I patti sono gli stessi che hanno portato il governo a varare un mese e mezzo fa il decreto infrazioni che mette fine al rinnovo automatico delle concessioni nel 2027. Una linea davanti alla quale – nonostante i fitti contatti dietro le quinte sull’asse Roma-Bruxelles – la missione che si è intestato il ministro dello Sport, Andrea Abodi, di salvare dalla tagliola della direttiva centinaia di circoli sportivi nati sulle sponde di laghi e fiumi appare in salita.

La procedura d’infrazione pendente contro Roma, è l’ulteriore avvertimento nemmeno troppo velato dell’Ue, non è mai stata chiusa proprio per avere la certezza che le norme comunitarie siano rispettate dopo due decenni di inosservanza. Le modifiche all’articolo 1 del testo licenziato a settembre dal Cdm sono sotto la lente dei tecnici Ue della Direzione generale per il mercato interno ormai da giorni. Gli emendamenti, una sessantina quelli presentati da FdI, Lega e Forza Italia, toccano i rinnovi delle concessioni esistenti entro le date stabilite del settembre 2027 – oppure marzo 2028, in caso di ragioni oggettive che impediscano il completamento delle procedure di gara -, le norme sugli indennizzi da riconoscere ai concessionari uscenti e quelle sull’assegnazione degli arenili antistanti gli hotel e delle concessioni alle associazioni sportive dilettantistiche. Un fronte, quest’ultimo, su cui il dialogo prosegue con l’importante appiglio per Roma dell’attività sportiva “senza finalità di lucro”. L’Ue chiede di sottoporre i circoli sportivi alla dura legge del mercato come tutti gli altri stabilimenti balneari, ma – viene spiegato a Bruxelles – una deroga destinata al nutrito plotone di club potrebbe essere ammessa, sebbene circoscritta a un numero limitato di casi. L’esame degli emendamenti alle commissioni Giustizia e Finanze della Camera – al via formalmente martedì dopo il rinvio della scorsa settimana – dipenderà dall’andamento della trattativa con l’Ue e dal suo giudizio informale preliminare. Trovare un equilibrio sarà fondamentale negli ultimi tentativi di negoziato del ministro Raffaele Fitto, prossimo alla partenza per Bruxelles e protagonista della lunga trattativa che ha portato all’intesa comune di settembre. L’esame formale dell’esecutivo di Ursula von der Leyen inizierà comunque soltanto a legge approvata, ma il bivio è chiaro: quell’accordo con il governo ha rappresentato un traguardo “importante”, ma l’infrazione sarà chiusa “soltanto quanto la legislazione italiana sarà pienamente in linea con il diritto comunitario”.

(Ansa)