HomeCulturaL’odio di oggi diventerà incomprensibile come quello che uccise il povero San Gaudenzo


L’odio di oggi diventerà incomprensibile come quello che uccise il povero San Gaudenzo


15 Ottobre 2017 / Lia Celi

Prendete i disordini e le proteste per l’approvazione del Rosatellum, applicateli al dogma della Trinità ed elevateli alla decima potenza e avrete una vaga idea del casino che regnava in Italia e a Rimini ai tempi del vescovado di Gaudenzo, intorno al 350, nel pieno della lotta fra cattolici e ariani.

Sembra impossibile che allora la gente si scannasse, e non metaforicamente, per sottigliezze dottrinali all’interno del medesimo culto. Al centro della disputa non era una questione ereditaria, come quella che divise sunniti e sciiti su chi doveva essere il successore di Maometto, se suo suocero Abu Bakr o suo cugino Alì: i litigi per l’eredità li conosciamo, ci si accapiglia per un vecchio divano o per un servizio di piatti, saranno pure ragioni meschine ma palpabili e comprensibili.

Alla fin fine anche cattolici e protestanti nel Cinquecento si combattevano per motivi più politici che dottrinali. Ma ariani e cattolici, all’epoca di Gaudenzo, se le davano peggio di ultrà da stadio su finezze teologiche di insondabile profondità come la vera natura di Gesù, oggi appannaggio di esclusivi circoli di dotti porporati e docenti universitari le cui diatribe farebbero addormentare anche Papa Francesco.

I seguaci del prete Ario sostenevano che Gesù non poteva essere della stessa sostanza del Padre, cioè eterno e infinito, e che ne era stato creato e non generato. Insomma, negavano una frase del Credo che ancora oggi si dice a messa; e in effetti ci vuole un maggiore sforzo di fede (o di fantasia) per accettare che Gesù possa essere sia uomo che Dio (a forza di sentirlo dire ai cristiani di oggi non fa più effetto, ma nel 350 il cristianesimo era in fase, diciamo, sperimentale, e doveva ancora competere con Zeus e Apollo, dèi tutti d’un pezzo).

Gli ariani erano sostenuti dall’imperatore Costanzo, che forse non ci capiva tanto nemmeno lui, visto che prima promuove un concilio filoariano a Sirmio e poi un altro antiariano proprio a Rimini, ma poi cambia di nuovo bandiera e fa sì che l’assise riminese bocci la consustanzialità di Gesù.

Il povero vescovo ortodosso Gaudenzo mantiene le sue posizioni e finisce linciato dagli ariani riminesi, nel solco della tradizione di famiglia (i suoi genitori a Efeso erano stati massacrati dai Manichei). Scene di tutti i giorni nel collassante impero romano, da Milano a Costantinopoli.

Anche noi riminesi camminiamo sulla lava solidificata di antiche eruzioni di odio fratricida che oggi ci sembrano inconcepibili. E gli odi che segnano e insanguinano la contemporaneità sembreranno altrettanto stupidi agli uomini di domani.

Per inciso, fra i premi della tombola di San Gaudenzo, un saggio sulle eresie del IV secolo ci sarebbe stato bene, no?

Lia Celi www.liaceli.it