Mi scrutò per alcuni secondi da sopra gli occhialoni da miope, mandando per aria due incredibili sopracciglia. Poi disse: “Va bene. Fammi ridere”.
Il Goliardo non era il periodico degli Universitari Riminesi, come si leggeva sotto la testata. Nato coraggiosamente durante il fascismo e risorto dopo la guerra era il giornale della tipografia Cosmi.
Le generazioni di studenti si susseguivano, e Glauco Cosmi restava, punto di riferimento e selezionatore severo di giovani penne cui era affidato il privilegio di proseguire la tradizione della gloriosa testata. Glauco, elzevirista principe di quello stesso ‘fogliaccio’ era dunque un editore nel senso più nobile del termine. E in tale veste lo conobbi prima ancora che divenisse l’anima della Sagra Musicale Malatestiana. E (come si scoprì solo dopo la pubblicazione postuma dei magnifici versi casualmente rinvenuti sotto un cumulo di scartafacci) poeta dialettale intimista e sensibile. Tra le enormi macchine stampatrici si aggirava, silenzioso, il vecchio “Colino”, il padre che Glauco, senza darlo a vedere, venerava. Tanto che per lui, per sopravvenute difficoltà nella gestione diretta della Tipografia, aveva abbandonato la carriera giornalistica al Corriere della Sera.
Tirai fuori il mio pezzo di carta e cominciai a leggere, con voce non troppo ferma, mentre quelle sopracciglia si sollevavano sempre più su verso la fronte aggrottata.
Al Goliardo ero già entrato come caricaturista in sostituzione dell’ineguagliabile Fabbri emigrato a Milano. Ora, raggiunta l’impegnativa età di anni ventuno, coltivavo l’ambizione di scriverci.
L’esame di diritto privato che avevo appena sostenuto a Bologna mi aveva preoccupato meno del giudizio del Maestro.
Il Goliardo non era uno scherzo.
“Esce quando gli tira e costa mezza lira” si leggeva sotto la testata che riproduceva pari par quella degli anni trenta. Ed in effetti il Goliardo (Goliardone nelle edizioni speciali), usciva quando gli tirava. In queste occasioni però “puliva il melo” per numero di copie vendute e inserzioni pubblicitarie.
Passai anche questo esame.
Fu l’inizio delle ‘Cronache Malatestiane’.
E di una lunga amicizia.
Giuliano Bonizzato