Home___primopianoIl tuo bacio è come un rock che ti morde col suo swing? Se non ci fosse il gap

Bastano pochi anni di differenza per estasiarsi oppure annoiarsi con la Chitarrina jazz di Arbore, eppure per fortuna ci si può contaminare anche fra generazioni lontane


Il tuo bacio è come un rock che ti morde col suo swing? Se non ci fosse il gap


28 Aprile 2024 / Giuliano Bonizzato

La scorsa settimana Renzo Arbore nella (per me!) imperdibile trasmissione “Appresso alla musica” (ogni giovedì su Rai 2 alle 23,10) ha riproposto la canzoncina che nel 1986 al Festival di Sanremo gli fruttò, clamorosamente, il secondo posto. E confesso che ho riascoltato la storia del Clarinetto il quale non riuscendo a provar soddisfazione in solitudine cerca la Chitarrina disponibile di turno, con la stessa grande goduria di allora. Ritengo infatti che con quel pezzo, da lui scritto, musicato, cantato, suonato e recitato, Arbore abbia espresso ai massimi livelli non solo il suo talento di musicista swing ma anche l’indistruttibile spirito goliardico (trionfante in “Quelli della notte”!) che lo ha costantemente accompagnato nel suo lungo percorso artistico.

Bene. Non ho saputo resistere al desiderio di fare ascoltare la registrazione de ‘Il clarinetto’ a un mio nipote da poco maggiorenne per condividere con lui il mio entusiasmo. Beh, me lo dovevo aspettare. Gap generazionale? Per quanto riguarda la musica bastano addirittura pochi anni di differenza! Prendiamo due fratelli: Giorgio classe 1940 e Mauro 1948. Li vediamo, nel settembre ’63, entrare assieme nel negozio di dischi più fornito di Rimini, la Dimar. Giorgio cerca Sing Sing di Benny Goodman nell’edizione originale registrata con la New Orleans Gang nel ‘36, Mauro, fulminato da Please Please Me, proveniente dallo juke-box del Bar Dovesi, vuole assolutamente portarsi a casa il primo 45 giri dei Beatles a costo di chiedere un prestito al fratello maggiore. Due gusti musicali opposti. Già. Perché Giorgio, a differenza di Mauro, ha convissuto, sin da bambino, col sincopato U.S.A. (contrabbandato astutamente contro la censura del Regime dal Gorni Kramer di “E Pippo Pippo non lo sa”, “Crapa pelada”, “Ho un sassolino nella scarpa ecc.”) per poi, a diciotto anni, prendersi una cotta per Fred Buscaglione (ah, quelle estati all’Embassy!). E infine, all’Università (dopo aver ritrovato il Gorni Kramer autore e direttore d’orchestra nelle riviste musicali all’americana di Garinei e Giovannini e scoperto il Lelio Luttazzi di Hit Parade) si è buttato sul dixieland e swing in edizione originale. E sarà forse perche ha patito a quattro anni l’urlo delle sirene, che ora ama tanto il suono limpido della tromba, l’approccio confidenziale del trombone, il trillo gioioso del clarinetto e su tutti, il timbro caldo e avvolgente del sax che ora suona in una modesta band di dilettanti Amici del Jazz.

Mauro, figlio della pace e del boom economico, viene nel contempo conquistato dalla “English Invasion”, affascinato dalle nuove note sparate a pieno volume dalle chitarre elettriche, travolto dal ritmo frenetico delle esecuzioni, dal look rivoluzionario degli interpreti… e dalla convinzione di poter cambiare il mondo a partire dal suo liceo.

P.S. Per completezza. Esiste anche un ‘contagio’ tra generazioni che sovverte tutti gli schemi legati al famoso ‘gap’. Ne è un esempio la M.I.O, l’orchestra giovanile diretta dal grande Michele Chiaretti impostasi in tutti i principali concorsi europei con le sue esecuzioni di jazz tradizionale.
E la musica classica? I jazzisti non hanno dubbi. Voto unanime per Mozart. Non si contano gli arrangiamenti swing dei suoi brani eternamente giovani. Ne volete un esempio? Digitate su Google “Mozart. Symphony 40 di Paul Vincent” E poi insultatemi… o ringraziatemi.
Dipende…dal gap.

Giuliano Bonizzato

(in apertura: foto di Augusto De Luca)