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L’amore di Sigismondo e Isotta, che romanzo


29 Ottobre 2018 / Paolo Zaghini

Maria Cristina Maselli: “Sigismondo e Isotta. Una storia d’amore” – Piemme.

Sigismondo Pandolfo Malatesta (Brescia, 19 giugno 1417 – Rimini, 9 ottobre 1468). Isotta degli Atti (Rimini, 1432 ca. – 9 luglio 1474). Seicento anni. Un anniversario celebrato negli ultimi due anni da numerose pubblicazioni (molte delle quali le abbiamo recensite), altre ancora sono annunciate per i prossimi mesi.

Ora anche questo romanzo di Maria Cristina Maselli, bolognese, da oltre vent’anni residente a Roma, proprietaria di una casa a Montefiore Conca proprio davanti alla Rocca malatestiana. Giornalista e autrice di programmi di prima fascia della RAI, esordisce nella narrativa con questo romanzo di storia e d’amore.

Ha dichiarato: “Sigismondo e Isotta è un romanzo che non nasce da un’intenzione, ma da un’emozione: Un’emozione imprevedibile, inaspettata, che non ho cercato ma che mi è venuta incontro con prepotenza, coinvolgendomi così profondamente da indurmi a cambiare binario. In un libro che narrava le biografie delle figure femminili della dinastia romagnola, m’imbattei per la prima volta in Isotta degli Atti e ne rimasi fortemente affascinata, al punto da iniziare a cercare e leggere tutti i libri che trovai sul suo tempo e su Sigismondo Pandolfo Malatesta, l’uomo di cui da sempre era stata innamorata.

“Dopo mesi di voraci letture, decisi di andare a visitare il monumento in cui sono sepolti è che è stato testimone silenzioso della loro storia, ovvero il Tempio Malatestiano di Rimini. Vi entrai in un giorno d’estate di qualche anno fa. Rimasi ammaliata dalla bellezza e dalla particolarità di quel luogo la cui iconografia richiamava a qualcosa di diverso rispetto a ciò che si è soliti vedere in una chiesa. E in mezzo a putti gioiosi, segni dello zodiaco, grappoli d’uva e antichi profili, trovai loro.

“Provai un’emozione indescrivibile nel constatare che le intenzioni, le passioni e l’amore del signore di Rimini, grazie all’arte, erano rimasti cristallizzati nel tempo, e che dopo oltre seicento anni erano lì, vivi, davanti ai miei occhi. Quando presi coscienza del fatto che nessuno prima d’ora aveva raccontato la storia di Sigismondo e Isotta nell’ottica del loro amore, iniziai a sentire che forse dovevo farlo io. Non ho scelto. Sono stata scelta”.

Nel lungo romanzo della Maselli (oltre 600 pagine) si racconta che è il 1437 quando per la prima volta Isotta degli Atti posò lo sguardo su Sigismondo. Lui, ventenne, era il turbolento e ambizioso signore di Rimini e di Fano; lei, una bambina di soli cinque anni, figlia di Francesco, agiato mercante e cambiavalute.

Isotta crebbe nel mito di Sigismondo e grazie alla carica del padre, consigliere economico del signore di Rimini, ebbe la possibilità di rivederlo. Dopo sette anni dal primo incontro cominciò a nascere in loro un sentimento fortissimo.

Ma Sigismondo era sposato con Polissena Sforza (1428-1449), e Isotta era stata cresciuta per essere moglie e non amante. Questo il conflitto che rese tortuoso il percorso di due anime complementari, lei nella perenne ricerca di conferme, lui disposto a dimostrarle i propri sentimenti attraverso l’arte, la parola e l’idea.

Quando, dopo la morte di Polissena Sforza, la ragion di Stato sembrò volere una nuova nobile moglie accanto a Sigismondo, anche le ultime certezze dei due innamorati sembrarono vacillare. Inoltre, la vita e lo stesso ruolo del signore di Rimini erano ostacolati da intrighi, avidità, inganni, legami di sangue e di morte, a cui si aggiungeva l’odio dei suoi due più acerrimi e potenti nemici: Federico da Montefeltro e papa Pio II, che usò lo splendore umanista del Tempio Malatestiano per condannare il signore di Rimini.

Sarà proprio nel momento più difficile della vita di Sigismondo – abbandonato anche dai più fedeli alleati – che l’amore incondizionato e gratuito di Isotta si rivelò salvifico e portò a cambiare il destino delle loro vite.

Il racconto della Maselli prosegue oltre la morte di Sigismondo nel 1468 (a 51 anni) ed arriva sino alle ultime vicende terrene di Isotta nel 1474 (morta a 42 anni).

Seppur scritto e pensato come romanzo, il libro ci consegna un accurato ritratto della Signoria malatestiana e delle forze in gioco a quel tempo: l’acerrimo nemico Federico da Montefeltro, l’alleato nonché suocero Francesco Sforza, il succedersi di più papi che hanno inevitabilmente segnato le sorti del territorio riminese, la Repubblica di Venezia al massimo del suo splendore, Firenze, il Regno di Napoli e il terrore crescente provocato dall’avanzata dei Turchi in Europa.

Il quadro complessivo ci fornisce le conoscenze giuste per leggere il Quattrocento italiano. Sono pagine ricche di storia e di avvenimenti, molto fedeli alla realtà, basate su uno studio approfondito dei testi e delle fonti. In questo contesto Sigismondo e Isotta non vengono descritti come due eroi, ma come due esseri umani che – con i propri pregi e difetti, i talenti e le debolezze – hanno vissuto, amato, scelto, sofferto, gioito.

Sigismondo resta un personaggio controverso, su cui molto fango è stato gettato e mai sapremo la verità che si cela dietro alle accuse, talvolta molto pesanti, mosse per lo più dai suoi nemici. Ma è certo che se un regista, così come sta avvenendo in queste settimane con la serie televisiva dedicata ai “Medici”, volesse puntare la propria telecamera su Sigismondo, le immagini delle sue vicende storiche potrebbero dar vita ad un grande, ed avvincente, sceneggiato storico.

E la sua storia d’amore con Isotta ne sarebbe sicuramente una parte centrale. Il verso di una poesia di Alda Merini, “Dio mio, spiegami amore come si fa ad amare la carne senza baciarne l’anima”, è la splendida citazione posta dalla Maselli in apertura del libro. Un amore destinato ad essere impossibile, ma durato un’intera vita.

Paolo Zaghini