Sarà meglio la candela al gusto di Gwyneth o il gelato con quello dell’Adriatico?
19 Gennaio 2020 / Lia Celi
Nel cast del Sigep di quest’anno Gwyneth Paltrow non c’è. Pertanto gli estimatori del gelato dai gusti inusitati non potranno sperare di ritrovarsi in cono o coppetta l’equivalente commestibile della famosa candela che la scorsa settimana ha fatto chiacchierare tutto il mondo, ovvero “This Smells Like My Vagina”.
Strano che la poliedrica diva americana non abbia pensato a convertire in gelato l’afrore personale brevettato che, sotto forma di candela, ha avuto un successo strepitoso, con migliaia e migliaia di pezzi venduti malgrado il prezzo non abbordabilissimo: 75 dollari.
O forse Gwyneth sapeva che il palco del Sigep sarebbe stato già abbastanza affollato di gusti bizzarri, e il suo gelato al gusto vagina vip avrebbe rischiato di venire eclissato dalle proposte ancora più eccentriche del gelatiere cesenate Roberto Leoni. Che non sarà stato fidanzato con Brad Pitt o con Chris Martin dei Coldplay, come Gwyneth, ma condivide con lei la fantasia sinestetica imprevedibile.
La stampa ci ha infatti informato che Leoni domani pomeriggio proporrà un gelato al gusto di mare Adriatico. Altro non si sa. E questo autorizza una selva di dubbi giustificati. Tutti noi abbiamo sognato di tuffarci in un mare di gelato, non in un gelato di mare. Specialmente non di mare Adriatico. Perché fra i suoi pregi, pochi o tanti che siano, non c’è un sapore particolarmente palatabile. Quando ci capita di bere facendo il bagno, riemergiamo sputazzando e tossicchiando e non abbiamo certo l’espressione beata di chi è caduto in una botte di Prosecco. Il rituale gelato dopo il bagno serve appunto a togliersi dalla bocca quel saporaccio salmastro, nessuno avrebbe voglia di ritrovarselo nel cono o nella coppetta.
Quanto all’odore dell’Adriatico, be’, c’è sicuramente di meglio, a cominciare dalle parti intime di Gwyneth Paltrow, che, a giudicare dalla composizione aromatica della candela ad esse dedicata, sanno di “rosa damascena, geranio, ambra e cedro”, mentre quella dell’Adriatico e quasi tutti i mari a riva è definibile suppergiù come “acqua, salsedine, alghe, residui organici di organismi marini, creme solari e pipì di turisti, gasolio di natanti e in più, dopo le piogge, scarichi urbani assortiti”. E che colore avrà un gelato all’Adriatico? L’acqua di per sé è trasparente, ma il mare da vicino è di un vago color khaki, e da lontano è grigio-blu. Tutti colori poco attraenti se applicati a qualcosa che si mangia.
Pazienza, mancano solo ventiquattro ore alla soluzione del mistero, e la valentia del maestro Leoni autorizza a pensare che il gusto Adriatico assomiglierà all’Adriatico come il gusto stracciatella assomiglia alla stracciatella, cioè una minestra in brodo a base di uova, parmigiano e pangrattato: nome e sapore non avranno nulla a che fare l’uno con l’altro. Ma chissà, se uno lo sorbisce al lume di un cero “This Smells Like My Vagina” può illudersi per qualche minuto di sollazzarsi sul bagnasciuga insieme alla protagonista di Sliding Doors. E’ il caso di dire che il gioco vale la candela.
Lia Celi