Dopo una notte travagliata ed insonne, ho deciso di compiere un passo importante per le sorti della cucina nazional-popolare: portare all’attenzione del grande pubblico che mi segue su chiamamicitta.it, un piatto che pochissimi conoscono, ma che appresenta la sublimazione della nostra cultura: la seppia coi fagioli.
Carla Morri, della genia degli “Aglin”, è l’adora che ha rilanciato questo capolavoro, patrimonio dell’Unesco. Carla è la moglie di Ettore, il figlio di Savino, la mamma di Marco, che è un il marito della Sonia. Tutto questo percorso storico, è necessario perché se non si conosce la famiglia, la “razza”, non si può capire nulla di una ricetta che diventerà un “must” nel mondo.
Nella storia d’Italia, il mandamento di Coriano, viene indicato come uno dei più poveri della Penisola (Jacini 1877-1880). Qui come sostengo da tempo, è nata la Piada e non la piadina. Qui, a Cavallino da Savino, si prepara la seppia con i fagioli: l’amore tra il mare e la terra. La seppia (Sepia officinalis) in dialetto “sipa” è un mollusco povero che quando era stagione, veniva portato in campagna e venduto ai contadini che rispettavano il venerdì per fede e miseria. Il fagiolo (Phaseollus vulgaris) in dialetto “fasul” arrivava dalle Americhe, e diventa nel tempo, il piatto umile del rurale. La fantasia aiuta chi ha poco o nulla, e dall’incontro è nato il piatto della nostra tradizione.
Rurali sempre,
Enrico Santini