi
Ieri sera avrei voluto fare un giro al Winx Party, il ventennale delle fatine più famose dei cartoons che si è celebrato in piazza Malatesta. Malgrado la mia prole sia stata piuttosto indifferente alla Winx-mania che impazzava durante la loro infanzia, e all’epoca tutta la saga di Alfea ideata da Iginio Straffi mi desse piuttosto sui nervi (a casa mia si preferivano le Witch della Disney, nate qualche anno prima), oggi mi ritrovo a rimpiangere Bloom, Flora, Tecna e compagnia.
Non mi dànno più tanto fastidio i loro outfit succinti e la loro fisionomia impossibilmente affusolata e longilinea, un modello fisico irraggiungibile che poteva gettare nell’animo delle piccole fan i semi dell’insoddisfazione per il proprio corpo. Oggi le ragazzine vorrebbero assomigliare a influencer ritoccate dal chirurgo e corrette dai filtri fino a risultare anche più irreali di un cartone animato. Almeno le Winx vivevano avventure fantastiche in un mondo alternativo, e non si limitavano a ballicchiare e a esibire il loro shopping nei video su TikTok. E comunque anche le Barbie, le adorate compagne della mia infanzia, avevano corpi da pin-up in miniatura, cosce lunghe e seni prosperosi non certo fatti per educare le fanciulle alla modestia, per non parlare dello sterminato guardaroba con abiti e accessori per ogni occasione. (Barbie è stata recentemente riabilitata grazie al film di Greta Gerwig, e oggi, a sorpresa, è quasi un’icona femminista. Mia madre non dovrebbe sentirsi più in colpa per avermi regalato a malincuore la Barbie Malibu, cinquant’anni fa. Non è stata lei a rovinarmi, anzi.)
Gli adulti tendono sempre a sottovalutare l’inventiva e la fantasia dei bambini, e soprattutto delle bambine. Pensano o temono che i loro giochi si limiteranno a ripetere pedissequamente gli scenari più ovvi suggeriti da un personaggio dei cartoni, quelli visti in televisione o indicati sulla confezione della bambola ad esso ispirata. In realtà le bambine vanno molto oltre, e creano per le loro bambole preferite (i loro alter ego) trame incredibili, sviluppi sorprendenti e crossover acrobatici fra diverse ispirazioni: nelle storie che mettono in scena nelle loro camerette le bamboline delle Winx interagiscono fra loro, ma anche con le Barbie, con i peluche e il Cicciobello. E quando giocano «alle Winx» interpretando la loro fatina preferita immaginano e sceneggiano variazioni sul tema degne delle fanfiction di Wattpad.
Temo che i miei ricordi risalgano a un’epoca lontana, finita circa dieci anni fa, in cui telefoni e tablet non invadevano prepotentemente la vita dei bambini già alle elementari, marginalizzando i giochi non virtuali. Non sono più aggiornata in materia di cartoni animati e di relativi giocattoli, e non so se le Winx hanno avuto delle eredi, una nuova squadra di magiche eroine dei cartoon, capaci di conquistare la fantasia delle bambine. Forse nell’era post MeToo dovrebbero essere un po’ meno scosciate e canonicamente snelle, e l’inclusività dovrebbe andare più in là della vagamente asiatica Musa e della «abbronzata» Aisha.
Soprattutto, le Winx di oggi dovrebbero avere un altro superpotere, quello più prezioso per le ragazzine che si affacciano a un mondo sempre più triste e complicato: non la capacità di volare, di cambiare forma o di dominare gli elementi, ma di infischiarsene di quel che pensano gli altri, di non cercare l’approvazione a tutti i costi per il proprio aspetto o le proprie scelte. Questa sì che sarebbe magia.
Lia Celi