HomeLA LETTERA“La sanità pubblica partecipi al mercato delle prestazioni acquistate dalle assicurazioni private”

 Daniele Ciavatti: "Non basta aumentare le risorse, le aziende locali dovrebbero avere più autonomia"


“La sanità pubblica partecipi al mercato delle prestazioni acquistate dalle assicurazioni private”


8 Novembre 2024 / Redazione

L’introduzione del welfare aziendale e delle assicurazioni private sulla salute nei contratti nazionali ha portato a cambiamenti significativi nel sistema sanitario italiano. Il settore privato ha visto una crescita esponenziale, posizionandosi come un’alternativa sempre più attraente al Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Oggi, per molti lavoratori attivi, la scelta tra SSN e sanità privata per esami, visite specialistiche o cure è diventata parte della vita quotidiana. I sindacati hanno accolto queste novità come una vittoria per i lavoratori, vedendo nel welfare aziendale un beneficio aggiuntivo.

Tuttavia, questa dinamica nasconde una realtà preoccupante: il settore privato sta progressivamente sottraendo risorse al sistema pubblico, minacciando la sostenibilità del SSN. Questa tendenza potrebbe portare a un futuro in cui il SSN diventi esclusivamente un servizio per le fasce più deboli della popolazione, come disoccupati, pensionati con redditi bassi e persone non in grado di sostenere le spese di un’assicurazione privata.

Al contrario, i lavoratori attivi e i pensionati con maggiori disponibilità economiche potrebbero essere sempre più orientati verso il privato, contribuendo così a una sanità a due velocità. In questo contesto, la pur giusta richiesta di un aumento dei fondi per il SSN non basta a risolvere il problema. Serve una riflessione più profonda su come far coesistere, ammesso che sia possibile, il pubblico e il privato in modo efficace e sostenibile.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di permettere al SSN di partecipare al mercato delle prestazioni acquistate dalle assicurazioni private. In questo modo, il SSN potrebbe ottenere risorse aggiuntive oltre a quelle erogate dallo stato, da reinvestire per migliorare i servizi rivolti a chi non ha accesso a polizze assicurative, garantendo una maggiore equità.

Inoltre, sarebbe utile ripensare l’organizzazione del SSN, concedendo alle aziende sanitarie locali (ASL) una maggiore autonomia, in particolare nella gestione delle retribuzioni del personale. Questo permetterebbe al SSN di mantenere le professionalità migliori, prevenendo la fuga di talenti verso il privato o verso l’estero, e garantendo così che la sanità pubblica possa offrire servizi di qualità competitiva.

Una riforma di questo tipo non solo rafforzerebbe il SSN, ma consentirebbe anche una vera sinergia tra pubblico e privato, a beneficio di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica.

In definitiva, il problema non è semplicemente di risorse economiche, ma di visione strategica: solo garantendo al SSN maggiori risorse finanziarie derivanti da prestazioni fornite in competizione con le strutture private ed acquistate delle assicurazioni si potrà garantire un futuro sostenibile e inclusivo per la sanità italiana.

 Daniele Ciavatti