La morte del topless: quando la permissività uccide più della repressione
4 Agosto 2024 / Giuliano Bonizzato
Per rivendicare il diritto all’abbronzatura totale, le avanguardie femminili non hanno certo aspettato il 68. Processate e condannate per atti contrari alla pubblica decenza o addirittura per il grave reato di atti osceni in luogo pubblico, la Cassazione diede infine ragione alle prime eroiche trasgressive stabilendo, con la storica sentenza del 18 novembre 1978, che il seno scoperto in spiaggia non poteva più costituire illecito. Né penale né amministrativo.
Restava però un dubbio. La pronuncia si riferiva alla metà del Cielo stesa, buona e ferma, sul lettino. Come la mettiamo con le passeggiate sul bagnasciuga? Non per nulla in una mia Malatestiana del 1984 dal titolo “Il Nuovo Cortegiano da spiaggia” sostenevo (creando anche un discutibile neologismo) che il dilagare del fenomeno imponeva l’adozione di un nuovo Galateo. Per cui, nella fattispecie esaminata, i Gentiluomini dovevano assolutamente evitare di “impoppirsi,” vale a dire bloccarsi in trance ipnotica, al passaggio, sulla battigia, di attributi particolarmente seducenti.
Il dubbio durò poco. Soprattutto sui nostri lidi super tolleranti il topless divenne di uso comune anche per esercitare attività sportiva. Via in piena libertà pilotando un windsurf anche se i movimenti sussultori e ondulatori del mezzo potevano in certi casi pregiudicare l’estetica … Via alle partite di beach volley anche se salti e schiacciate avrebbero comportato gli stessi problemi…
Peraltro, raggiunta la vetta negli anni 80, il monokini diradò a poco a poco la sua presenza fino alla quasi completa estinzione. Le donne avevano forse riscoperto il fascino del velato visto che gli uomini (anestetizzati da troppe iniezioni di porno da smartphone) non si impoppivano più? Escluderei questa ipotesi. Le figlie di Eva hanno ormai sdegnosamente respinto quel ruolo di seduttrice che inevitabilmente faceva di loro un ‘oggetto’.
Ritengo invece che la ragione principale sia dovuta alla consapevolezza dei rischi connessi all’abbronzatura di una parte particolarmente delicata proprio perché mai esposta. Senza escludere il fatto che la permissività dei costumi (a partire, appunto, da quelli da bagno) ha ormai ucciso il sapore sottile della trasgressione. Il sapore che aveva la marmellata che rubavamo alla mamma da bambini durante gli anni duri del dopoguerra. E che , dopo, non stata mai più così buona.
Giuliano Bonizzato