Quello che oggi noi chiamiamo ‘canile’ ha avuto un’evoluzione negli anni dovuta principalmente allo sviluppo della società e della corrispettiva consapevolezza sul benessere animale.
Prima come semplice luogo di detenzione dei randagi per la prevenzione della rabbia e di altre malattie, poi come detenzione con finalità adottive, oggi il canile è un punto di riferimento sociale e vi lavorano professionisti aiutati dai volontari.
Eppure, tutto questo è cominciato da una certa Kate Ward, diventata poi Camberley Kate, una signora inglese nata nel 1895 a Middlesbrough, trasferitasi poi a Camberley nel Surrey, dove iniziò la sua attività di recupero e accudimento randagi.
Non si sa il motivo per cui cambiò città, forse, dovette seguire il padre, in quanto ufficiale della Royal Military la cui accademia aveva sede proprio a Camberley.
Questa signora se ne andò in giro a raccogliere cani abbandonati, ignorati che vagavano per le strade, affamati, senza una casa, e senza una famiglia, e spesso malati.
Si narra che si prese cura di oltre 600 cani, i più malandati li trasportava in un carrettino che le era stato donato. Lei non faceva distinzione, tutti i cani per lei erano speciali, salvando, persino, qualcuno dalla soppressione.
Viveva con loro in un cottage, li manteneva grazie alle offerte della gente, tra cui persone molto ricche che le donarono grandi somme, ma anche facendosi fotografare a pagamento o vendendo lei stessa delle foto.
La donna ebbe l’ammirazione di molte persone, tra cui la polizia che non l’ha intralciò mai.
La sua storia di coraggio e cuore d’oro arrivò negli Stati Uniti e in Canada e la NBC realizzò anche un documentario che racconta di lei e dei suoi cani.
In seguito, fu istituito un fondo fiduciario per mantenere i suoi cani anche dopo la sua morte avvenuta nel 1978.
Su Youtube, se siete esperti di lingua inglese, ci sono alcuni brevi video su di lei a colori. La si vede mentre raggruppa i suoi cani e con loro va a fare la spesa, gira per la città sotto l’occhio ammirato di tutti. Ha al collo un fischietto, si presume che lo usasse per chiamare i cani a sé. La si vede giocare con loro nel parco del suo cottage.
Ci sono anche dei libri che parlano di lei, ovviamente tutti in inglese, uno di questi è: Growl di Kim Stallwood.
Una storia che ha commosso chiunque si sia imbattuta in essa, una storia dal grande valore morale. Una storia di amore per gli animali e per la vita.
Sarebbe bello se qualcuno realizzasse un docu -film su questa Kate, avrebbe certamente un grande impatto sul pubblico, meglio di tanti film buonisti che vediamo al cinema o in tv.
Giovanna Foschi
Autrice – Giornalista – Educatrice Cinofila