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"Tutti al mare (1843-2023). 180 anni di vacanza a Rimini"


Lo splendido catalogo fotografico della storia balneare riminese


15 Luglio 2024 / Paolo Zaghini

Comune di Rimini – Biblioteca Gambalunga – Fellini Museum
“Tutti al mare (1843-2023). 180 anni di vacanza a Rimini”
Pazzini

Fra il 2023 e il 2024 il Comune di Rimini, la Biblioteca Gambalunga e la Cooperativa bagnini hanno allestito sulla spiaggia di Rimini due mostre fotografiche con la riproduzione di centinaia di immagini storiche del nostro turismo balneare.
La seconda, dal 2 dicembre 2023 al 31 gennaio 2024, raccontava il “mare d’inverno” (“L’altra stagione. 20 panchine 26 sguardi su un mare d’inverno”) attraverso le parole di poeti e scrittori. La prima invece, dall’1 luglio al 10 settembre 2023, attraverso otto sezioni, racconta dagli albori della vita balneare a oggi: Si comincia, Tuffi e spruzzi, Chic & Chic, Parate e sfilate, Capanni e rose, Palette e secchielli, Su le braccia, giù le braccia, Tipi e riti. Nelle 100 plance, collocate fra il bagno 47 e il bagno 100, quasi 200 fotografie e 20 manifesti lungo quasi due chilometri e mezzo in riva al mare.

Questo splendido catalogo, con la riproduzione delle foto della Mostra, uscito in ritardo, è comunque un prezioso documento fotografico della storia balneare riminese, curato da Nadia Bizzocchi, direttrice della Biblioteca Gambalunga, e da Marco Leonetti, del Fellini Museum.

Ha scritto la Bizzocchi: “Nel 1843 a Rimini la modernità si è innestata su una storia millenaria, attraverso una nuova attività economica capace di incidere sullo sviluppo estetico e sociale, sull’emancipazione di donne e uomini. Il turismo, frutto e concausa dell’era moderna, ha aperto alle persone nuove modalità di vita, la conquista di libertà individuali, anche estetiche, e processi di emancipazione sociale. Il turismo è oggi una parte importante nella vita culturale delle persone”.

Lo storico Davide Bagnaresi: “Il 30 luglio 1843 è una data che cambia per sempre la storia e il volto della città. Forse nessuno dei presenti quel giorno all’inaugurazione dello Stabilimento Privilegiato dei Bagni di Rimini avrà immaginato quali basi si stavano creando e quale stravolgimento la neonata industria per il forestiero avrebbe portato in futuro. Nessuno, neanche i tre imprenditori (Claudio Tintori e i fratelli Alessandro e Ruggero Baldini) che stanno dando vita a quell’impresa che, dati i tempi, già appare utopica”.

Mara Sorrentino, archivista dell’Archivio fotografico della Biblioteca Gambalunga, scrive: “L’Archivio fotografico della Biblioteca Gambalunga si presenta come un ricco contenitore di oltre un milione e mezzo d’immagini. L’Archivio fotografico ha lo scopo di raccogliere, conservare e diffondere il patrimonio visivo della provincia di Rimini, dalla metà dell’Ottocento ai nostri giorni, e di favorire la ricerca sia per motivi di studio che per le finalità commerciali e promozionali”.

Alle origini della fotografia riminese risalgono gli album “Bagni di Rimini”, realizzati da Vincenzo Contessi, fotografo attivo a Rimini dal 1856 al 1886, e dalla società fotografica gestita fino al 1937 dai figli Alessandro, Ruggero e Galileo. Tutti e tre gli album originali recano sulle eleganti legature lo stemma araldico del Municipio di Rimini, che aveva commissionato la campagna fotografica per pubblicizzare lo Stabilimento Bagni ed i villini da vendere sul lido.

E poi da fine Ottocento non sono più solo le fotografie individuali a testimoniare della vita turistica riminese: sono le cartoline, stampate in migliaia di copie, uno dei mezzi più utilizzati per la comunicazione di massa e la “propaganda” del nostro territorio. Assieme ai manifesti pubblicitari commissionati dall’Azienda di Soggiorno ai grandi artisti: da Gino Ravaioli a Gruau, da Adolfo De Carolis a Gogliardo Ossani, da Adolfo Busi a Marcello Dudovich fino a Marco Morosini.

Scrive Annamaria Bernucci, storica dell’arte: “La grafica pubblicitaria è stata da subito il veicolo principale di comunicazione del turismo balneare dal momento della scoperta della villeggiatura al mare con i primi stabilimenti per dame e nobili, al boom degli anni ’50 e ’60 del Novecento, quando per improvvisa osmosi le spiagge divengono affollatissime e le città deserte, in esodi di massa divenuti sempre più diffusi verso il luogo dello svago, della spensieratezza e delle pratiche ludiche”. E prosegue: “I manifesti pubblicitari già dai primordi della neonata industria delle vacanze, sono stati strumenti di propaganda, decretando la fortuna della spiaggia riminese. Manifesti seduttivi e pervasivi, accompagnati da opuscoli, locandine e cartoline illustrate, immagini coordinate, firmate da artisti, grafici e pubblicitari di fama hanno diffuso e consolidato l’immagine di Rimini come mèta ambita per i turisti italiani e stranieri”.

Nel corso dei decenni l’Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga si è arricchito di continue donazioni e acquisti: gli album della famiglia “Battaglini”, il Fondo Pasquini, gli album di Agnese Maioli e la collezione digitalizzata di Enzo Corbelli, la collezione delle lastre di Mauri, l’archivio Morosetti, l’acquisizione dell’archivio fotografico dell’APT (Azienda di Promozione Turistica erede dell’Azienda di Soggiorno), l’archivio dei fotografi Davide Minghini e Venanzio Raggi.

Chiude il suo intervento la Sorrentino: “La mostra TUTTI AL MARE, sebbene attinga da una notevole quantità di fonti iconografiche e documentarie, non espone un racconto lineare e cronologico della storia del turismo balneare, ma nasce dall’idea di mettere a confronto immagini turistiche di epoche diverse per creare continui paradossi ed enfatizzare gli aspetti legati all’evoluzione di mode e tendenze. Duecento immagini si articolano in riva al mare; loro elemento comune è il ‘set fotografico’: la spiaggia di Rimini”.

Bel catalogo, bellissime foto ottimamente riprodotte. L’augurio è che dallo scrigno magico dell’Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga escano altre nuove iniziative volte a far conoscere le tante immagini di Rimini, spesso una Rimini sconosciuta, ai riminesi, ai turisti, agli appassionati di una cultura visiva.

Paolo Zaghini