Home___primopianoIn Appennino quest’anno deficit di neve al -78%

Il febbraio più caldo dal 1880, secondo alcune proiezioni nel 2100 estate di 6 mesi e inverno di 30 giorni: con quali conseguenze?


In Appennino quest’anno deficit di neve al -78%


16 Marzo 2024 / Roberto Nanni

L’inverno 2022-2023 è stato molto mite in Europa. Secondo i dati di Copernicus, è stato il secondo inverno più caldo registrato in Europa, superato solo dall’inverno 2019-2020. In Italia, l’inverno 2022-2023 è stato addirittura il più caldo mai registrato, con una temperatura media superiore di 2,2°C rispetto alla media.

Il livello medio dello zero termico invernale in Italia ha mostrato un aumento significativo dal 1941, basato sul clima trentennale 1981-2010. Dai dati ERA-5, che forniscono stime orarie di molte variabili climatiche, si può notare un aumento di quasi 400 metri dal 1941. Questo indica un innalzamento significativo del livello dello zero termico, che potrebbe avere implicazioni importanti per l’ambiente e il clima.

Risorsa Nivale e Indice di Salute della Vegetazione (VHI)

Le intense precipitazioni recenti hanno portato a un notevole aumento del profilo nivometrico sulle Alpi. Attualmente, si registrano accumuli di neve superiori alla norma, in particolare nei settori occidentali. La quota media della neve è più alta della norma di alcune centinaia di metri. Tuttavia, la situazione sugli Appennini rimane molto critica.

A livello nazionale, il deficit di risorsa idrica nivale, o più precisamente, l’acqua contenuta nella neve (conosciuta come Snow Water Equivalent o SWE), è in fase di recupero. Nonostante un notevole aumento delle precipitazioni nella prima decade di marzo, il deficit di acqua contenuta nella neve si è ridotto al -29%, segnando una significativa ripresa. Tuttavia, il deficit persiste. Secondo il CIMA, su scala nazionale, il deficit è attualmente del -29%, rispetto al -64% registrato a metà febbraio. Le condizioni migliori si osservano nella regione alpina, dove il deficit è del -21%. Invece, per l’Appennino, il deficit rimane elevato, attestandosi al -78%.

Il Vegetation Health Index (VHI) è uno strumento molto utile per monitorare la salute della vegetazione e valutare l’impatto di vari fattori, come la siccità e la temperatura, sulle condizioni delle piante. Il VHI medio è una media dei valori VHI decadici durante la stagione di crescita della coltura. Questo indice può fornire informazioni preziose sulla gravità della siccità dall’inizio della stagione di crescita.

La mappa del VHI medio per l’Italia alla fine della prima decade di marzo 2024 mostra che le aree meridionali della Penisola, indicate dai colori caldi, hanno uno stato di salute “precario” dopo un inverno “difficile”. Questo suggerisce che queste aree potrebbero aver sperimentato condizioni di siccità o temperature sfavorevoli che hanno influenzato negativamente la salute della vegetazione.

Record di Temperature Globali

Secondo i dati della NASA GISS Surface Temperature Analysis (GISTEMP), abbiamo registrato il nono mese consecutivo (febbraio 2024) che si piazza al primo posto tra i più caldi, a livello globale e in merito alla temperatura media, dal 1880. Questo trend di temperature record è un chiaro segnale dell’impatto del cambiamento climatico sul nostro pianeta.

L’Impatto di El Niño e le Temperature Record

L’evento El Niño 2023-24, sebbene non sia stato classificato come “super”, ha avuto un impatto significativo sulle temperature globali. Questo evento El Niño, insieme ad altri fattori, ha contribuito a far sì che le temperature globali del 2024 fossero superiori a quelle del 2016, che era stato un anno record per il riscaldamento globale.

È importante sottolineare che mentre eventi come El Niño possono contribuire ad aumentare le anomalie climatiche, la causa principale del cambiamento climatico è di natura antropogenica, ovvero causata dalle attività umane che producono gas serra e influenzano il clima.

Le Stagioni e il Cambiamento Climatico

Secondo uno studio scientifico dal titolo “Changing Lengths of the Four Seasons by Global Warming”, l’estate potrebbe allungarsi fino a sei mesi entro il 2100, mentre l’inverno potrebbe durare solo circa 30 giorni. Questo cambiamento avrebbe un impatto notevole su vari aspetti della vita sulla Terra. A titolo esemplificativo ma non esaustivo.

Salute umana: L’aumento delle temperature e la durata dell’estate potrebbero portare a un aumento delle allergie e delle malattie trasmesse da insetti.

Flussi migratori: Le modifiche al ciclo delle stagioni potrebbero influenzare i modelli di migrazione degli uccelli e di altre specie animali.

Produzione agroalimentare: Gli eventi climatici avversi, sempre più frequenti e imprevedibili, possono ridurre le rese in agricoltura, incidendo negativamente sulla qualità della produzione.

Aumento del livello dei mari: Il riscaldamento globale sta causando lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari, contribuendo all’aumento del livello del mare.

Instabilità atmosferica: Inverni più caldi e corti nel prossimo futuro potrebbero causare maggiore instabilità atmosferica, con conseguenti piogge alluvionali improvvise e rapide inondazioni, ma anche repentine irruzioni di freddo e tempeste invernali.

Conclusione

Le tendenze meteorologiche primaverili stanno cambiando a causa del cambiamento climatico. È quindi fondamentale monitorare queste tendenze e comprendere le loro implicazioni per poter mitigare gli effetti, fornendo in anticipo tutte quelle informazioni al fine di tutelare l’ecosistema e per la salvaguardia delle attività umane.

• Tecnico Meteorologo AMPRO Meteo Professionisti

• Certificato dal World Meteorological Organization DTC-TMT-004-19

• Divulgatore scientifico