Home___primopianoIn Romagna e Marche da un molo all’altro

Il libro di Roberto Petrucci: "Bussando ai porti - Foto di Gianni Grilli" edito da RivieraBanca


In Romagna e Marche da un molo all’altro


6 Novembre 2023 / Paolo Zaghini

Roberto Petrucci: Bussando ai porti – Foto di Gianni Grilli”
RivieraBanca

La notizia vera, al di là dei contenuti del libro su cui tornerò, è che una banca del territorio continui a finanziare l’uscita di libri. RivieraBanca lo sta facendo con regolarità, da tempo, ormai unica nel territorio riminese, per volontà del suo Presidente Fausto Caldari, avvalendosi della consulenza preziosa, consolidata, di Maria Lucia De Nicolò, già docente presso l’Università di Bologna e direttrice del Museo della Marineria Washington Patrignani di Pesaro.

Caldari ribadisce ancora una volta nella sua presentazione che “per una banca come la nostra, il profitto è senz’altro necessario per raggiungere l’obiettivo di crescita, ma va coniugato con la responsabilità sociale, etica e con l’interesse comune”. Ed è per questo che la Banca “sostiene iniziative atte a promuovere la nostra comunità, in diversi settori: sanitario, sociale, culturale”.

Chiaramente le competenze della De Nicolò verso tutto ciò che riguarda il mare, le storie delle marinerie, i commerci, gli usi e i costumi delle popolazioni delle coste adriatiche fanno sì che spesso le pubblicazioni finanziate da RivieraBanca riguardino questi temi.

E così è anche per questa ultima pubblicazione di Roberto Petrucci, funzionario pubblico in pensione, esperto velista, che qui raccoglie i suoi articoli usciti sul periodico della Lega Navale Italiana (LNI). La Lega Navale, fondata nel 1897, è un Ente pubblico non economico, avente lo scopo di diffondere nella popolazione, quella giovanile in particolare, lo spirito marinaro, la conoscenza dei problemi marittimi, l’amore per il mare e lo sport, l’impegno per la tutela dell’ambiente marino e delle acque interne. Il mare al centro in tutti i suoi aspetti.

Gli articoli di Petrucci, riprodotti nel libro, raccontano la storia dei porti marchigiani e romagnoli visitati da un equipaggio a bordo di un Comet 860 del 1985 composto da Petrucci, Gianni Grilli (il fotografo delle immagine edite nel libro), e da Daniele Buffetti. 230 anni in tre. Le visite hanno riguardato i porti marchigiani di Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto; quelli romagnoli di Cattolica-Gabicce Mare, Cesenatico, Cervia, Ravenna e Rimini.

Annota nel suo intervento la De Nicolò: “E’ da quanto si vede oggi che si può giudicare e capire il passato e viceversa, riuscendo ad interpretare e interagire con il complesso gioco degli scambi che ha caratterizzato anche la storia degli insediamenti cresciuti agli approdi visitati ora da Petrucci nel suo percorso di cabotaggio adriatico dai lidi bagnati dal Savio a quelli in cui si riversa il Tronto”. Ovvero la storia che si intreccia con il presente di queste realtà.

Del resto, scrive Davide Gnola, direttore del Museo della Marineria di Cesenatico, “anche nella costa, la Romagna si dimostra policentrica e variata come lo è il suo entroterra. Sono tutti porti canale, certamente, come ha dettato la geografia, e tuttavia sono uno diverso dall’altro per storia, vocazione, sviluppo, comunità, relazione con la città”.

Petrucci, citando il francese Fernand Braudel, probabilmente il massimo storico che si sia occupato del Mediterraneo, sostiene che “la navigazione su questo mare era fatta soprattutto da piccole barche su piccole tratte. Questo era ancora più vero sulla costa italiana dell’Adriatico dove i porti con i fondali abbastanza profondi da poter ospitare grandi navi erano due: Ancona e Brindisi”.

Non me ne vogliano gli amici marchigiani se mi soffermerò solo con alcune brevi annotazioni tratte da Petrucci sui porti romagnoli. Su Cattolica: “Qui il centro è il porto. Dal porto si accede a tutto quanto c’è di interessante da vedere e da fare (…). Siete arrivati e non vi muoverete più”.

Su Cesenatico: “Il porto attraversa tutta la città vecchia (…). Sulle banchine del porto la città storica allinea tutti i principali edifici civili e religiosi (…). Il porto taglia in due il centro storico ma grazie ad un paio di ponti ed a due traghetti il collegamento tra le due sponde è tale che le relazioni tra le banchine sono le stese che si realizzano tra i lati di una piazza (…). Le case ci parlano di un ricco e colto passato di una città protagonista della storia nazionale”.

Su Cervia: “Spiagge, alberghi e qualche pineta. La costa tra Cesenatico e Cervia corre via ‘liscia’. I grattacieli a nord della città fanno da punti di riferimento. Il porto si annuncia con l’edificio del Grand Hotel. L’edificio è meno imponente di quello di Rimini. Per riconoscerlo è sufficiente ricordare che era definito ‘la bomboniera’ (…). Le saline di Cervia offrono il sale alla Romagna sin dai tempi degli Etruschi. Sale e pesce hanno sempre viaggiato insieme (…). La stessa Venezia cominciò la sua fortuna commerciando sale e mantenne Cervia sotto il suo controllo contendendola al governo del Papa”.

Su Ravenna: “L’ingresso a Ravenna comincia tra due lunghissimi moli foranei, i più lunghi d’Europa. Se continuaste la navigazione, trovereste sulla destra le navi da crociera che scaricano turisti in visita alla città e sulla sinistra la fila dei rimorchiatori di supporto alle piattaforme metanifere che punteggiano quel tratto di Adriatico (…). Il porto di Ravenna è ‘verticale’ ed entra per tre miglia dentro la costa”, ma “le esigenze del traffico su nave e su gomma rendono praticamente impossibile l’accesso dei diportisti attraverso il canale Candiano”.

Ed infine, a chiusura del volume, Rimini su cui Petrucci fa queste considerazioni: “Per continuare ad essere una delle capitali mondiale del turismo Rimini è condannata a cambiare continuamente, sia per offrire agli ospiti nuove suggestioni sia per sfruttare quanto di meglio è offerto dalla tecnologia per la tutela dell’ambiente”. “Il porto ospita in ben ordinati ormeggi diportisti, velisti, pescherecci e qualche bella barca storica. Le attività nelle case prospicienti la ‘palata’ sono quelle di una normale via cittadina”. Conclude il pezzo su Rimini citando Sigismondo Pandolfo Malatesta: “Costruì un tempio per affermare le nuove idee, lo dedicò alla bellezza femminile, senza paura di inimicarsi il papa e finire scomunicato. Non è dunque un caso che questa sia la città coraggiosa e accogliente che si rinnova continuamente. Oltre la sabbia ci sono vecchie pietre e tanta storia”.

Petrucci ci ha regalato con questa serie di articoli, come ricorda la De Nicolò, “sbarco dopo sbarco un album di cartoline animate, cariche di storie, visioni ed esperienze raccolte con gli occhi del marinaio che scende ‘dri marena’, nella zona di battigia a confine con la terra, appunto ‘dietro al mare’”.

Paolo Zaghini