Scusate se torno sull’argomento Vannacci, ma le notizie dell’ultima settimana sono così tragiche e sconsolanti che per evitare di piangere e strapparsi i capelli bisogna sforzarsi di pensare al generale Roberto Vannacci sulla copertina di Chi. Certo, se la cosa meno triste degli ultimi giorni è un generale destrone grafomane narcisista che diventa cover-boy per un magazine di gossip, non siamo messi molto bene, ma bisogna arrangiarsi con quel che offre la cronaca. Quella copertina, d’altronde, è stata molto commentata su giornali e social – non come lo spot Esselunga, ma quasi -, per un dettaglio significativo: il vero protagonista della foto non è l’autore del bestseller dell’estate, Il mondo al contrario (autopubblicato su Amazon e recentemente riproposto da un editore riminese: siamo pur sempre la città di Fellini, abbiamo un debole per gli scocomerati). Il fulcro dello shoot è il piede del generale, ovviamente quello destro, esposto audacemente a tarso e metatarso nudo, in un volenteroso tentativo di passo dell’oca sulle acque del mare di Viareggio.
Dev’essere il primo caso nella storia in cui un piede ruba la scena al suo stesso proprietario, che resta sullo sfondo cercando invano di brillare di altrettanta luce. Fossi in Vannacci farei causa al fotografo: dev’essere stato sicuramente lui a suggerirgli di scalciare fra le onde come un bambino scappato di mano alla nonna («più spruzzi, più spruzzi, generale, fanno simpatia, si fidi»).
E il nuovo guru dei sovranisti all’amatriciana, eccitato dallo iodio, ne ha approfittato per esibire uno slancio di gamba più appropriato per una cancaneuse del Moulin Rouge che per un alto grado militare appartenente nel virilissimo corpo dei parà. A quel povero piede, sempre prigioniero nell’anfibio, non sarà parso vero di potersi scatenare davanti a un obiettivo. Probabilmente l’ultima volta che le piante dei piedi nudi di Vannacci erano apparse in fotografia stavano su un fasciatoio e non avevano ancora mai camminato. Ora o mai più, si è detto il piede, e ha dato il meglio di sé, emergendo dalla spuma del mare come una Venere botticelliana. E il fotografo ha subito capito che quanto a carisma e fotogenia, fra il generale e il suo piede non c’era lotta.
Risultato, la copertina non è facilmente decifrabile. All’osservatore diversamente giovane quel piedone sfacciato evoca d’acchito vecchie pubblicità del Timodore o del callifugo. Poi comincia a interrogarsi: perché mai l’uomo del giorno, re delle classifiche dei libri e sogno proibito di Salvini, mi sbatte in faccia la pianta del suo piede destro? Perché è con quella che ha scritto il suo saggio, come fanno sospettare gli strafalcioni che contiene? Perché nel «mondo al contrario» il saluto romano si fa alzando la gamba anziché il braccio? Perché anatomicamente il piede è sì tarso e metatarso, ma anche falangi, termine che fa sempre battere il cuore a un militare di destra? Oppure quel calcagno bene in vista allude a un tallone d’Achille, un punto debole del generale?
Ecco, questa sembra la tesi più probabile, a giudicare dall’intervista che ha concesso a Chi in esclusiva insieme alle foto. Dove non solo spiega che se sua figlia fosse gay «la indirizzerebbe verso l’eterosessualità» (e come? Pagandole un gigolò o chiudendola in una camerata di paracadutisti?), ma soprattutto ricorda di aver conosciuto sua moglie durante una missione in Romania, mentre «le passava documenti segreti». Sembra un mix fra Mata Hari e Le spie che vennero dal semifreddo. Nessun commento dal ministero degli Esteri o della Difesa. Si vede che alle uscite imbarazzanti di Vannacci, podologicamente parlando, ci hanno fatto il callo.
Lia Celi