Come ci si sente ad abitare in una città dove è avvenuto un delitto di cui parlano tutti i giornali? Il caso di Pierina Paganelli non è un semplice caso di cronaca nera, ma un assassinio misterioso che ha tutte le caratteristiche del poliziesco all’antica, quello di Cluedo o dei romanzi di Agatha Christie, con una sola vittima e una rosa di sospettati che, come scopre il detective, potevano avere tutti un movente nascosto.
È il «giallo di Rimini», come lo chiamano i media, che oltre a essere seguito dalla stampa è diventato una specie di rubrica fissa in Chi l’ha visto, che ogni settimana aggiorna il suo pubblico sulle ultime verità (reali o presunte) emerse nelle indagini e sta facendo conoscere a tutta Italia via del Ciclamino e dintorni, insieme ai protagonisti dell’intricata vicenda: Pierina, la 78enne uccisa con 29 coltellate, le figure più inquietanti del suo contesto familiare e i vicini di casa.
L’unico che sembra avere un alibi solido è il figlio Giuliano Saponi, vittima di un grave quanto oscuro incidente stradale, che il giorno dell’omicidio era in ospedale, appena uscito dal coma. Sullo sfondo, la comunità dei Testimoni di Geova, di cui faceva parte la povera Pierina insieme ad alcuni suoi congiunti e affini. Un dettaglio inusuale che rende ancora più intrigante tutta la faccenda, a causa delle particolari regole che seguono gli adepti di questo movimento religioso, che per i profani è solo fatto di scampanellate inopportune, inviti a «parlare della Bibbia» e opuscoli sulla fine del mondo imminente. E invece c’è molto, molto di più.
Ad esempio, come apprendiamo dal Corriere di ieri, ai «servitori di ministero», specie di sacrestani che alleggeriscono gli «anziani» (le guide della congregazione) dei compiti di carattere più pratico, si richiede una particolare moralità. E il figlio di Pierina, che era appunto «servitore di ministero», era stato sollevato dall’incarico a causa di una «relazione pubblica». Non significa, come avevo pensato io in un primo momento, che Giuliano aveva una storia extraconiugale ormai nota a tutti, ma che qualcuno aveva presentato in assemblea un elenco dettagliato di tutti i suoi comportamenti non in linea con i dettami della congregazione. E chi l’aveva presentata, quella relazione pubblica, un gesto decisamente poco carino? Nientedimeno che sua moglie Manuela, la presunta dark lady di via del Ciclamino, poco prima che Saponi venisse investito davanti a casa da un pirata della strada ancora incognito alla guida di un automezzo non identificato, e ridotto in coma per mesi.
A Manuela viene attribuita un’altra relazione, meno pubblica, con il senegalese Luis, marito della vicina di casa, che nei giorni scorsi è stata a lungo interrogata dagli inquirenti e si dice sicura dell’innocenza del marito, fedifrago ma non assassino. Semmai un po’ smemorato, visto che continua ad affermare che mentre Pierina veniva accoltellata nel garage lui stava guardando un film sul divano di casa, ma non riesce a ricordare quale (non un gran complimento nemmeno per il film, va detto). Completano il cast l’ambiguo fratello di Manuela, Loris, suo padre Duilio, e una lavatrice accesa in un orario insolito nella notte fra il 3 il 4 ottobre. Per lavare indumenti sporchi di sangue? Oddio, se per la polizia avviare la lavatrice di notte è un inizio di complicità in un omicidio e non un espediente per alleggerire la bolletta, rischio di ritrovarmi indagata pure io. Nel qual caso mi vedrete a Chi l’ha visto? mercoledì prossimo. Ho giusto il tempo di inventarmi un alibi e di andare dalla parrucchiera. Che film ho guardato in tivù il 3 ottobre?
Lia Celi