Home___primopiano“Lavorare, studiare, studiare”: Arcangeli e la Riri verso tutta una vita insieme

Una lettera al giorno fino a un totale di 800 sognando il matrimonio e il lavoro per il Partito


“Lavorare, studiare, studiare”: Arcangeli e la Riri verso tutta una vita insieme


28 Dicembre 2023 / Paolo Zaghini

Il 6 maggio 1952 Alfredo Arcangeli terminava il servizio di leva durato 15 mesi (era partito l’1 febbraio 1951). Lo svolse interamente a Bari presso il 9. Reggimento Fanteria – Compagnia Cannoni; dal 16 agosto 1951 in servizio in fureria.

Alfredo era partito per il servizio militare che era funzionario e responsabile organizzativo del PCI del Comune di Rimini.
In questo arco di tempo Alfredo (1929-2022) e la sua fidanzata Cesarina Martinini (per tutti “Riri”) (1931-2020) si scrissero quasi 800 lettere: a noi ne sono pervenute 399 di Alfredo a Riri e 392 di Riri ad Alfredo.

8 marzo 1950. Articolo sul periodico della Federazione Comunista Riminese “Nuova Voce” sul Congresso costitutivo della FGCI riminese. Cesarina Martinini è fra le elette del nuovo Comitato Federale della FGCI riminese

Riri aveva 20 anni, Alfredo 22. Scrive Alfredo nella lettera dell’1 febbraio 1952: “Per la corrispondenza penso che nessuno di noi due avrà da lamentarsi e possiamo dire di avere rispettato il patto o l’impegno”. Impegno che si erano assunti reciprocamente al momento della partenza di Alfredo: scriversi tutti i giorni. Nella lettera di Alfredo del 24 ottobre 1951: “Scrivere è proprio veramente bello e bella è la nostra corrispondenza perché quando ci scriviamo cerchiamo ognuno di noi di fare il possibile per renderci contenti e felici, ma con questo non scriviamo cose campate in aria o delle semplici fantasie, ma descriviamo con tanta semplicità le cose che ci succedono durante il giorno di lavoro, descriviamo i nostri sentimenti”.

La scrittura della Riri è tonda, facilmente leggibile, con tanti errori ortografici all’inizio ma molto meno alla fine del carteggio; la scrittura di Alfredo è spigolosa, non sempre facile da leggere, in buon italiano. Nel carteggio una cinquantina di lettere sono scritte a macchina: la Riri usò la macchina da scrivere della FGCI nei mesi in cui fu funzionaria (dal 1° agosto 1951 a inizio febbraio 1952), mentre Alfredo usò quella della fureria quando fu lì in servizio dall’agosto 1951 ad aprile 1952.

7 febbraio 1951. Alfredo Arcangeli da pochi giorni a Bari per svolgervi il servizio militare

Delle lettere della Riri ho ampiamente parlato nelle puntate precedenti (1 – “L’amore e la politica nella Rimini del dopoguerra nelle 800 lettere di Alfredo e Riri”; 2 – “Arcangeli e la Riri, più di 800 lettere d’amore e di politica”; 3 – “La Riri alla scuola femminile del Partito”). In questa ultima puntata sul loro carteggio riprendo temi e opinioni dalle lettere di Alfredo.

Entrambi, all’infinito, si giurano eterno amore in tutte le lettere. Un fidanzamento iniziato a marzo 1948 e che si concluderà con il matrimonio il 7 febbraio 1953, circa dieci mesi dopo il ritorno di Alfredo a Rimini. In tante lettere entrambi immaginano come sarà questo matrimonio (con rito civile e non religioso), quanti e quando avranno dei figli (che saranno poi due: Fabio nel 1953 e Mirco nel 1958), i soldi necessari per arredare la casa (che non hanno e che dovranno rimediare). E continui attacchi di gelosia per tradimenti supposti o immaginari da parte di entrambi: scrive Alfredo nella lettera del 30 marzo 1951 “Mi stupisce il fatto che neanche ora che da una parte parli del bene che mi vuoi, dell’ardente desiderio di vedermi, della certezza che non mi dimenticherai mai, dall’altra sei continuamente ossessionata dalla paura che io ti lasci. Perché questo? Se sinceramente mi vuoi bene e penso che tu sia felice, perché pensi così male? Non so proprio chi possa averti messo in testa che io mi sia dimenticato di te”.

1 maggio1952. Uno dei più spettacolari cortei promossi dalla FGCI in quegli anni. Il corteo partito dallo Stadio e terminato sul piazzale del Grand Hotel. Nella foto le auto in Viale Principe Amedeo. In piedi sul predellino dell’auto Giancarlo Zanuccoli

In quella del 30 ottobre 1951 invece: “Cara Riri non devi temere le eventuali critiche che alcuni si permettono di fare a proposito della tua libertà, come io non le temo perchè è sufficiente avere la coscienza tranquilla e cioè non abusarne di questa libertà e di essere onesti e seri. Certo che se sapessi che tu vai in giro per divertirti mi dispiacerebbe e mi rincrescerebbe ma questo non lo saprò mai perché tu giustamente esci solo per ragioni di lavoro quindi non ci sono motivi per stare in pensiero”. Ed è il pensiero del ballo, che piace ad entrambi, che li fa fremere di gelosia, soprattutto ad Alfredo. Ma nella lettera del 24 febbraio 1952 scrive: “Sei la prima e sarai l’unica donna che amo così tanto. E’ stata la prima esperienza che ho fatto di fronte ad un così forte amore. Ho imparato molte cose e tante ancora ne restano da imparare”.

Nelle sue lettere Alfredo racconta della sua vita militare, dei giri alla scoperta della città di Bari, ma anche dei rapporti che costruisce con i compagni comunisti baresi partecipando ad incontri, a comizi, frequentando alcune case. Tanto che i compagni della Federazione di Bari, sapendo del termine della sua leva ad inizio maggio 1952, gli chiesero di rimanere ad aiutarli nelle ultime settimane nella campagna elettorale per le elezioni amministrative del 25 maggio. Ma la nostalgia di casa prevalse ed Alfredo rifiutò.

Anni ’50. Alfredo Arcangeli

Ma scrive tanto anche di politica: Alfredo legge l’Unità, Rinascita, il Calendario del Popolo, l’Europeo. Si tiene aggiornato sulle vicende politiche del PCI, ed anche su quelle riminesi attraverso le tanti brevi informazioni che la Riri gli scrive nelle sue lettere. Mantiene però contatti epistolari anche con il Segretario della Federazione Comunista Riminese Ilario Tabarri (“Pietro”) (che sarà a Bari a metà dicembre 1951 e passerà un pomeriggio e una sera con lui), ma soprattutto con Augusto Randi, responsabile per la Segreteria comunista dell’organizzazione, oltre che con il Segretario della FGCI Giancarlo Zanuccoli (vedi l’articolo “Addio a Giancarlo Zanuccoli, primo segretario della FGCI di Rimini”).

Nelle lettere alla Riri spesso assume un ruolo pedagogico: in occasione dell’andata della Riri al corso alla Scuola di Partito di Faggeto Lario (dall’1 marzo al 30 luglio 1951) nella lettera del 15 marzo 1951 scrive “Ricordati Riri, ricordalo sempre, anche durante lo studio, le ore di riposo, ricordati che vai a studiare, vai ad imparare ad essere una dirigente capace, ma devi essere orgogliosa di questa possibilità che ti offre il Partito. Perciò Riri, studia, studia, studia con passione, con ardore, studia anche per me, impara a conoscere le nostre teorie, impara a conoscere tutto”. In quella dell’8 maggio 1951: “Studia Riri, studia la storia della società umana; studia la storia dei popoli; studia la storia degli uomini grandi e umili se vuoi conoscere te stessa e il tuo domani; impara a lottare per la conquista della vita se vuoi vivere e sappi che anche il sacrificio è una parte stessa della vita; in molti casi la più bella”. Ed ancora in quella del 2 gennaio 1952: “Il Partito esige un miglioramento qualitativo dei quadri e per ottenere questo è necessario oltre che lavorare, studiare, studiare. Puoi dire che sono un brontolone e tutto quello che vuoi, ma devi incominciare a studiare molto seriamente. Ancora una volta ti ripeto se puoi fai una riunione in meno ma studia”. Al ritorno dal corso a Faggeto Lario, nella lettera del 6 agosto 1951, scrive a Riri: “Oggi ho ricevuto la tua cara lettera del giorno 3 che dice che sei stata assegnata alla FGCI in qualità di responsabile delle ragazze. Mi fa molto piacere e sono persuaso che supererai le difficoltà iniziali e che assolverai con impegno questo incarico”.

7 febbraio 1953. Rimini, sala della Giunta. Matrimonio tra Alfredo Arcangeli e Cesarina Martinini (“Riri”) (al centro)

A volte dalle lettere, di uno o dell’altro, emergono notizie curiose come questa: “Per quanto riguarda l’annessione della Lituania e dell’Estonia non conosco molto di preciso, anzi ricordo che in occasione dei “Corsi Stalin” in Federazione ci fu una discussione tra Randi e Zangheri alla quale io non presenziai per altri impegni. Perciò mi dispiace di non poter intervenire e non so nemmeno quale libro consigliarti: forse l’Enciclopedia del socialismo e del comunismo di Trevisani”.

Per chiudere sul carattere pedagogico delle lettere di Alfredo alla Riri riporto questo brano contenuto nella lettera dell’11 marzo 1951: “Le prime volte che si parla di fronte al pubblico è vero che ci si trova titubanti, impacciati e agitati, ma è anche vero che si è sfiduciati delle proprie capacità e delle proprie forze. Questo fenomeno è capitato anche a me e capita a tutti. Ma con il suggerimento degli altri occorre superarlo in breve tempo. Innanzitutto l’elemento indispensabile è quello di avere fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie forze, e cioè essere sicuri di se stessi, conoscersi e sulla base di questa conoscenza non cercare di trattare temi che non sono conosciuti. L’altro elemento fondamentale è quello di conoscere e conseguentemente tenere conto dell’uditorio: a chi si parla = le sue possibilità di apprendere i temi esposti, per usare il linguaggio ad esso adatto. Il più delle volte, in generale, e questo accadeva spesso anche a me, noi usiamo un linguaggio che espone l’argomento nella maniera più difficile. Questo evidentemente giova poco, perché non si è compresi, dimodochè la nostra esposizione è inutile anche se ascoltata per disciplina di Partito. Occorre perciò trovare l’esposizione più semplice e più chiara senza cercare le pesanti definizioni. Altrimenti l’uditorio non ci segue.
Anche quando tieni una piccola riunione cerca sempre di essere chiara e felice nell’esposizione”.

25-26 ottobre 1952. 1° congresso costitutivo della CGIL di Rimini, autonoma da Forlì. Al microfono Augusto Randi. Il 1. seduto a sin. Alfredo Arcangeli (foto g.c. dall’Archivio Storico della CGIL di Rimini)

“Il pregio di Togliatti, Stalin e tutti i nostri dirigenti in generale, consiste appunto nel fatto che loro illustrano e spiegano la situazione internazionale con una semplicità che è recepibile da tutti. Ebbene noi ci dobbiamo impadronire di questo elemento per il nostro lavoro. Parlare per parlare non serve a nulla. Ma parlare per spiegare, per fare capire, per persuadere, per orientare serve a qualche cosa e questo presuppone che ciò che si dice sia compreso, accessibile a tutti, cioè che entri con facilità nella testa di chi ci ascolta”.

L’agitatore politico opera anche fra i militari, all’interno della caserma, nelle discussioni nelle camerate: “Io nelle discussioni intervengo poco. Prima oriento la discussione poi lascio discutere a loro e al momento opportuno intervengo. A volte vedo che alcuni aspettano proprio con ansia il mio intervento” (lettera del 28 marzo 1951). Alfredo non contesta mai l’esistenza e la necessità di un esercito per il Paese: ma la sua irritazione diventa notevole quando, schierati, il comandante legge i messaggi del Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, in carica dal 1948 al 1953 con il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, repubblicano, che portò l’Italia nella NATO. Alfredo pensa che il suo orientamento politico sia ben noto, se è vero che scrive nella lettera del 10 giugno 1951: “Dalla lista degli allievi caporali sono stato ufficialmente espulso. Io penso di essere già individuato e per questo uso tutte le precauzioni immaginabili”.

2 gennaio 1953. Alfredo Arcangeli al suo tavolo di lavoro alla CGIL di Rimini

Nelle lettere Alfredo si diverte a raccontare a Riri tante volte i sogni che fa miscelando politica e amore: “Anche questa notte mi sono sognato di te. Eravamo stati tutti due a tenere una riunione e tutti due avevamo parlato. I compagni erano entusiasti. Poi ricordo che venni ad accompagnarti fino a casa tua; al cancelletto ci baciammo; una stretta e un giorno passato e tanto lavoro fatto per il Partito. E’ stato un sogno, ma noi ci baciamo ugualmente e i giorni passano e quanto lavoro realizziamo per il Partito” (lettera del 29 giugno 1951). “Se anche la notte mentre dormo sogno cose che al mattino non mi ricordo è certo che la maggior parte delle volte sogno te” (lettera del 19 ottobre 1951).

Alfredo dice a Riri, più volte, che ha scritto a Tabarri per sapere cosa farà quando rientra a Rimini e si preoccupa non poco delle difficoltà finanziarie della Federazione che hanno portato ad una riduzione dell’apparato dei funzionari nel corso della primavera del 1952. Fra quelli lasciati a casa anche la Riri, da febbraio 1952, responsabile delle ragazze della FGCI. Nei mesi successivi mantenne la responsabilità politica, ma senza essere funzionaria (e quindi prendere un piccolo stipendio). Riri iniziò allora a fare piccoli lavori da sarta, soprattutto per la famiglia degli industriali Olivieri di Spadarolo.

3 feb. 1954. Alfredo Arcangeli (3. da destra) alla scuola della CGIL di Ariccia

Nella lettera del 29 ottobre 1951 scrive a Riri: “Non so ancora se i compagni mi manderanno subito a frequentare una scuola e questo dipende anche dal lavoro che dovrò fare (…). Io sento il bisogno di andare a scuola, perché è vero che ho una certa preparazione teorica e pratica e questo grazie alla mia volontà e all’aiuto prestatomi dai compagni, ma è anche vero che ho bisogno di ordinare un po’ le mie conoscenze e di avere una inquadratura”. Nella lettera dell’1 aprile 1952 scrive: “Pensavo che Pietro [Ilario Tabarri] mi scrivesse una lettera con delle novità, almeno mi parlasse un po’ del lavoro che dovrò svolgere quando sarò congedato, invece mi ha scritto un semplice biglietto di saluti”. L’ultima volta che dice a Riri che gli ha scritto è il 7 aprile 1952 per chiedere ancora una volta notizie su cosa farà quando un mese dopo rientrerà a Rimini. Tabarri non gli risponde.

Sia Riri che Alfredo si appoggiarono tantissimo in quegli anni ad Augusto Randi, e a proposito di Lui scrive a Riri nella lettera del 9 novembre 1951: “Nella tua lettera mi parli molto di Randi e mentre tieni conto delle sue attitudini e delle sue capacità ne rilevi i difetti e i lati negativi; ebbene Riri un compagno si conosce nel lavoro, nel modo in cui lavora ed è difficile dare dei giudizi sicuri e definitivi registrando solo alcuni suoi atteggiamenti, perché ognuno ha i suoi momenti di debolezza, ha i suoi momenti facili ad ironizzare, ha i suoi momenti in cui la comprensione è lontana, insomma ognuno ha le sue debolezze in momenti che possono essere particolari e critici”.

16 novembre 2019. La festa degli amici e compagni per i 90 anni di Alfredo Arcangeli

Nell’estate del 1952 Randi lascerà la responsabilità dell’organizzazione della Federazione del PCI riminese per entrare nella segreteria della CGIL riminese, avviata a diventare con il 1° Congresso svoltosi il 25-26 ottobre 1952, autonoma da Forlì, con competenza su tutti i comuni del Circondario riminese. Al Congresso sarà nominato Segretario Generale della CGIL riminese (alla guida di una segreteria composta da Antonio Bersani, Glauco Balestra, Guerrino Migani) e lo rimarrà sino a luglio 1955 quando rientrerà nell’apparato del PCI riminese e sarà eletto Segretario al posto di Mario Soldati (vedi il libro di Domenico Del Prete “Il processo di Via Barberia”).

Alfredo rientra a Rimini il 7 maggio 1952. Randi, in accordo con il Partito, lo porterà con sé in CGIL. L’1 luglio 1952 diventa funzionario della CGIL, nel 1954 entra nella Segreteria della Fillea (edili), la più importante categoria della CGIL, e nel 1958 ne diventerà il Segretario. Ma questa potrebbe essere un’altra puntata della storia della lunga vita sindacale e politica di Alfredo Arcangeli (per altro ampiamente narrata nel volume “La Camera del Lavoro di Rimini. 1903-2023”).

Alfredo Arcangeli (1929-2022)

Paolo Zaghini

4 – fine

(nell’immagine in apertura: Estate 1999. Nella casa di Alfredo Arcangeli a Torriana. Augusto Randi balla con la Riri)