HomeAmbienteLegambiente, dati di “Mal’Aria di città”: nel 2023 superati i limiti giornalieri di PM10 in 18 città italiane

Rimini al limite insieme a Ferrara e Piacenza con 17 sforamenti


Legambiente, dati di “Mal’Aria di città”: nel 2023 superati i limiti giornalieri di PM10 in 18 città italiane


8 Febbraio 2024 / Redazione

La lotta allo smog nelle città italiane è ancora in salita secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città 2024”, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign. Infatti, nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’UE, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone.

Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, probabilmente attribuibile soprattutto alle condizioni meteorologiche “favorevoli” che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog. Sebbene infatti il quadro che emerge per l’Emilia Romagna sia nel complesso positivo per lo scorso anno, quando solo la città di Ferrara si è trovata a superare i giorni consentito di sforamento per il PM10, già i dati di queste prime settimane del 2024 dimostrano il persistere delle condizioni che conducono le concentrazioni di inquinanti al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Dal 21 Gennaio la nostra regione è infatti soggetta alle misure emergenziali a causa dell’eccessiva presenza di inquinanti nell’aria, che, in assenza di piogge o vento, avvolgono come una cappa le nostre città. A Modena e Ravenna è già stata superata la metà degli sforamenti del valore di PM10 consentiti in un anno (rispettivamente 21 e 19 sui 35 possibili al 06 Febbraio), altre città sono al limite (Ferrara, Piacenza e Rimini con 17 sforamenti); se il meteo non cambierà questi numeri saranno destinati ad aumentare e siamo solo a inizio Febbraio.  In questi giorni abbiamo assistito anche al fenomeno della cosiddetta “neve chimica” ovvero nebbia che a causa dell’abbassamento delle temperature, gela, e cade al suolo come fosse neve; una neve pericolosissima però perché è un aggregato di inquinanti, spore e altri allergeni che i depositano nei nostri polmoni, aumentando i casi di asma e bronchite cronica.

“I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni nelle città emiliano romagnole è troppo lento” commenta Francesco Occhipinti direttore di Legambiente Emilia Romagna “Ad oggi tutti i nostri comuni capoluogo dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di PM10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 5% e il 30% mentre per il PM2.5 la riduzione necessaria oscilla tra il 26% e il 47%. Di poco migliore la situazione per quanto riguarda l’NO2, dove la riduzione massima richiesta riguarda Modena con un 26%. Alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa ancora più critica. Bisogna determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali”.

“La discussione sul nuovo Piano Aria Integrato Regionale approvato nei giorni scorsi dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha messo in luce le criticità del contesto emiliano-romagnolo, inserito nel territorio del bacino padano, dove occorrerà intervenire in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni – agricoltura, trasporti, impianti di riscaldamento”, aggiunge Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Se sul versante della mobilità si avviano trasformazioni rilevanti nel contesto urbano, come nel caso delle città a 30 km/h, restano da risolvere le debolezze dei sistemi di trasporto pubblico e da eliminare gli stanziamenti di risorse a sostegno di nuove infrastrutture autostradali, assolutamente controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi. Occorre poi avviare una seria riflessione sui vincoli posti alle attività produttive, sia nel settore zootecnico sia in quello industriale, laddove il Piano non prevede vincoli stringenti per le nuove autorizzazioni e per quelle da rinnovare: è necessaria una valutazione complessiva dei quantitativi complessivi delle emissioni autorizzate a livello regionale, valori al quale non dovrebbe essere consentito di aumentare ma che, al contrario, dovrebbero diminuire in futuro. La crescita economica non può essere considerata più importante della tutela della salute dei cittadini.”

Le sorti della salute dei cittadini europei saranno determinate nel trilogo, l’ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria, prevista entro febbraio 2023. Considerando che in Italia ci sono 47.000 decessi prematuri all’anno a causa del PM2.5, è cruciale – avverte Legambiente – che il Governo italiano non ostacoli ulteriormente questo percorso, evitando deroghe e clausole che possano giustificare ritardi nel raggiungimento degli obiettivi.

“Sulla città di Bologna abbiamo formalmente chiesto da tempo insieme ad altre associazioni un’analisi epidemiologica sugli effetti dell’inquinamento da traffico veicolare per chi vive in prossimità di tangenziale e autostrada commenta Claudio Dellucca presidente di Legambiente Bologna – che volevamo fosse preliminare alla decisione sulla realizzazione del Passante. La richiesta non ha ancora avuto risposta, mentre i cantieri del Passante, che in alcuni punti arriverà ad avere 18 corsie e a sfiorare le case, sono aperti. Crediamo che sia necessario pensare prima alla salute dei cittadini e rivedere alcuni progetti in favore di una mobilità meno impattante per persone e merci.”

 Quest’anno, Legambiente lancia la campagna itinerante “Città2030: le città e la sfida del cambiamento” che si svolgerà dall’8 febbraio al 6 marzo. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign, una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, di cui anche il cigno verde fa parte, farà tappa in 18 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e sicure.  L’iniziativa giungerà a Bologna il 24/02.  Durante la tappa, che si svolgerà al Mercato Ritrovato, si parlerà di Cottà30 e delle misure necessarie affinché a Bologna ci si possa muovere in sicurezza e senza usare l’auto privata.

È possibile seguire tutte le tappe di Città30 sulle pagine Facebook, Instagram Legambiente Lab e Twitter GreenMobility. Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. Firmala anche tu >> https://attivati.legambiente.it/malaria

 

TABELLE RIASSUNTIVE DATI EMILIA ROMAGNA

Media giornaliera e numero totale degli sforamenti al 06/02/2024

CITTA’ STAZIONE

PM10

Media giornaliera (µg/m3)

PM 2,5

Media giornaliera (µg/m3)

NO2

Max media oraria (µg/m3)

SUPERAMENTI DAL 1° GENNAIO 2024 PM 10

BOLOGNA PORTA SAN FELICE

71

47

72

9

FERRARA ISONZO

90

62

17

MODENA GIARDINI

74

65

21

PARMA MONTEBELLO

57

75

12

REGGIO EMILIA TIMAVO

53

82

11

PIACENZA GIORDANI

79

93

17

RAVENNA ZALAMELLA

57

48

19

FORLì-CESENA ROMA

71

73

11

RIMINI FLAMINIA

56

77

17

Medie annuali, numero di sforamenti del 2023 e percentuali delle riduzioni necessarie

  Medie annuali 2023 (µg/mc) Giorni di superamento della concentrazione di PM10 2023 Riduzione delle concentrazioni necessaria (%)
Città PM10 PM2.5 NO2

PM10

PM2.5

NO2

BOLOGNA 21 13 25

4

-5% -25% -20%
CESENA 23 nc 18

11

-12% 0%
FERRARA 25 17 20

36

-19% -41% 0%
FORLÌ 22 13 22

14

-9% -24% -7%
MODENA 28 18 27

32

-30% -46% -26%
PARMA 27 15 24

22

-25% -35% -15%
PIACENZA 26 19 20

26

-23% -47% -1%
RAVENNA 24 14 19

28

-18% -30% 0%
REGGIO EMILIA 27 15 23

32

-26% -34% -15%
RIMINI 26 16 25

34

-22% -36% -20%

Le proposte di Legambiente er uscire dalla morsa dell’inquinamento

 

•             Muoversi in libertà e sicurezza per le città. Servono investimenti massicci nel TPL, incentivi all’uso del trasporto pubblico, mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, implementare ZTL, LEZ (Low emission zone) e ZEZ (Zero emission Zone), elettrificazione anche dei veicoli merci digitalizzare i servizi pubblici, promuovere l’home working, ampliare reti ciclo-pedonali e ridisegnare lo spazio urbano, a misura di persona  con limiti di velocità a “città 30”, rendendo al contempo la mobilità non solo più pulita, ma più sicura e realmente inclusiva.

•             Riscaldarsi bene e meglio. Bisogna vietare progressivamente le caldaie e generatori di calore a biomassa nei territori più inquinati; negli altri invece supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero”, con sistemi di filtrazione integrati o esterni, o soluzioni ibride. 

•             Occuparsi anche delle campagne. In aree rurali con agricoltura e allevamento intensivo, le emissioni agricole possono superare quelle industriali o urbane. Occorre dunque vigliare sul rispetto dei regolamenti per lo spandimento e rapido interramento dei liquami, e promuovere investimenti agricoli verso pratiche che riducano le emissioni ammoniacali, come la copertura delle vasche di liquami e la creazione di sistemi di trattamento, soprattutto per la produzione di biometano.

•             Monitorare per la tutela della salute. È inoltre necessario cambiare anche la strategia di monitoraggio sinora impiegata, aumentando il numero di centraline di monitoraggio in modo da garantire una copertura di tutte le principali aree urbane del Paese. Con la prossima adozione di nuovi limiti più allineati con quelli dell’OMS, infatti, molte delle aree che ora sono in regola non lo saranno più e la verifica costante e puntuale della situazione sarà ancora una volta quanto mai necessaria. Oggi sono disponibili sensori a basso costo che si possono affiancare alle centraline tradizionali, rendendo il monitoraggio distribuito, capillare e scientificamente fondato secondo il paradigma delle smart cities.