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Camera di Commercio: "Servono misure a sostegno della capacità e del potere di acquisto dei lavoratori e delle famiglie"


In Provincia di Rimini non si ferma l’emorragia di negozi: nel 2023 altre 221 imprese in meno


19 Aprile 2024 / Redazione

Dopo l’evento di presentazione del “Rapporto sull’Economia Romagna – Forlì-Cesena e Rimini 2023 e scenari” il quarto focus sintetico è dedicato al settore Commercio, importante settore per l’economia nazionale e dei nostri territori, che da tempo attraversa una fase di forte ricomposizione, in uno scenario generale comunque estremamente complesso e incerto per l’intera economia. Per dati dettagliati si rimanda al documento completo, disponibile alla pagina del sito camerale dedicata al Rapporto sull’economia.

Il Commercio è un importante settore per l’economia nazionale, e per quella dei nostri territori, ancor più nelle aree turistiche, che da sempre anticipa tendenze culturali ed è punto di snodo tra produzione e consumo e tra economia e società. Il settore, come è noto, attraversa da tempo una fase di forte ricomposizione in uno scenario generale comunque estremamente complesso. Anche a livello locale nel 2023 si conferma il trend di ridimensionamento della base imprenditoriale – dichiara Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna –. L’equilibrio da perseguire tra piccola, media e grande distribuzione, il progressivo ridimensionamento della capacità di acquisto delle famiglie, il forte cambiamento nell’approccio globale al consumo, la sfida dell’omnicanalità (a partire dall’e-commerce), la morsa dei costi fissi sono solo alcuni dei problemi del settore: alcuni strutturali, come per esempio la diffusione di forme di autoimpiego, mentre altri sono più contingenti, come i costi dell’energia. È un settore con problemi complessi che deve riuscire a cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, dell’innovazione e di uno sviluppo strutturato delle competenze a partire dal fatto che sta affrontando cambiamenti epocali con un quadro normativo di riferimento antiquato e che necessita di essere aggiornato e adeguato alla società attuale valorizzando tutti gli aspetti del commercio, fisico, tradizionale e online e il ruolo che questo settore riveste nello sviluppo delle economie urbane, nella vitalità dei centri storici e nel presidio anche sociale in aree montane e collinari. Servono quindi misure innovative per ridisegnare il ruolo del commercio e dell’imprenditore commerciale. Inoltre, servono misure a sostegno della capacità e del potere di acquisto dei lavoratori e delle famiglie. Ma bisogna operare con più incisività anche sul versante della rigenerazione urbana, dei tempi e delle funzioni all’interno delle città, dei centri come delle periferie delle aree urbane, per contrastare abbandono e degrado. Per sostenere questo comparto nelle sfide epocali che deve affrontare serve poi, a livello nazionale, un vero e proprio piano articolato sulle molteplici dimensioni di criticità che presenta ma anche su quelle di opportunità che pure esistono. serve infatti una “scossa” con azioni mirate e in grado di offrire una prospettiva strutturale agli interventi che possono avere un impatto strategico sul settore a partire dal sostegno agli investimenti delle imprese necessari per misurarsi con la transizione digitale ed ecologica e per coglierne i vantaggi. La Camera di commercio della Romagna è impegnata a elaborare un’analisi completa per poi tradurla in nuove proposte, di concerto con gli altri enti e istituzioni”.

Il settore Commercio in provincia di Rimini

In provincia di Rimini, al 31 dicembre 2023, operano 8.366 imprese attive del settore “Commercio” che rappresentano il 24,3% del totale (21,3% in regione e 25,2% in Italia). La loro numerosità risulta in diminuzione (-2,8%) in maniera leggermente meno accentuata di quella rilevata a livello regionale (-3,0%) ma peggiore di quella nazionale (-2,1%).

Nel corso del 2023 in provincia sono state registrate 331 iscrizioni a fronte di 552 cessazioni (non d’ufficio), per un saldo negativo di 221 unità. Rispetto al 2022 sono diminuite sia le iscrizioni (-16,4%) sia le cessazioni (-6,0%).

Per ciò che riguarda la natura giuridica, il 63,6% sono imprese individuali, il 19,1% società di capitale e il 17,0% società di persone; rispetto al 2022 si rileva un incremento delle società di capitale (+3,0%) mentre risultano in flessione sia le imprese individuali (-4,1%) sia le società di persone (-4,0%). Il commercio al dettaglio in particolare è caratterizzato da una prevalenza di imprese individuali (68,5%) e da un’incidenza del 12,5% di società di capitale, il commercio all’ingrosso invece è costituito al 60,5% di imprese individuali e dal 27,6% di società di capitale (alle quali corrisponde ben il 71,9% degli addetti di tale settore).

Le imprese operanti nel commercio al dettaglio rappresentano la maggioranza del settore (55,5%) e rispetto all’anno precedente sono diminuite del 3,8% (-4,1% in regione e -2,6% in Italia). In particolare, con riferimento alle principali tipologie di negozi specializzati (incidenza del 63,2% sul commercio al dettaglio e variazione del -3,4%), rispetto al 2022 si assiste, in ordine di importanza, ad una diminuzione della maggior parte di queste: -1,9% i negozi di abbigliamento, -1,5% le tabaccherie, -4,3% le ferramenta, -5,7% i negozi di calzature, -5,2% le edicole, -1,6% le farmacie, -2,5% i negozi di mobili, -5,7% le profumerie/erboristerie, -5,9% i negozi di frutta e verdura, -6,3% i fiorai/negozi per animali, -9,0% quelli di articoli sportivi, -6,1% i distributori, -5,1% le macellerie, -4,4% le pescherie e -16,0% i negozi di bevande. Aumentano, invece, i negozi di prodotti per la telefonia (+10,8%), le librerie (+11,1%) e le sanitarie (+15,8%).

Tra i negozi non specializzati, risultano in calo del 2,4% quelli con prevalenza di prodotti alimentari (supermercati), che rappresentano il 7,1% del commercio al dettaglio, e del -2,9% quelli non alimentari (grandi magazzini ed empori), che però hanno un’incidenza minore (2,8%).

Le imprese attive del commercio al dettaglio ambulante (incidenza del 18,3 sul commercio al dettaglio) sono diminuite del 9,0% (-11,7% a livello regionale e -4,5% in Italia).

Infine, in provincia aumentano dell’8,4% (in regione del +9,7% e in Italia del +9,0%) le imprese che svolgono e-commerce (sono il 7,5% del commercio al dettaglio).

Le imprese attive nel commercio all’ingrosso (34,4% del totale Commercio) registrano una diminuzione del 2,1%, compresa tra le variazioni negative registrate in Emilia-Romagna (-2,5%) e in Italia (-2,0%).

Infine, le imprese del commercio e riparazione di veicoli, che costituiscono il 10,2% del totale del settore in provincia, rilevano un leggerissimo aumento (+0,4%), rispetto alla sostanziale stabilità a livello regionale (-0,2%) e nazionale (-0,1%).

Gli addetti del Commercio nel suo complesso rappresentano il 17,7% del totale degli addetti; le imprese provinciali, poi, concentrano il 9,4% degli addetti regionali del settore. Le imprese attive del commercio al dettaglio occupano il 48,0% degli addetti totali del Commercio, quelle del commercio all’ingrosso ne occupano il 42,0% e le imprese attive nel commercio e riparazione di veicoli ne occupano il 10,0%.

L’analisi congiunturale, elaborata da Unioncamere Emilia-Romagna, premesso uno scenario strutturalmente difficile e molto complesso che purtroppo prosegue da anni, rileva nel 2023 un lievissimo aumento medio delle vendite del commercio al dettaglio (+0,6%) determinato da variazioni trimestrali tendenziali positive nei primi tre trimestri (soprattutto nel primo e nel terzo) e da una diminuzione nel quarto. Tali variazioni, tuttavia, sono da valutare con attenzione in quanto anche il 2023 è stato caratterizzato da una spinta inflazionistica che ha gonfiato il valore delle vendite dei vari prodotti in maniera non omogenea.

In termini di variazione media annua 2023, si riscontra una stabilità per le vendite del commercio al dettaglio di prodotti alimentari e, sostanzialmente, anche per il non alimentare (+0,1%); si rileva, invece, un aumento (+4,2%) per le vendite negli iper, supermercati e grandi magazzini.

Secondo la dimensione delle imprese, le vendite della piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti) hanno registrato una crescita media annua dello 0,2%, quelle della media distribuzione (da 6 a 19 addetti) un aumento dell’1,6% e, infine, quelle della grande distribuzione (imprese con almeno 20 addetti) una crescita dello 0,6%.