Max Springher, il cittadino del mondo che scelse Riccione
6 Maggio 2019 / Paolo Zaghini
Fosco Rocchetta: “Max Springer. Raffinato violinista e direttore d’orchestra riccionese” La Piazza
Mi divertono molto queste piccole pubblicazioni che Fosco Rocchetta, ex direttore del Centro della Pesa di Riccione, va redigendo ricercando personaggi riccionesi, o acquisiti a Riccione, dimenticati ormai da molto tempo (per avere il quadro delle ricerche fatte e pubblicate da Rocchetta rimando alla mia recensione sul volume “Riccione strabiliante: il Nirigua e le origini del divertimentificio”).
Questo nuovo capitolo della personale ricerca su Riccione redatta da Rocchetta è dedicata al maestro Max Springher che come scriveva Albo Casadei (in La Perla Verde n.3/1973) “capitato non so come, a Riccione, nella primavera del 1934, Max Springher egiziano di nascita, rumeno di origine, italiano di cittadinanza, conobbe e nel dicembre di quello stesso anno sposò una delle più belle figlie della nostra generosa terra di Riccione: la signora Italia di Memmo Papini e mamma Rosa”.
Springher era nato ad Alessandria d’Egitto nel 1910 e morì a Riccione nel 1967. Diplomatosi al Conservatorio di Parigi nel 1925, giovanissimo, può vantare una carriera musicale prestigiosa, tra il 1930 e il 1960. Bravo violinista e direttore d’orchestra, come solista o alla direzione d’orchestre, ha attraversato con successo diversi generi della musica: dalla classica alla leggera, dal tango al jazz, ove diede il meglio di sé.
Scrive Adriano Mazzoletti nel volume “Il jazz in Italia dallo swing agli anni sessanta” (EDT, 2010): “Springher fu eccellente violinista, ottimo improvvisatore dotato di una grande verve jazzistica. Incise pochissimo, sia dischi di jazz che di pseudo jazz, ma dalle rare incisioni giunte a noi, ci si rende immediatamente conto dell’alto livello di questo violinista”.
Springher suonò, con diverse orchestre, nei più importanti locali italiani e accompagnò a cavallo della guerra noti musicisti: dal Quartetto Cetra a Natalino Otto, da Teddy Reno a Henghel Gualdi. Nella seconda metà degli anni Trenta quello di Springher venne considerato uno dei migliori complessi di swing esistenti in Italia.
Dopo il matrimonio Springher suonò spesso anche a Riccione al Dancing Florida, uno dei locali più alla moda. Ma il suo pieno riconoscimento e valore musicale avvenne nel luglio 1939 quando suonò nei giardini del Palazzo del Turismo e nei saloni del Grand Hotel di Riccione, in occasione del “Raduno delle Stelle”, indetto per l’assegnazione del “Premio Riccione” per un soggetto cinematografico ideato da Vittorio Mussolini. Un evento mondano cui prese parte il fior fiore dello spettacolo italiano.
Negli anni della guerra suonò spesso a Riccione e in altre città della Romagna in iniziative promosse per scopi benefici, assieme alla cantante Alessandra Drudi, in arte Gea della Garisenda, moglie del senatore ed imprenditore Teresio Borsalino, noto per la sua fabbrica di cappelli, entrambi amici carissimi del violinista.
Dal 1946 suonerà nei più importanti locali del nord Italia, fra cui l’Hotel Continental di Milano, un vero e proprio tempio per gli appassionati di jazz. Nel maggio 1948 fu invitato al Secondo Convegno Nazionale del Jazz a Firenze, ove suonarono i migliori complessi jazz del tempo. Per anni portò il suo violino e la sua musica nelle grandi sale da ballo d’Italia e d’Europa, sulla scena dei più famosi locali.
Ma, riprendendo ancora l’articolo di Albo Casadei: “dopo le vicende della guerra, la figlia, la sposa, la casa, i parenti e gli amici intenerirono il suo animo di nomade, inducendola ad affondare le radici qui a Riccione, sua città elettiva, dove, senza “mai attaccare il violino al chiodo”, diede vita assieme alla moglie ad una azienda alberghiera seguendo l’estro dei riccionesi con i quali aveva fuso la sua cultura, assimilando a sua volta la loro”. L’albergo era l’Hotel Garisenda.
Rocchetta, grazie ai familiari di Springher, ha potuto pubblicare una serie di fotografie straordinarie della sua vita artistica. Diverse delle quali in locali riccionesi.
Nel corso della ricerca, Rocchetta ha trovato notizie anche sulla sorella di Springher, Hilda (1908-1978), attrice del varietà e del cinema dei “telefoni bianchi”. Donna dalla vita movimentata che fece avanspettacolo con Macario, Dapporto, la Osiris e poi il cinema.
“Donna incantevole, di uno charme ineguagliabile” sposò un industriale pratese, Gualtiero Benelli. Ebrea, rischiò la deportazione. La salvò l’amica Edda Ciano che si appellò al padre, cioè Benito Mussolini. Una nipote di Hilda Springer è Marina Terragni, giornalista, scrittrice e blogger.
Nulla ci dice Rocchetta invece sull’essere ebreo del fratello Max.
Infine, chiude il volume il risultato di una preziosa ricerca sulla discografia di Springher compiuta da Rocchetta presso l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovosivi (ICBSA), ex Discoteca di Stato di Roma.
Paolo Zaghini