Home___primopianoLa Lega dice basta al femminile, la vicesindaca di Rimini: “Multeranno anche i fedeli che pregano Maria avvocata nostra?”

Il senatore Manfredi Potente propone 5 mila euro di multa per chi negli atti pubblici scrive sindaca, rettrice, questora eccetera


La Lega dice basta al femminile, la vicesindaca di Rimini: “Multeranno anche i fedeli che pregano Maria avvocata nostra?”


22 Luglio 2024 / Redazione

Come riferisce Rai News, “Basta all’uso scritto, negli atti pubblici, di parole come ‘sindaca’, ‘questora’, avvocatessa’ e ‘rettrice’. Lo chiede la Lega: l’uso del femminile va abolito per legge. E per chi non si adegua spunta la sanzione, fino a 5mila euro.Obiettivo: preservare la lingua italiana. Il leghista, senatore Manfredi Potente ha presentato il suo disegno di legge (titolo: “Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”)”.

Ironizza la vicesindaca di Rimini Chiara Bellini: “Abbiamo appreso ieri della nuova, necessaria, battaglia, lanciata dal leghista Manfredi Potente, senatore della Repubblica, a “tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”. Una questione dirimente di cui finalmente qualcuno ha deciso di occuparsi proponendo un disegno di legge che prevede sanzioni fino a 5mila euro per chi si ostina, incomprensibilmente, ad usare il femminile negli atti pubblici. Una pena esemplare per un reato grave: in questi tempi così difficili e critici, è necessario, citiamo letteralmente, “scongiurare che la legittima battaglia per la parità di genere, al fine di conseguire visibilità e consenso nella società ricorra a questi eccessi non rispettosi delle istituzioni”.
Per coerenza, mi attendo che questa battaglia di civiltà venga estesa anche in altri campi e confidiamo che la Lega chieda di modificare anche il “Salve Regina” (preghiera in latino composta in epoca medievale) poiché ci si riferisce a Maria come “avvocata nostra” (“advocata nostra“) prevedendo multe salate per i fedeli che cadranno nel peccato della declinazione femminile”.

Prosegue Bellini: “Siamo al grottesco. Se il tentativo del disegno di legge è quello di salvaguardare la rispettabilità delle istituzioni e difenderne la credibilità, credo che il senatore abbia comicamente (o drammaticamente) fallito riducendo tutto ad una barzelletta. Primo, perché le lingue e i linguaggi si sono sempre modificati e arricchiti nel corso della loro storia. In questo caso però non si tratta nemmeno di discutere di un cambiamento o meno, bensì di un uso completo del potenziale dell’italiano. Non applicarlo è semplicemente ignoranza. Secondo, imporre di usare il maschile a prescindere dal fatto che chi ricopra il ruolo sia un uomo o una donna, oltre all’ignoranza dimostra come sia facile cadere in un meccanismo contro il quale le donne combattono da sempre: avere la possibilità di scegliere. Anche di scegliere come essere definite, in questo caso peraltro attraverso l’uso naturale di un linguaggio corretto e appropriato. Una possibilità di scelta che ci vuole essere tolta, ancora una volta, anche questa”.

“Sono curiosa di sapere cosa ne pensa il presidente del Consiglio, che del grido “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana: non me lo toglierete!” ha fatto il suo claim. Cosa direbbe se per disegno di legge del suo vice Salvini il motto diventasse, “sono Giorgio, padre, italiano, cristiano”? Guai a chi dovesse toglierglielo…”, conclude Chiara Bellini.