Home___primopianoL’ultimo colpo della Goliardia di Rimini: San Marino resta senza artiglieria

E sempre da noi si svolse il il XVI Congresso dell’ U.G.I con Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia e Sergio Stanzani


L’ultimo colpo della Goliardia di Rimini: San Marino resta senza artiglieria


21 Gennaio 2024 / Giuliano Bonizzato

-‘Scusa Gibo. Cosa intendevi dire, nella tua ultima cronaca, affermando che ai tempi della tua giovinezza Renzo Arbore era un ‘Principe della Goliardia’?-

Poiché la domanda mi è stata rivolta da un cinquantenne, lì per lì mi sono stupito che non lo sapesse… Eh, già. Dimentico troppo spesso la mia età… Come diceva quel tale: “Dentro ad ogni vecchio c’è sempre un giovane che si chiede cosa gli sia successo”. Era invece perfettamente logico che l’amico ignorasse istituzioni defunte già al tempo della sua nascita… Figuratevi che non ne trovo traccia neppure su Wikipedia alla voce ‘Goliardia’…

Beh, magari a molti di voi non glie ne potrà fregar di meno ma mi sento tenuto a riempire questa lacuna. Cominciando col dire che gli Ordini Sovrani erano costituiti su base cittadina o regionale. Bologna ad esempio era retta dal Sacer Venerabilisque Fictonis Ordo, la Liguria dal Dogatum Genuense, Roma e Torino da un Pontificato, Trieste e Padova da un Tribunato, Firenze dall’Ordine della Vacca Stupefatta, le Marche dalla Cricca Marchigiana.

La nostra regione (ben lungi dal ritenersi collegata all’Emilia) si era costituita in Feudo Goliardico Romagnolo rappresentato nelle varie Città da un Castello retto dal Vassallo nominato dal Gran Feudatario di Ravenna. I titoli nobiliari venivano assegnati soprattutto in seguito alla partecipazione a imprese che conservavano il medievale sapore della sfida e della beffa. Sono in grado di descrivere perfettamente quella che di esse fu, probabilmente, l’ultima.

Nel 1956, subito dopo la Conferenza di Ginevra invocante il disarmo e… l’inizio della guerra in Vietnam (!) i goliardi romagnoli decisero di esprimere a modo loro la protesta dei pacifisti, cominciando col privare della propria artiglieria la Repubblica di San Marino. Fu così che la notte di venerdì 13 aprile diciannove “Nobili” del succitato Feudo Goliardico, a bordo di quattro autovetture, si introdussero, previa scalata delle mura, nella torre centrale ove erano posizionate artiglierie cinquecentesche di facile asporto, che, in parte smontate vennero occultate poi, a Bologna, soprattutto sotto i lettini delle loro camere in affitto.

Venne quindi inviato sul Titano un Messo in vesti medievali al fine di recapitare ai Capitani Reggenti una pergamena redatta in caratteri gotici, che proponeva la restituzione di quanto trafugato, previo un loro atto di ferma condanna della Guerra. Tra lo stupore generale il Messo, dopo una breve sosta in cella, fu rispedito al mittente accompagnato da non troppo velate minacce di denuncia. Nessuno se le aspettava, poiché, fino a quel momento, ai Goliardi, certi comportamenti giudicati delittuosi in altri contesti, erano pacificamente consentiti come da tradizione millenaria risalente ai clerici vagantes.

Fu così che bombarde spingarde e colubrine cominciarono a scottare sotto i giacigli felsinei dei Nobili sottrattori. Per fortuna e con l’intervento intelligente ed equilibrato di un vicequestore bolognese (non per nulla uno dei nostri in quanto già autorevole membro del Sacer Venerabilisque Fictonis Ordo) tutto si risolse senza colpo ferire.

Fu però il primo preoccupante segnale dei tempi che stavano cambiando, l’inizio della fine di quello “spirito goliardico” autoironico, dissacrante e un po’ folle, destinato a rivivere trent’anni dopo e per un breve periodo proprio grazie alle trasmissioni radiofoniche e televisive di Renzo Arbore.

Un ex Principe della Goliardia… A partire dal 1958, le associazioni Goliardiche assunsero, progressivamente, una connotazione politica, fondendosi in gran parte nell’ Unione Goliardica Italiana che rappresentò l’essenza, laica e libertaria, di quella Goliardia che fino a quel momento si era limitata a sbeffeggiare nei modi più fantasiosi, l’autoritarismo e le gerarchie, di qualsiasi colore fossero. Primi esponenti dell’U.G.I. i ‘Principi’: Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia e Sergio Stanzani, poi fondatori del Partito Radicale Italiano.

Fu a Rimini che si svolse dal 28 al 31 marzo 1967 il XVI Congresso, forse il più significativo, dell’ U.G.I. Nella Rimini che, proprio in quegli anni, aveva dato vita (in consapevole violazione della normativa sul monopolio pubblico dell’informazione) alla prima televisione privata Italiana: Babelis TV (in seguito denominata VGA Telerimini). Nella stessa Rimini, dove dal ‘56 al ’61 (gli anni in cui si andare in galera per una vignetta) si pubblicava, unico nel suo genere, un periodico di coraggiosa satira anti-sistema: “Il Goliardo”…. Tanto per confermare, come diceva il Cardinal Tonini, che ‘Nel bene e nel male succede tutto prima qui’.

Giuliano Bonizzato