Legambiente Emilia-Romagna, “Mal’Aria di città 2024”: Ferrara maglia nera, Rimini la segue
12 Febbraio 2024 / Redazione
Secondo i dati di “Mal’Aria di città 2024” nel 2023, 18 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di PM10. Ferrara maglia nera per l’Emilia-Romagna con 36 sforamenti registrati, Rimini è seconda con 34 sforamenti.
Preoccupa il confronto con i nuovi target al 2030: Piacenza dovrà ridurre del 47% le emissioni di PM2.5, Modena del 30% quelle di PM10 e del 26% quelle di NO2, per citare solo i dati peggiori, Rimini deve diminuire rispettivamente del 36%, 22% e 20% di NO2, ma tutti i nostri capoluoghi dovranno fare molto di più di ciò che fanno ora per ridurre gli inquinanti.
Legambiente Emilia-Romagna afferma: “Un anno di poche luci e molte ombre. La salute dei cittadini è a rischio, Governo, Regioni e Comuni devono accelerare. Per ottenere aria pulita, bisogna ripensare subito la mobilità urbana, implementando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con Città a 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale, nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali e nell’elettrificazione di tutti i veicoli. Indispensabile agire sinergicamente anche sulle altre fonti di inquinamento, come il riscaldamento domestico e l’agricoltura.”
Al via anche la campagna itinerante Città2030, che il 24 Febbraio farà tappa a Bologna, per capire cosa occorre ancora per una mobilità urbana a zero emissioni, più accessibile e sicura.
Il report “Mal’Aria di città 2024”
La lotta allo smog nelle città italiane è ancora in salita secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città 2024”, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign. Infatti, nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’UE, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone.
Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, probabilmente attribuibile soprattutto alle condizioni meteorologiche “favorevoli” che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog. Sebbene infatti il quadro che emerge per l’Emilia Romagna sia nel complesso positivo per lo scorso anno, quando solo la città di Ferrara si è trovata a superare i giorni consentito di sforamento per il PM10, già i dati di queste prime settimane del 2024 dimostrano il persistere delle condizioni che conducono le concentrazioni di inquinanti al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Dal 21 Gennaio la nostra regione è infatti soggetta alle misure emergenziali a causa dell’eccessiva presenza di inquinanti nell’aria, che, in assenza di piogge o vento, avvolgono come una cappa le nostre città. A Modena e Ravenna è già stata superata la metà degli sforamenti del valore di PM10 consentiti in un anno (rispettivamente 21 e 19 sui 35 possibili al 06 Febbraio), altre città sono al limite (Ferrara, Piacenza e Rimini con 17 sforamenti); se il meteo non cambierà questi numeri saranno destinati ad aumentare e siamo solo a inizio Febbraio.
“La discussione sul nuovo Piano Aria Integrato Regionale approvato nei giorni scorsi dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha messo in luce le criticità del contesto emiliano-romagnolo, inserito nel territorio del bacino padano, dove occorrerà intervenire in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni – agricoltura, trasporti, impianti di riscaldamento”, aggiunge Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Se sul versante della mobilità si avviano trasformazioni rilevanti nel contesto urbano, come nel caso delle città a 30 km/h, restano da risolvere le debolezze dei sistemi di trasporto pubblico e da eliminare gli stanziamenti di risorse a sostegno di nuove infrastrutture autostradali, assolutamente controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi. Solo per citare alcuni investimenti sul nostro territorio, che mirano ad “asfaltare” il nostro territorio, c’è la richiesta di una nuova Marecchiese, che dovrebbe tagliare la valle e la variante alla SS16, che rischia di snaturare il comparto agricolo a Rimini nord, di compromettere la conoide del Marecchia e attraversare zone d’interesse naturalistico.”
Le sorti della salute dei cittadini europei saranno determinate nel trilogo, l’ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria, prevista entro febbraio 2023. Considerando che in Italia ci sono 47.000 decessi prematuri all’anno a causa del PM2.5, è cruciale – avverte Legambiente – che il Governo italiano non ostacoli ulteriormente questo percorso, evitando deroghe e clausole che possano giustificare ritardi nel raggiungimento degli obiettivi.
Rimini, negli ultimi anni, ha investito molto in piste ciclabili e sta rivedendo tutta la mobilità sulla SS16. Ma servono scelte veloci per rispondere ad alcune problematiche territoriali:
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via Clodia, in cui il traffico è insostenibile per il centro storico, sia per quello che riguarda l’aspetto della qualità dell’aria, ma anche in tema di sicurezza. Serve diminuire il carico di auto attivando il varco per più ore al giorno, mentre deve essere comunicato il divieto a mezzi di grandi dimensioni, in modo più chiaro, già alla rotonda “Paolo Scarponi”.
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diminuire i flussi di traffico su via della Fiera e via Flaminia, soprattutto perchè su via della Fiera insiste un asilo.
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la ztl in centro storico, dove continua il via e vai di mezzi commerciali.
Quest’anno, Legambiente lancia la campagna itinerante “Città2030: le città e la sfida del cambiamento” che si svolgerà dall’8 febbraio al 6 marzo. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign, una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, di cui anche il cigno verde fa parte, farà tappa in 18 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e sicure. L’iniziativa giungerà a Bologna il 24/02. Durante la tappa, che si svolgerà al Mercato Ritrovato, si parlerà di Città 30 e delle misure necessarie affinché a Bologna ci si possa muovere in sicurezza e senza usare l’auto privata.
È possibile seguire tutte le tappe di Città 30 sulle pagine Facebook, Instagram Legambiente Lab e Twitter GreenMobility. Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. Firmala anche tu https://attivati.legambiente.it/malaria
Le proposte di Legambiente per uscire dalla morsa dell’inquinamento:
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Muoversi in libertà e sicurezza per le città. Servono investimenti massicci nel TPL, incentivi all’uso del trasporto pubblico, mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, implementare ZTL, LEZ (Low emission zone) e ZEZ (Zero emission Zone), elettrificazione anche dei veicoli merci digitalizzare i servizi pubblici, promuovere l’home working, ampliare reti ciclo-pedonali e ridisegnare lo spazio urbano, a misura di persona con limiti di velocità a “Città 30”, rendendo al contempo la mobilità non solo più pulita, ma più sicura e realmente inclusiva.
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Riscaldarsi bene e meglio. Bisogna vietare progressivamente le caldaie e generatori di calore a biomassa nei territori più inquinati; negli altri invece supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero”, con sistemi di filtrazione integrati o esterni, o soluzioni ibride.
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Occuparsi anche delle campagne. In aree rurali con agricoltura e allevamento intensivo, le emissioni agricole possono superare quelle industriali o urbane. Occorre dunque vigliare sul rispetto dei regolamenti per lo spandimento e rapido interramento dei liquami, e promuovere investimenti agricoli verso pratiche che riducano le emissioni ammoniacali, come la copertura delle vasche di liquami e la creazione di sistemi di trattamento, soprattutto per la produzione di biometano.
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Monitorare per la tutela della salute. È inoltre necessario cambiare anche la strategia di monitoraggio sinora impiegata, aumentando il numero di centraline di monitoraggio in modo da garantire una copertura di tutte le principali aree urbane del Paese. Con la prossima adozione di nuovi limiti più allineati con quelli dell’OMS, infatti, molte delle aree che ora sono in regola non lo saranno più e la verifica costante e puntuale della situazione sarà ancora una volta quanto mai necessaria. Oggi sono disponibili sensori a basso costo che si possono affiancare alle centraline tradizionali, rendendo il monitoraggio distribuito, capillare e scientificamente fondato secondo il paradigma delle smart cities.