Rimining! Il neologismo sfornato da Palazzo Garampi nel 2015 (definito al momento del lancio ‘un brand che incarna uno stile di vita’) è ,da qualche anno, praticamente scomparso. C’è da dire, comunque, che fin dall’inizio il termine venne criticato dai pignoli per l’uso ‘maccheronico’ della lingua inglese dal momento che, chissà perché, avremmo dovuto considerare Rimini un verbo anziché una città. In tal caso la traduzione dall’inglese di Rimining sarebbe, nell’ordine: “Riminante” (participio presente) “Riminando” (gerundio) e “il Riminare” (infinito sostantivato).
Qualcuno si prese pure la briga di chiedere a Google il significato di questo ‘brand’, col risultato di essere interpellato a sua volta dal motore di ricerca con un: ‘Forse cercavi Rimming’? Scoprendo che, con questa parola, gli inglesi indicano l’atto sessuale che gli antichi romani definivano ‘anilinguus’….
Per fortuna la diffusione progressiva del neologismo, utilizzato in più sedi, ha escluso ogni possibilità di equivoco. E infatti, dopo qualche tempo, Google interpretava correttamente il termine come ‘un modo nuovo di fare turismo’.
A mio sommesso avviso, l’aver trasformato Rimini in un verbo inglese, con quella ‘ing’ dai tre significati, deve considerarsi una trovata geniale… Rimining! Come dire che i riminesi diventano ‘riminanti’ e dunque assolutamente speciali quando offrono il loro prodotto turistico. Che il ‘riminare’ rappresenta pertanto il loro originale e vincente marchio di fabbrica. E che ‘riminando’ si fa davvero molta strada…
Interpretazione troppo personale e un po’ forzata? Può darsi. Magari il creatore del neologismo pensava invece a una Rimini combattiva, battagliera, grintosa… ‘Rimining’! Una Rimini sul Ring!
Va a capire.
Giuliano Bonizzato