Sine dubitatione. La risposta è affermativa. Ma c’è un ma… Diciamo subito come ha detto, (ipse dixit), il Professor Piero Meldini, ci vogliono gli ulivi. Senza gli ulivi, non c’è oliva. E il riminese è ricco di ulivi, più di trecentomila. La salsiccia con le olive arriva fino a Pesaro e la bassa vallata del Foglia. Nella amata Urbino hanno i torricini e la crescia, ma non il nostro piatto. Nel ravennate nisba, nonostante Brisighella prima DOP italiana per l’olio e il prezzo, come pure nel forlivese. Qualche traccia nel cesenate dalle parti di Savignano, ma non a Borello e la Valle del Savio. Insomma per farla breve, l’agro riminese, la fa da padrone.
Piatto antico? Direi di no. Piatto povero? Assolutamente si. Non c’è ristorante che lo propone. Piatto da Osteria con la O maiuscola. Datato anni ’50/’60, quando il maiale, la salsiccia si fa con il maiale, si smetteva a gennaio/febbraio, per il freddo, altrimenti la carne non si conservava. Ultima nota, ma molto importante: l’oliva migliore per le salsicce è il Correggiolo, oliva nobile del Centro Italia, ed una delle migliori in assoluto. La sua diffusione riguarda soprattutto la Toscana e la Romagna,
E’ d’obbligo il Sangiovese giovane. Prendete nota e ringraziatemi per queste perle di saggezza.
Rurali sempre,
Enrico Santini