Un nostro lettore ha svolto alcune riflessioni dopo la conferenza organizzata dal Pd con la politologa Nadia Urbinati.
Importante la conferenza della prof. Nadia Urbinati organizzata il 23 agosto con grande successo di pubblico dalla sezione del PD di Rimini sud. Ha cercato di far comprendere con un linguaggio semplice ma non superficiale -e certamente assai appassionato per una scienziata della politica quale Nadia è- la situazione di un’Italia e un’ Europa in cui le forze di una destra che non ha altri scopi se non il mero potere stanno prevalendo.
L’ ascolto delle analisi di Urbinati mi ha suggerito le seguenti riflessioni.
Alla destra oggi vincente -espressione attuale del “fascismo eterno” come lo definì Eco- interessa solo il potere, con le soddisfazioni materiali e immateriali che questo dà, a partire da quella di sentirsi parte di una élite inversa che può tutto, avendo vinto le elezioni e ben dimostrando di curare esclusivamente gli interessi dei gruppi che l’hanno portata al vertice abissale della politica odierna. A questa destra importa non governare ma padroneggiare l’esistente cercando di mantenere la padronanza il più a lungo possibile. Una destra rampante, affettatamente priva di memoria come di immaginazione.
Alla sinistra cosa interessa di sostanziale? Cosa vuole oltre la difesa sclheiniana dei più importanti spezzoni di diritti, spezzoni in quanto slegati da una visione complessiva del quadro politico, da un progetto etico-filosofico generale? Servono nuove visioni d’insieme che non si esauriscano nella pur necessaria attività amministrativa di dettaglio. Serve un vero progetto, che non contenga solo obiettivi, ma anche mete che- per Urbinati- non abbiano però carattere meramente utopico. Occorre lavorare per il tempo presente, non per il “sol dell’avvenire”.
Le principali motivazioni storiche -copyright socialista- dell’impegno politico della sinistra sono la promozione e non solo la difesa dei lavoratori, la pace e la cultura, sia umanistica che scientifica.
—Il “fronte del lavoro”, per usare una vecchia espressione di MONDOPERAIO è stato spezzato dalla mutazione dell’economia conseguente soprattutto allo sviluppo della tecnologia.
—La causa della pace è stata ad avviso di chi scrive palesemente tradita dai gruppi dirigenti della sinistra eletti a livello nazionale (vedi bellicismo filo zelenskiano).
—La cultura è divenuta, anche per gli effetti dell’internettizzazione del comunicare e quelli ancor più potenti che avrà l’A.I. , “merce” prevalentemente privata di appeal, spesso luogo di glorificazione del successo comunque conseguito. E ciò è del tutto estraneo all’etica del socialismo. Le scienze e le competenze sono apprezzate solo nella loro funzione di strumento per l’economia; il mondo dell’istruzione, dal nido all’università, è riconosciuto solo in quanto funzionale alla macchina produttiva.
Evidente è anche lo scollamento di interessi e di modelli di identificazione tra il “partito degli eletti” ad alto livello e quello degli elettori.
Cosa tentar di cambiare nel discorso della sinistra e nella sua proposta politica?
Oggi la stessa ragion d’essere della sinistra è operare per la democrazia. Democrazia e sinistra sono coessenziali. Sinistra è per la relatrice (e lo scrivente concorda) opporsi fortemente e sistematicamente al post-fascismo meloniano. Va fatto in modo attrattivo per le masse e occorre per questo una leadership con idee, di alta cultura, attraente, che sappia anche fare “audience”, che aiuti la speranza, la tensione ideale, crei nella base come nel troppo disincantato “partito degli eletti” qualche suggestione di utopia.
Gabriele Boselli