La Riri alla scuola femminile del Partito – 3
12 Dicembre 2023 / Paolo Zaghini
Devo al libro di Anna Tonelli (“A scuola di politica” edito da Laterza nel 2017) la descrizione della Scuola centrale femminile Anita Garibaldi di Faggetto Lario, a due passi dal lago di Como. La scuola iniziò a funzionare nel 1950 su input di Togliatti che recepì la sollecitazione delle dirigenti comuniste femminili sull’urgenza di affrontare la questione femminile e la battaglia per l’emancipazione. E la necessità di formare nuovi quadri femminili. Rimase attiva sino al 1957, quando la villa di Faggeto Lario venne messa in vendita. “Ragazze che passeggiano in cortile, le riunioni di gruppo in veranda, l’ora politica a leggere i giornali, le lezioni nelle aule capienti e ben illuminate, la ginnastica mattutina, le partite di pallavolo (…) Tre fabbricati in mezzo a un parco che si affacciano sul lago in un’atmosfera bucolica e oggettivamente melanconica. In un edificio trovano gli spazi gli uffici della Direzione e la biblioteca, in altro due aule sovrapposte e nel terzo la mensa capace di oltre settanta posti, le stanze con tre o quattro letti, le docce separate”.
“A frequentare i corsi sono soprattutto casalinghe, operaie, braccianti, contadine, impiegate, sarte: donne che hanno ruoli di secondo piano nelle varie organizzazioni, ma che sono inviate alla scuola per apprendere un metodo di studio utile al lavoro concreto”.
I corsi erano di vario tipo, dai sei ai tre mesi, ma in alcuni casi ridotti a 40 giorni o a un mese. In cinque anni passarono da Faggeto Lario un migliaio di allieve: 175 nei corsi nazionali, 563 nei corsi regionali, 257 nei corsi della FGCI.
I racconti della Riri sulla sua vita e attività alla Scuola di Faggeto Lario è interessante perché non abbiamo molte altre testimonianze delle ragazze sulla loro esperienza alla scuola di partito. Dalle sue lettere estrapolerò alcune annotazioni, ma tante altre cose potrebbero essere riportate.
Cesarina Martinini, detta Riri, nata l’1 maggio 1931, apprendista sarta, compie vent’anni mentre frequenta la scuola. E’ qui arrivata il 14 marzo e vi rimarrà sino al 28 luglio 1951 per frequentare il 2. Corso Ragazze della FGCI, uno dei primi: sono 22 le partecipanti, provenienti da tutta Italia, con enormi differenze l’una dall’altra (e in contemporanea c’è un altro corso per donne adulte dove sono in 25). Compresa la pulizia personale: scrive Riri nella lettera ad Alfredo Arcangeli suo fidanzato, in data 5 aprile 1951: “Qui nel nostro collettivo ci è quella compagna di Bari che a i pidocchi in testa e io il primo giorno che arrivata mi sono pettinata col suo pettine e quindi ho preso i pidocchi. Siamo in cinque che li abbiamo. Quella di Bari e una di Salerno sono venute che già li avevano. Io e le altre ce li hanno attaccati. Io ne ho proprio molti. Mi sono tagliata i capelli e dato il DDT e in due o tre giorni mi spariscono, però me la sono presa e piango”.
Tutte le ragazze vengono sottoposte ad attente visite mediche: molte hanno bisogno di ricostituenti, di poter mangiare sano e con regolarità. E Riri è una di queste. In tante lettere ad Alfredo parlerà del suo precario stato di salute.
Ad Alfredo che gli chiede se può dargli un po’ di soldi (lo ha già fatto altre volte), la Riri il 6 luglio 1951 gli risponde: “Non è che non voglio darteli, devo rimediare i soldi del viaggio per tornare a Rimini, quindi mi metto le mani nei capelli perché proprio non so come fare, e qui si prende 450 lire alla settimana. Caro mio tesoro per questa volta devi avere pazienza ancora un poco”. Le spese del vitto per la durata del corso per la Riri sono a carico del Partito, probabilmente della Federazione di Rimini. Ma come sempre la Riri era in bolletta.
Riri scrive ad Alfredo, nei mesi che è a Faggeto Lario, 98 lettere: fogli e fogli scritti a mano, con tanti errori di ortografia. Riri non ha alcuna istruzione scolastica, è una autodidatta, ma nei mesi che passerà alla scuola si impegna tantissimo e alla fine le sue lettere miglioreranno anche dal punto di vista ortografico. In quella del 22 giugno 1951 scrive: “L’articolo che ho fatto per il giornale murale è andato benino, perché ho parlato realmente del mio cambiamento, cioè del cambiamento che si vede e lo dimostro in ogni mia attività e comportamento nello studio e nella vita ricreativa. Forse io sono stata una fra quelle che ho fatto dei progressi perché le altre sono venute molto più preparate”.
Il 6 aprile 1951 scrive: “Oggi abbiamo avuto la discussione sul discorso di Togliatti ma però abbiamo avuto tutte il cicchetto perché mercoledì ci hanno dato cinque ore per leggere il discorso di Togliatti e noi oggi non abbiamo saputo discutere sui punti più importanti, anzi oggi l’insegnante ci ha detto che verrà Colombi uno di questi giorni per fare la discussione sul discorso di Togliatti.
Questa mattina c’è stata la lettura e la discussione di alcuni brani dell’educazione di Kalinin, e abbiamo appreso dai suoi scritti come deve essere un giovane comunista e per cosa noi lottiamo, ci insegna di studiare specie individualmente”.
Ma scrive anche il 9 aprile 1951: “Sai qui si sta bene ma parecchie volte fino adesso mi è venuta la malinconia. Stai lontana da casa non abituata alla vita del collettivo con compagne tutte buone ma ognuna abbiamo il nostro carattere molto diverso l’uno dall’altro”.
Nelle lettere racconta ad Alfredo la sua vita alla scuola, le materie che affronta (storia, geografia, italiano oltre naturalmente la lettura di alcuni testi del marxismo, a incominciare dalle relazioni di Togliatti che appaiono su L’Unità). Ma non è solo studio. Il 27 marzo 1951 scrive: “Oggi hanno incominciato i punti. Chi non va puntuale a mangiare perdono i punti. Chi lascia la roba in giro oppure in disordine perde punti. Chi arriva dopo dell’orario in aula perde i punti. Quindi se non si sta attenti è tutta una perdita di punti. Però questo ci insegna di essere ordinate, di essere puntuali e tante altre belle cose. Come vedi la scuola ti insegna un’infinità di cose, che se ne rendiamo conto quando andiamo a casa ci saranno molto grati”.
A scuola le fanno conoscere e leggere alcuni poeti (Vladimir Majakovskij, Nazim Hikmet, Pablo Neruda), di cui la Riri si innamora e ne parlerà in alcune lettere ad Alfredo.
Per la scuola transitano per tenere incontri e lezioni diversi dirigenti comunisti: Edoardo D’Onofrio, Ugo Pecchioli, Arturo Colombi, Maria Antonietta Macciocchi (direttrice di Noi donne), Arrigo Morandi (segretario UISP), molte dirigenti della commissione femminile nazionale. Ma le ragazze partecipano anche ad avvenimenti esterni come il corteo del 1° Maggio a Como; un giro alla Fiera dell’Esposizione di Milano; il 18 marzo 1951 “alle tre di oggi pomeriggio dobbiamo essere tutte a Milano al Congresso della Federazione dove apre i lavori il compagno Togliatti. Mi tremano le mani, le gambe pensare che oggi vedo Togliatti. In questo momento sono proprio la più contenta del mondo. Oggi è stato il giorno più bello della mia vita. Sai perché? Perché ho visto il compagno Togliatti, sai gli ho dato la mano, l’ho stretta tanto, che quasi gli ho fatto male”.
La frequentazione della scuola viene interrotta per la Riri (come per tutte le altre ragazze partecipanti al Corso) dai primi di maggio sino all’8 giugno 1951 quando viene mandata, assieme ad un’altra compagna, a lavorare alla campagna elettorale per le amministrative del Comune di Lucca: un comune bianco dove la DC ha la maggioranza assoluta. Un’esperienza dura, poco gratificante, ma che fortificherà il carattere di Riri.
Le dirigenti della scuola invitano le ragazze ad essere riservate sulle attività che svolgono. Il 22 marzo 1951 Riri scrive ad Alfredo: “Non posso scriverti tante cose, perché le insegnanti ci hanno detto di stare attente”.
Le domande dell’esame orale della Riri il 24 e il 25 giugno furono le seguenti: “La nostra concezione del mondo attraverso lo studio della storia ci dà la certezza dell’avvento del Socialismo, ci aiuta a vincere i pregiudizi e l’ideologia borghese, ci porta a lottare contro l’opportunismo”; e poi “Quali sono i compiti della Commissione Ragazze Provinciale della FGCI”. Discussione con i membri della Commissione Esami durata ore. Nella lettera del 26 luglio Riri scrive: “Il compagno Iduni della Commissione Centrale scuola ci ha detto che ci siamo tutte sviluppate e abbiamo acquisito fiducia di noi stesse”. E nella ultima lettera inviata ad Alfredo da Faggeto Lario il 28 luglio Riri prova a tirare le somme di una esperienza sicuramente importante per lei: “Ieri abbiamo fatto la riunione di cellula ed è stato un esame di tutto il lavoro e i progressi che abbiamo fatto durante il corso. Io sono stata una di quelle compagne per conto del carattere che ho fatto molti progressi. Quindi se io ho avuto la possibilità di essere venuta a scuola e cambiare nel carattere, che era quello che io desideravo, posso ringraziare ed essere riconoscente a tutto il Partito”.
Il 29 luglio la Riri rientra a Rimini. La sua vita successiva l’ho raccontata nella precedente puntata (“Arcangeli e la Riri, più di 800 lettere d’amore e di politica”).
Fra le lettere conservate da Alfredo Arcangeli ce n’è una a lui indirizzata di Ilario Tabarri, “Pietro”, primo segretario della Federazione Comunista Riminese, che gli racconta, a lui militare a Bari da inizio febbraio 1951, la campagna elettorale per le amministrative del Comune di Rimini del 27 maggio 1951.
Il 7 maggio 1951 “Pietro” scrive: “Carissimo Alfredo, accetto senz’altro la critica e il rimprovero che fai per la nostra trascuratezza nei tuoi confronti. Tuttavia stai certo che non per questo abbiamo dimenticato il compagno al quale tutti siamo profondamente affezionati e che desidereremmo avere tra noi. Ti assicuro che d’ora innanzi ti daremo più frequenti notizie.
Mi fa piacere sentire che ti trovi bene e che in definitiva anche questo periodo serve alla tua formazione e alla tua esperienza. Il fatto che sei sempre tra i primi ti fa onore e ti conferisce quel prestigio che noi dobbiamo avere ovunque ci troviamo. Sono contento che tale prestigio è acquisito con una giusta posizione di lavoro e politica che rifugge dal falso patriottismo e che deriva proprio dall’avere un’alta coscienza umana, sociale e patriottica”.
“Il nostro lavoro è tutto proteso verso la campagna elettorale che si profila dura e molto importante come sai. I nostri avversari hanno fatto blocco nel tentativo di portarci via il comune. Essi sono: DC, liberali e monarchici, repubblicani e saragattiani. Il MSI ha presentato una lista indipendente ma io sono convinto che pochi daranno il voto a questa lista perché li concentreranno sulle altre ben spendo che altrimenti sarebbero voti persi.
Comunque noi abbiamo buone speranze per conservare la nostra Amministrazione seppure dovremo compiere uno sforzo massimo.
A questo riguardo possiamo dire di non risparmiare nulla ma è con lentezza che ci muoviamo soprattutto in città dove la situazione è più difficile.
La DC e per essa i comitati civici, fanno la solita azione di diffamazione e di provocazione d’accordo con le forze di polizia.
Con la nostra lista si sono apparentati degli indipendenti che hanno formato una buona terza lista.
Circa i risultati vi sono alcune incognite: quante saranno le astensioni, quanti i voti dei missini e quanti alla nostra terza lista. La risposta a questi interrogativi non la possiamo avere che il 28 o il 29”.
“Ieri è venuto tuo fratello con un gruppo della sua sezione ed abbiamo parlato del lavoro da svolgere e come superare alcune difficoltà. Mi ha ricordato che è impegnato a fare la scrivania e che presto sarà pronta. Dalla Riri abbiamo avuto noi le tue notizie e ci fa piacere. Continua pure a leggere e a studiare. A Gianni [Baldinini] ho passato il foglio che lo riguarda e certamente ti darà una risposta. Quando scrivi ci potresti elencare i libri che hai sottomano o che intendi prendere.
Tanti saluti da parte mia e dei compagni che sempre ti ricordano. Pietro”.
Alcune annotazioni. Tabarri fu un politico e dirigente duro, ma contemporaneamente punto di equilibrio per il partito riminese che in quei primi anni del dopoguerra aveva già visto al proprio interno pericolose spaccature e dimostrato le difficoltà a costruire un gruppo dirigente unitario e forte. Tabarri consolidò il Partito negli anni dello scontro più duro con la DC, fra il 1948 e il 1953. Vinse le elezioni amministrative del 27 maggio 1951, quando Rimini rimase l’unica grande città della Romagna governata dalle sinistre. Il PCI a Rimini ottenne il 32,42% (-8,01% rispetto al 1946) ma conservò tutti suoi 17 seggi. Il PSI prese 8 seggi, la lista indipendente 1, la DC 9, PSDI 2, PRI 1, PLI 1, MSI 1. I risultati diedero la vittoria ai partiti della sinistra che riconfermarono la Giunta PCI-PSI, rieleggendo Sindaco Walter Ceccaroni. Il PCI rimase, anche se per una frazione minima di voti, il primo partito della Città.
La DC reagì pesantemente alla sconfitta riminese. La DC per recuperare anche Rimini, oltre alle altre città della Romagna, attuò per tutti gli anni ’50 lo sforzo massimo di destabilizzazione della Giunta di sinistra, usando tutti gli strumenti possibili: il lungo scontro per garantire un governo stabile alla Città durò sino alle elezioni del 1957 quando la DC vide definitivamente sconfitto il suo progetto di conquista del Comune di Rimini.
In una lettera della Riri ad Alfredo del 22 giugno 1951 a proposito della rielezione a Sindaco di Ceccaroni scrive: “Questo a me ha fatto molto piacere, perché quando sono stata a casa l’ultima volta vi erano delle discussioni fra i compagni, ma c’erano voci che volevano fare sindaco Nicchi [Nicola Pagliarani]. Ma tanto Miramare come S. Giuliano Mare, come Bellaria e così via erano tutti contrari a Nicchi. A tutti quelli che me lo chiedevano dicevo loro fanno ancora Walter. E infatti hanno fatto lui. Non posso dirti altro perché più di così non so”.
Paolo Zaghini
3 – continua