Michele Marziani da giornalista girovago a montanaro filosofo
26 Giugno 2022 / Paolo Zaghini
Michele Marziani: “La cura dello stupore. Appunti sull’arte di cavarsela e star bene con se stessi” – Ediciclo.
A distanza di qualche anno lo scrittore Michele Marziani torna su un tema a Lui caro, ovvero come riuscire a star bene con se stesso lontano dalla gente, dalla folla, preferendo una vita isolata in un piccolo borgo di montagna di 200 anime, sotto la grande vetta del Monte Rosa, in Valsesia. Tema già affrontato nel volume “Il suono della solitudine. Piccole storie da raccontare a te stesso” (Ediciclo, 2018).
“Credo nell’epica dell’esistenza. Anche la mia solitudine non è altro che un tentativo di narrazione di una vita nella quale non sono mai riuscito a stare da solo, se non con me stesso”.
Ma per riuscirci bisogna essere molto bravi, perché altrimenti la vita rischia di essere veramente triste e veramente brutta. Michele invece sembra aver raggiunto, superati i sessant’anni, un equilibrio stabile, che gli consente di passare il tempo facendo cose che ama, e che non hanno bisogno necessariamente di altre persone al suo fianco. Anche se così veramente non è. Perché sono gli amici che, alla bisogna, lo soccorrono e lo sostengono.
“Sono un pensatore di particolari, di marginalità, cammino sottocoperta nella speranza di essere notato. Il dilemma di Nanni Moretti nel film ‘Ecce Bombo’ – ‘Mi si nota di più se vengo e me no sto in disparte o se non vengo per niente?’ – per me è intrinsecamente risolto in una sorta di desiderio di essere notato pur non essendoci”.
Ma alla fine confessa: “Sono di indole solitaria, traggo piacere dallo stare da solo, ma soffro nell’essere isolato, perché la vita, per me, è sempre stata un insieme di affetti. In particolare di amici”. “Amo le contraddizioni, le mescolanze, la non linearità, i deragliamenti della vita. Quelle cose alle quali sai rispondere nell’unico modo possibile: sorridendo e allargando le braccia. E’ andata così”.
La rivelazione della solitudine come valore e occasione per riscoprirsi, la paura come strumento utile per conoscere i propri confini, lo stupore come un nuovo punto di vista per leggere il mondo, hanno insegnato a Marziani l’arte di cavarsela. I libri e la ricchezza offerta dalle parole gli hanno curato l’anima. Nel libro cita almeno una settantina di autori e di titoli di libri: “Io sono un nulla che ha sognato molto: un nulla pieno di storie …” “mi viene in soccorso Sebastiano Vassalli, parlando di sé. Cado sempre lì, tra gli scrittori che amo. E’ più forte di me”. Ma il libro e l’autore che Michele sembra più apprezzare, citandolo più volte, sembra essere “Walden ovvero la vita nei boschi” dell’americano Henry David Thoreau (1817-1862) che recita “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto”.
E così un giorno ha fatto anche Marziani, cessando il mestiere di giornalista girovago, per trasformarsi in un montanaro filosofo, alla ricerca di se stesso, di una scoperta quotidiana dell’ambiente naturale in cui ha deciso di vivere. “Le erbe prima, poi il pane, in mezzo i funghi, le trote che mi sono sempre procurato da solo (…). Il cibo, che ben conoscevo, che avevo studiato, conosciuto e approfondito da esperto, è rimasto a lungo una terra di nessuno: lo frequento perché mangio tutti i giorni e mi piace farlo bene, dove per bene intendo in maniera salubre, con ingredienti scelti con cura, possibilmente raccolti da me”.
Nel succedersi dei capitoli, nell’affastellarsi dei temi trattati, nella elencazione dei propri principi, nel racconto del vivere quotidiano di Marziani, la scrittura è un dato importante. Michele lo sa fare, la sa usare. “Protesterai con le parole giuste: quelle che non offendono ma dicono il pensiero”. “Hai imparato ad ascoltare. A mettere in fila le parole per cogliere il significato che hanno per chi le pronuncia”. E la sua è una scrittura colta, piacevole, coinvolgente dove, pur in assenza di una trama, le pagine scritte ti coinvolgono e ti fanno riflettere. E in maniera autoironica Marziani si domanda: “se tante idee alla rinfusa e pure un po’ strampalate possano trovare davvero dei lettori. Poi chiudo il taccuino e mi rispondo di sì. Forse sì. Il solito incosciente”.
“Ci sarà un giorno in cui me ne andrò del tutto. Nell’attesa, che spero sia lunga e interessante, ho sempre immaginato sia importante capire quando partire, quando cambiare, quando le cose finiscono. Non è facile perché ci piace che tutto sia eterno: la giovinezza, la prestanza, il successo, l’amore, la vita, appunto. Niente lo è, ma prima di dircelo fingiamo a lungo che lo sia”.
Paolo Zaghini