La stangata
Il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge sulle concessioni demaniali turistiche. Il governo ha messo la fiducia e tutti i partiti di centrodestra si sono adeguati: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Tutti partiti che dal 2011 in poi hanno sostenuto che poi mai e poi mai si sarebbero applicate le norme europee per le spiagge, decretando la fine del monopolio degli attuali concessionari. Questi partiti negli anni hanno impedito qualsiasi riforma. Anzi ci hanno portato in più di una occasione vicini all’infrazione europea con le relative conseguenze negative per l’Italia.
Ad esempio, nel 2017 Giorgia Meloni urlava dalle piazze: “Chiediamo al governo di aprire una vertenza con l’Ue per togliere queste due categorie (balneari e ambulanti) dalla direttiva Bolkestein perché sono delle specificità italiane”.
Poi potrei proseguire con innumerevoli dichiarazioni e proposte del centrodestra per non applicare le norme europee. Anche i partiti di centrosinistra hanno tenuta una posizione favorevole ai balneari e di fatto contro all’Europa, ma con più stile.
Ora arriva la nuova legge. Una vera e propria stangata, rispetto alle attese, per i concessionari uscenti. Vediamo i punti principali:
- Ai Comuni tempo fino al 30 giugno 2027 per chiudere le gare per le concessioni. Ma le gare si possono fare anche nel 2025
- Nessun riconoscimento del valore aziendale, ma solo gli investimenti realizzati e non ammortizzati negli ultimi 5 anni.
- Escono dall’ambito della direttiva Bolkestein le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali se l’uso è relativo allo svolgimento di una lunga serie di attività sportive.
- Una legge dove manca il numero massimo di bandi a cui può partecipare un singolo operatore.
La legge approvata è peggiorativa della bozza che Regioni e Governo avevano condiviso nel 2011 con il governo Berlusconi e ministro Fitto. Con buona pace dei vari esponenti del centrodestra che l’avevano bocciata pensando – e gridando – che si potesse uscire dalla Bolkestein.
Un’ultima annotazione. La legge è stata approvata e non è successo niente, nessuna delle proteste eclatanti minacciate dai concessionari attuali. Qualche timida manifestazione, ma nulla di più. Era auspicabile più coraggio da parte delle forze politiche del centrosinistra, confermando e affermando, soprattutto nella nostra regione, quel riformismo che ci ha sempre caratterizzato nel cercare di avere un paese più equo. Ora mi aspetto che i comuni amministrati dal Pd e dalle altre forze del centrosinistra si attivino per mettere a bando le spiagge tra il 2025 e il ’26 senza attendere gli ultimi mesi del 2027. E’ necessario per poter sbloccare un’incertezza decennale e riprendere gli investimenti sull’arenile fermi da troppi anni.
Turismo: Elena Ugolini propone di trasformare gli hotel marginali in appartamenti
«Troppi vincoli al turismo. Dobbiamo cambiare la legge per favorire gli investimenti e la rigenerazione delle strutture». È la ricetta di Elena Ugolini, candidata presidente alle regionali del centrodestra proposta qualche giorno fa. Per la Ugolini «serve prima di tutto una nuova legge urbanistica regionale, che elimini i vincoli attuali che rappresentano troppe limitazioni agli investimenti e soprattutto alla rigenerazione urbana».
L’unico vincolo, importante, previsto negli strumenti urbanistici è il divieto di trasformare hotel in appartamenti.
Non ho idea chi siano i consulenti della candidata del centrodestra in materia urbanistica. Sicuramente è una proposta interessante per la speculazione edilizia, molto meno per creare nuovi servizi e nuove opportunità legate al turismo.
Inoltre, la legge regionale N. 24 del 2017, non pone nessun vincolo alle strutture ricettive, è semmai compito degli strumenti urbanistici comunali.
In realtà una modifica alla legge urbanistica regionale si rende necessaria per il superamento di limiti manifestati in questi anni, ma molto diversi da quanto raccontato dalla candidata Ugolini.
Leggendo poi il programma ufficiale il capitolo turismo balneare è a dir poco sconcertante: “Turismo balneare. La Romagna e l’offerta del turismo balneare producono circa il 70% delle presenze regionali, ma sicuramente rappresentano un prodotto turistico maturo che, se non verrà gestito, rischia di andare verso il declino. Occorre confrontarsi con la Destinazione Romagna e capire come muoversi per il futuro della Riviera Romagnola”. Bene. E le proposte? Zero.
Urbanistica tra Gnassi e realtà: diritti acquisiti e racconti parziali
Continua il dibattito tra il Comitato per l’Ambiente della frazione di Rivabella che si oppone alla costruzione di 7mila mq di appartamenti e il Comune di Rimini che ha riconfermato il progetto.
Il Comitato di Rivabella ha fatto anche delle proposte alternative. Il Comune non pare intenzionato a recepire le proposte, anzi ha ribadito due punti che mi hanno lasciato perplesso.
L’assessora all’urbanistica risponde con due argomenti:
- Non è possibile intervenire “perché vi è un diritto edificatorio da parte dei proprietari dell’area tutelato dalle leggi vigenti.”
- E’ stata ridotta la previsione urbanistica di 5500 mq
La previsione del comparto di Rivabella è del 1999 poi rivista con la variante Rimini Nord, che ha permesso la realizzazione della tangenziale Nord durante il mandato del sindaco Ravaioli. Ora è del tutto evidente che in tutti questi anni si potevano cambiare le destinazioni e le previsioni urbanistiche del PRG del 1999. Anzi ricordo che la prima giunta Gnassi aveva fatto una vera e propria battaglia all’insegna della riduzione del cemento.
Lo stesso Gnassi nel 2015 rese pubblica la sua amarezza per le “lettere anonime” minatorie “arrivate al suo indirizzo, per la battaglia contro il cemento che l’amministrazione stava impostando”. Era il periodo di elaborazione del Masterplan, “di richieste di presunti danni milionari, del dibattito su tutta una serie di piani particolareggiati che ‘dovevano’ essere approvati perchè ‘i diritti acquisiti sono intoccabili’. “Ma “Rimini e’ andata avanti, continuava Gnassi, e ha vinto nelle sedi deputate molte delle sue battaglie contro un uso non più tollerabile del territorio”.
Questo il passato; il presente ci racconta un’altra storia. A parte un comparto a Santa Giustina tutte le altre previsioni urbanistiche del Prg 1999 non solo sono state salvate, ma anche in parte realizzate negli anni successivi. In realtà, come dimostrano i fatti, compresa la discussione sul comparto di Rivabella, è stata una fase di grandi propositi e racconti. Poi la realtà è stata un’altra. Oggi lo stesso Comune parla di diritti acquisiti da parte dei privati.
Il Comune di Rimini dice di avere ridotto di 5.500 mq la capacità edificatoria del comparto portandola da 12.500 a 7mila mq. Detta così sembra quasi che le precedenti amministrazioni, di cui il sottoscritto ha avuto l’onore di farvi parte, fossero ben disposte a previsioni urbanistiche abbondanti per i privati. La realtà è ben diversa.
Il Comune di Rimini ha eliminato dalle previsioni urbanistiche del comparto di Rivabella un sottopasso ferroviario sulla linea Rimini-Ravenna, la viabilità di raccordo con la tangenziale Nord, il collegamento con rotatoria sulla via Coletti e 500mq di edilizia residenziale pubblica da realizzare a carico del privato e cedere al Comune.
Senza queste opere da realizzare il comparto diventa molto conveniente per il privato ma perde di interesse pubblico.
Maurizio Melucci