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Lettera anomala a Gesù Bambino


25 Dicembre 2018 / Nando Piccari

Caro Gesù Bambino,

forse ti chiederai come mai quest’anno indirizzi la letterina a te e non a Babbo Natale. Il motivo è presto detto: se facessi il contrario ne andrebbe della mia dignità; e ti spiego perché.

Anche se ci siamo persi di vista, il mio rispetto nei tuoi confronti resta immutato; unito ad un pizzico di timorosa soggezione, “residuo psicologico” di tutte le volte in cui, da piccolo, ho sentito la mamma ammonirmi severa: “Guarda che così fai piangere Gesù!”.

Ecco, per le suddette ragioni non oserei mai domandare a te uno degli orripilanti doni natalizi che, mosso dagli istinti più beceri, avrei invece trovato il coraggio di chiedere a Babbo Natale.

Detestando la violenza, pur se con fatica sarei riuscito a vincere la tentazione di inoltrargli richiesta di un “idrante spara-acque reflue”, con cui farmi largo per trovare una via di fuga dal “salvin-grillume” che comincia oramai a maleodorare di squallide rimembranze pre-fasciste, ammorbando per contagio una sempre più vasta moltitudine di Italiani fino a ieri “normali”, che oggi si ritrovano invece rincitrulliti e ridotti a patetici quanto pericolosi replicanti: chi delle inquietanti farneticazioni del più alto in grado fra i valvassini che il clan dei casaleggesi ha spedito al governo; chi delle gradassate del bullo legaiolo che spacconeggia al Viminale, al cui seguito accorrono dal Sud d’Italia perfino molti degli irrisi e da lui detestati “terroni” di ieri.

Senza arrivare a tanto, mi sarei accontentato di ottenere da Babbo Natale qualcosa di meno aggressivo dello “spara-acqua”: un più sbeffeggiante “spara-pernacchie automatico” che, una volta programmato a dovere, fosse stato in grado di far partire i suoi “proiettili” senza dover premere alcun grilletto, come in Amarcord: “Avvocato?!”; e giù dei bei sordini di cui resti invisibile l’autore.

Non c’è dubbio che a “beneficiare” più di tutti di un siffatto attrezzo sarebbe senz’altro Salvini. Pensa a quanti meritati pernacchioni: Salvini capo della Lega ladrona che s’è fregata 49 milioni di soldi pubblici, ricevendo dalla giustizia il grazioso regalo di poterli restituire in comode rate 80ennali; Salvini con la sua ridicola tracotanza che finisce per sembrare la parodia di quella mussoliniana; Salvini della «pacchia finita», che lascia i migranti a patire in mezzo al mare facendo chiudere i porti a Tontinello Tontinelli; Salvini che, avvalendosi di compiacenti e altolocate ruffianerie, si traveste mascherandosi ora da poliziotto, ora da carabiniere, ora da so il cavolo cosa; Salvini sulla ruspa, che se una volta o l’altra almeno gli si ribaltasse…

Per non parlare delle pernacchie al Salvini che rende omaggio a un delinquente della curva milanista o riceve in pompa magna al ministero l’adulante Al Bano, per sentirsi dire che «Salvini sta facendo un gran bel lavoro per gli Italiani». Cosa per cui mi “pento di essermi a suo tempo pentito” di aver preso parte ad un teleripreso sordino collettivo ad Al Bano, una sera d’estate di cinquant’anni fa, sul porto di Rimini.

Naturalmente non mancherebbero anche altri destinatari del poco armonioso suono prodotto da quell’arnese: il cicisbeo Di Maio di «abbiamo sconfitto la povertà»; il tremebondo ministro Tria, al cui confronto perfino Don Abbondio sembrerebbe Rambo; il ministro Bonafede, dallo sguardo sveglio e dall’aria vivace di un gufo sparnazzato; che ancor oggi, arrivando al ministero, prima di essere riconosciuto per il “guardasigilli” viene spesso scambiato per il guardamacchine; lui che, da avvocato qual è, chiama «azzeccagarbugli» gli avvocati che in tutta Italia protestano per le “infamità liberticide 5 stelle” su prescrizione, anticorruzione (anziché “legge spazzacorrotti” dovrebbero chiamarla “legge spazzatura e basta”), preannunciato uso “stalinista” delle intercettazioni, ricorso ad “agenti provocatori” pagati dallo Stato per indurre i cittadini a compiere reati.

Pure il nostro territorio fornirebbe la presenza di qualche legaiolo candidato a diventare bersaglio dello spernacchiatore automatico. A cominciare dal sottosegretario forlivese mandato sia ad affossare la nuova Questura a Rimini che a tentare di turlupinare i bagnini con la bufala dell’avvenuto affossamento quidicennale della “direttiva Bolkestein; in ciò supportato dalla bagnina riccionese che a tempo perso fa anche la deputata e la dama assessorile di compagnia della Signora Sindaca Renata Tosi. Anzi, del Signor Sindaco Renata Tosi; perché lei, come più in piccolo la sua collega corianese Spinelli, vuol essere chiamata al maschile: «Basta con queste menate femministe», ha dichiarato proprio ieri a “La Stampa”.

A tutt’oggi non troverei invece alcun eminente grillino riminese contro cui rivolgere quell’arma scanzonata . Infatti il neo-senatore riminese, ancora incredulo di essere diventato parlamentare, è ancora lì che passa il suo tempo a cercare di distinguere un testo legislativo dal menù di un ristorante. Mentre la locale deputatina stizzosetta, riconfermata nonostante il moroso furbacchione l’avesse politicamente inguaiata… che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa.

Insomma, caro Gesù Bambino, ecco in quale degradante “bravata” avrei rischiato di produrmi, con conseguente perdita di autostima, se avessi dato retta alla tentazione di scrivere a Babbo Natale per ricevere quel goliardico oggetto.

Invece, secondo una formula che ti è ben nota, sono riuscito a “non abbandonarmi alla tentazione” e così invio la letterina a te, chiedendo un regalo natalizio del tutto compatibile con le tue “linee programmatiche”: far rientrare in sé le tante brave persone vittime di fagogitatori seriali, che una volta avremmo chiamato “cattivi maestri”, mentre oggi è già molto definirli “perversi bidelli”.

Profittando cinicamente di incertezze del futuro che generano disorientamento sociale, sono riusciti con le loro malefiche predicazioni a far breccia in tanti Italiani, fiaccandone il senso di civiltà e riducendoli a zombie propugnatori sia delle farneticazioni dei Casaleggio che del credo salviniano: quello secondo cui i migranti sono spacciatori, minano la nostra sicurezza, ci portano via il lavoro.

Quando si tratti invece di nomadi, basta andare alla Grotta Rossa, dove gente che ieri osannava Don Oreste oggi si rincretinisce a sbraitare anatemi alle adunate razziste di un repellente comitato.

Ecco, caro Gesù Bambino, i gregari mi piacerebbe che tu li riportassi sulla retta via. Per i loro caporioni, è irriguardoso che sia io a ricordarti quel “liberaci dal male” che ti senti rivolgere milioni di volte al giorno. Insomma, vedi un po’ tu come fare.

Sarebbe però bello se nella “strategia liberatoria” potesse trovar posto pure un tuo aiuto al PD, a smettere di piangersi addosso. Anche se per questo, me ne rendo conto, più che scrivere una letterina occorrerebbe lanciare un S.O.S.

Nando Piccari