L’Ue stoppa l’Italia sui balneari: “Valutazione spiagge disponibili sia reale e obiettiva e fatta su base comunale”
26 Marzo 2024 / Redazione
La posizione dell’Italia, secondo quanto dichiarato più volte dal ministro Matteo Salvini, è che la richiesta di Bruxelles di mettere a gara le concessioni esistenti si basa su un presupposto errato, ossia che la “risorsa”, ossia le spiagge disponibili per i balneari, sia “scarsa”. Stando a una mappatura dei litorali italiani effettuata dal tavolo tecnico di Palazzo Chigi, solo il 33% delle spiagge sarebbe occupata da privati. Ma la mappa non convince Bruxelles.
Infatti secondo la Commissione europea la valutazione delle risorse naturali disponibili, per quanto riguarda la questione delle concessioni balneari, dovrebbe essere “reale e obiettiva” anche in considerazione della loro scarsità. Inoltre, per Bruxelles, la stessa valutazione “dovrebbe basarsi su un’analisi qualitativa” delle risorse. Così il commissario Ue per il mercato interno Thierry Breton è tornato, rispondendo oggi a un’interrogazione dell’europarlamentare Rosa D’Amato (Verdi), sulle ragioni per cui la Commissione, lo scorso novembre, ha inviato all’Italia un parare motivato, secondo passo della procedura d’infrazione aperta sulle concessioni balneari. Nell’interrogazione D’Amato aveva chiesto alla Commissione di pronunciarsi sulla congruità dei criteri utilizzati dalle autorità italiane per la mappatura delle spiagge, e più in generale delle coste italiane, date in concessione o ancora disponibili. Breton, nel rispodere a D’Amato, ha ottolineato la necessità di tenere in conto, nella valutazione delle risorse disponibili, anche delle specificità regionali e locali, come del resto già indicato dalla Corte di giustizia Ue. La Commissione e le autorità italiane, ha ricordato ancora il commissario, continuano le interlocuzioni per garantire il rispetto delle norme Ue, nel caso specifico la direttiva servizi.
Sull’invio all’Italia della lettera con il parare motivato è intervenuta oggi anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen rispondendo a un’altra interrogazione – presentata da un altro europarlamentare dei Verdi, Piernicola Pedicini – nella quale si chiedeva perchè la decisione non fosse stata resa nota pubblicamente e soprattutto alla stampa nell’ambito del pacchetto procedure d’infrazione annunciato i giorno stesso. “Il registro pubblico della Commissione – ha scritto la presidente – ha tempestivamente diffuso informazioni” sulla decisione presa. “Le parti interessate – ha poi aggiunto – hanno ricevuto messaggi specifici dalla Commissione in cui è stato spiegato la decisione presa. Anche la commissione petizioni dell’Eurocamera è stata regolarmente informata.
Lo scorso gennaio, il governo ha risposto al parere motivato della Commissione. Bruxelles sta studiando la replica, e nonostante siano passati circa due mesi, non ha ancora comunicato la sua valutazione. Le parole di Breton sembrano indicare che la distanza con Roma non sia stata ancora ricucita. ‘Le interlocuzioni proseguono”, ha detto il commissario. Senza un’intesa, è probabile che Bruxelles porti il caso dinanzi alla Corte di giustizia Ue, ultimo passo prima delle sanzioni economiche.