Petitti: “Salario minimo non più rinviabile, iniziamo dagli appalti della Regione”
4 Novembre 2024 / Stefano Cicchetti
Emma Petitti, riminese classe 1970, è l’attuale presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ed è candidata come capolista per il Partito Democratico in vista delle elezioni regionali del 17 e 18 novembre. Il suo impegno in politica arriva da lontano, partendo dalla sua città di Rimini, dove è stata consigliera comunale nonché segretaria comunale e provinciale del Pd per arrivare all’esperienza come parlamentare e poi a quella da assessora al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità in Regione dal 2015 al 2020.
Petitti, se dovesse dire in poche parole perché si candida, cosa risponderebbe?
«Mi candido alle prossime elezioni regionali per un’Emilia-Romagna ancora più concreta e coraggiosa che rivolga un’attenzione prioritaria e strategica al tema della sanità regionale, pubblica e territoriale e abbia l’obiettivo di un progetto condiviso di rilancio e sviluppo economico volto a generare nuovo lavoro di qualità, contrastare le diseguaglianze, raggiungere la piena parità di genere e dare un futuro alle nostre giovani generazioni, accompagnando la nostra regione nella transizione ecologica e digitale».
Nel suo percorso ha sempre dimostrato grande attenzione per le pari opportunità. Qual è l’impegno della politica nei confronti delle donne?
«Come Coordinatrice delle Pari opportunità e di genere della Conferenza delle assemblee legislative mi sento in dovere di ricordare come il sessismo ordinario possa inserirsi come ultima frontiera della discriminazione delle donne. L’impegno deve essere promosso a livello educativo così come a livello mediatico, per evitare di comunicare, anche involontariamente, stereotipi sessisti. In Emilia-Romagna la parità di genere è diventata anche elemento di valutazione delle scelte pubbliche. Dopo un lungo percorso partecipativo di confronto è stato approvato infatti il regolamento che introduce la valutazione dell’impatto di genere sui progetti di legge regionali, da portare a termine prima della loro approvazione (ex ante). Si è completato così il quadro degli strumenti adottati dalla Regione Emilia-Romagna per promuovere la parità di genere, insieme al bilancio di genere, al Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, all’Area di integrazione del punto di vista di genere e valutazione del suo impatto sulle politiche regionali.
Quali sono nel concreto i risultati ottenuti?
«Nel lavoro di cura familiare, che rappresenta uno di quei fattori che più influenza le scelte delle donne rispetto alla loro realizzazione personale e professionale, la Regione ha agito su più leve, aumentato ad esempio l’indice di copertura dei nidi che è passato dal 35% al 45% e raggiunto risultati importanti con progetti pilota per la conciliazione tempi di vita e di lavoro, la parità retributiva, il contrasto agli stereotipi di genere. La Regione Emilia-Romagna è tra quelle italiane, ad esempio, dove è più alto il numero di rappresentanza politica femminile».
«C’è poi il grande tema della violenza di genere, che è correlato agli altri. Nel territorio riminese – ricorda Petitti – questo si è trasformato in un potenziale di crescita lungo tre assi – servizi, reti territoriali, eventi culturali – che hanno aumentato non solo il contrasto alla violenza, ma anche lo sviluppo di una cultura di genere attraverso iniziative nelle città e nelle scuole. Quello dell’incremento dei posti letto è forse il dato più evidente, anche perché spesso l’ospitalità reale è andata anche oltre i 37 posti letto, arrivando anche a 45 in particolari situazioni di emergenza. Una parte importante quella dei servizi, ma più in generale è sul rispetto dei diritti che si sono concentrati i progetti e gli investimenti della Regione Emilia-Romagna. Più in generale, sono oltre 1.500 le donne accolte oggi nei centri antiviolenza, attivi grazie ai finanziamenti regionali. Lavoriamo per aumentare i posti letto, le tutele e i servizi. È il frutto di precise scelte sul nostro bilancio, la Regione Emilia-Romagna ha investito più di un miliardo di euro, con un +24,5% solo nell’ultimo triennio, che a livello nazionale vogliono mettere invece in crisi. Noi dobbiamo resistere e, nei prossimi anni, continuare ad alzare gli investimenti».
Rispetto alle nuove generazioni cosa pensa sia necessario fare per il loro futuro?
«La scuola è il primo e fondamentale strumento per dare vita a una società autenticamente democratica che consenta ad ogni cittadina e cittadino di istruirsi, formarsi, scoprire e valorizzare le proprie inclinazioni, per poi diventare un valore aggiunto nella società. Partirei quindi da qui. Avere lo sguardo rivolto al futuro, oltre che al presente, richiede un impegno concreto di investimenti nel sistema scolastico. Per garantire il diritto allo studio propongo di aumentare almeno del 20% in cinque anni l’importo in Borse di studio universitarie al 100%, implementando proporzionalmente le beneficiarie e i beneficiari, e portare il 40% di posti letto convenzionati in più per studenti fuori sede. I nostri giovani sono i più sensibili alle tematiche della nostra contemporaneità, come il problema del cambiamento climatico ed è una voce che dobbiamo ascoltare con sempre maggiore attenzione».
Parlando di transizione ecologica, appunto, che visione ha per la Regione Emilia-Romagna e il territorio?
«Di fronte all’emergenza climatica non possiamo che accelerare sulla protezione del nostro ambiente con l’implementazione delle fonti rinnovabili, puntando a realizzare una Rimini Green Valley per garantire un futuro verde per noi e il nostro ambiente. Le alluvioni ci continuano a ricordare che nessuno è esente dai cambiamenti climatici in corso: per questo accompagnare famiglie e processi produttivi della PMI per garantire competitività nella sfida della transizione ecologica è di primaria importanza. L’investimento della realizzazione di un piano della cura dei nostri territori sarà determinante per garantire una vera conversione ecologica. Le comunità energetiche rappresentano la più grande forma di promozione di energia pulita e prodotta dal basso. La Regione Emilia-Romagna si è impegnata già da tempo nel promuoverle e sostenerle in maniera concreta con 11 milioni di euro e due bandi per la progettazione e la realizzazione di impianti per la produzione di energia verde e pulita. Già 125 sono le comunità sostenute dalla Regione con 5 milioni di euro sul primo bando 2023. Vogliamo arrivare ad aggiungere il 20% in più di fondi per la promozione e il sostegno delle Comunità energetiche rinnovabili, anche per contrastare lo spopolamento delle aree interne. Occorre un piano regionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici che preveda riduzione del consumo di suolo; riforestazione e tutela degli spazi verdi; big data e AI per il coinvolgimento degli Enti locali nella programmazione a partire dal supercomputer ‘Leonardo’; istituzione di un Osservatorio per la Transizione energetica giusta, per non lasciare indietro nessuno. L’obiettivo primario che si è posta la Regione è accelerare la transizione per arrivare al 100% di energie pulite e rinnovabili entro il 2035 e neutralità carbonica prima del 2050: la Regione Emilia-Romagna deve essere capofila degli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del Green new deal della Commissione europea».
In Assemblea legislativa si è occupata spesso anche del tema dell’intelligenza artificiale. Cosa ne pensa?
«L’intelligenza artificiale non è solo una questione tecnologica. È un fenomeno che richiede una riflessione profonda anche di carattere etico e sul tipo di società che si vuole costruire. Le opportunità e le sfide che l’intelligenza artificiale pone toccano, infatti, tutte e tutti, le modalità di erogazione dei servizi, il modo di essere e fare impresa, l’essenza e il ruolo dell’Amministrazione e delle Istituzioni ad ogni livello. Le potenzialità dell’intelligenza artificiale sono molteplici, ma è altrettanto necessario promuoverne uno sviluppo e un utilizzo etico e regolamentato: credo che questa sia la sfida più significativa. Anche noi come regione stiamo cercando di cogliere le opportunità che l’intelligenza artificiale consegna a un organo istituzionale. Abbiamo siglato il protocollo con Cineca e presentato il progetto Savia per la valutazione delle leggi. Vogliamo realizzare azioni rivolte ai giovani e al mondo della scuola, diffondere la cultura delle tecnologie dell’informazione e l’etica nell’utilizzo dei nuovi sistemi di intelligenza artificiale, affinché i giovani vengano educati a una comprensione critica ed etica».
A cambiare è anche il mondo del lavoro, quali le sue proposte?
«L’Emilia-Romagna deve continuare ad essere la Regione del lavoro e dei diritti. Per questo servono scelte forti e prese di posizioni nette come quelle del salario minimo di 9 euro da applicare in tutti gli appalti della Regione Emilia-Romagna. Siano essi per lavori, servizi o forniture, si tratta di un obbiettivo che garantirà anche maggiore dignità e sicurezza a tutti i lavoratori coinvolti, un tema ancora tragicamente attuale nei nostri territori. Non solo, congiuntamente con le Organizzazioni sindacali ci faremo promotori a sostenere in Conferenza Stato-Regioni e in ogni altra sede competente le iniziative legislative per l’approvazione di una normativa nazionale che introduca il salario minimo legale nel nostro Paese. Il lavoro è uno di quei temi su cui l’Emilia-Romagna deve confermarsi esempio e traino per tutto il Paese».
Stefano Cicchetti