Home___primopianoLiliana Segre, l’unica a mettere d’accordo destra e sinistra

Le raggelanti motivazioni dei Comuni che hanno negato la cittadinanza onoraria alla Senatrice


Liliana Segre, l’unica a mettere d’accordo destra e sinistra


1 Dicembre 2024 / Lia Celi

Pinerolo, Adro, Biella, Gorizia, Sesto San Giovanni, Ficarolo, Arzignano, Gualdo Cattaneo, Geraci Siculo, Ciampino, Caluso. Quale sarà il trait d’union fra tutti questi comuni italiani? Un santo patrono, un dettaglio nello stemma, una squadra di sbandieratori, la ricetta della zuppa di fagioli?

No, purtroppo. Ciò che unisce i succitati comuni è il fatto di avere negato la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre. Varie le motivazioni addotte da sindaci e consigli comunali, prima fra tutte “non ha a che fare con la nostra città”/”non ha legami con il territorio”, ma troviamo anche “non ha meriti particolari” e, ultima in ordine di tempo, “è una strumentalizzazione politica condizionata dalla questione israelo-palestinese”.

Questa arriva da Pinerolo, dove a negare nei giorni scorsi il conferimento della cittadinanza a una delle ultime italiane ebree reduci dai lager nazisti è stata una giunta presieduta da un sindaco pentastellato, a seguito di una frattura nella maggioranza, e in particolare nel gruppo M5s. Le altre bocciature, e in genere quelle dal 2019 al 2023, si devono a giunte di centrodestra, che non hanno riconosciuto a Segre “legami con il territorio” (salvo poi, come fece il comune umbro di Gualdo Cattaneo, offrire la stessa onorificenza all’attrice e cantante statunitense Jennifer Lopez, che probabilmente crede che l’Umbria sia una regione del Caucaso), o non hanno visto in lei “meriti particolari” (questa perla si deve al comune di Geraci Siculo, che evidentemente trova disprezzabile il lungo e strenuo impegno di testimonianza contro il razzismo e i crimini d’odio che vede protagonista la senatrice oggi ultranovantenne).

Qualcuno negli anni passati ha criticato lo zelo entusiastico con cui moltissimi comuni italiani hanno offerto a Liliana Segre la cittadinanza onoraria: singoli capoluoghi di provincia come Modena e Aosta o cittadine più piccole come Corleone e Chivasso, ma anche interi gruppi, come i 67 comuni della Sardegna che nel 2019 aderirono tutti insieme all’appello lanciato da Radio Barbagia «per far capire da che parte stanno le comunità sarde di fronte alla vergognosa recente pagina di storia scritta intorno a questa donna».

Parole in cui dovrebbero riconoscersi tutti i comuni di un Paese che ha contribuito a scrivere quella pagina, emanando leggi razziali anche più severe di quelle del Terzo Reich e fornendo alla persecuzione nazista sia collaboratori attivi ed entusiasti, in pensieri, parole, opere e omissioni, che luoghi per la detenzione e i massacri, come il campo di Fossoli o la risiera di san Sabba.

Ma fino all’autunno 2023 per gli amministratori di Lega e di Fratelli d’Italia Segre era una fastidiosa agit-prop con la targa a sinistra, che girava per la penisola a demoralizzare la brava gente raccontando peripezie che non ci riguardano più. Ora invece a prendere le distanze dalla senatrice a vita sono elementi del «campo largo», come i M5s e l’estrema sinistra pinerolese, in nome del sostegno alla Palestina, mentre il centrodestra si ammanta di filosemitismo, anche se ciò che gli piace davvero è il piglio autocratico e nazionalista di Netanyahu. Se esistesse una cittadinanza disonoraria, andrebbe assegnata per direttissima a tutti costoro.

Lia Celi


articolo precedente
articolo successivo