Misano: dedicata all’educazione sentimentale la quattro giorni filosofica misanese. Dal 26 al 28 giugno
20 Maggio 2024 / Redazione
Sentimenti, affetti, emozioni accompagnano la nostra esistenza e ne influenzano il percorso verso sviluppi più o meno felici: tale è il loro impatto sull’esistenza umana che, per afferrarne il senso, la natura, le dinamiche, si sono adoperate le scienze umane e sociali, la medicina e perfino la biologia e la chimica del corpo. Al tema dell’educazione sentimentale è dedicata la quattro giorni filosofica misanese che ogni anno coinvolge un vastissimo pubblico. Dal 26 al 28 giugno sotto la regia di Gustavo Cecchini illustri pensatori dialogheranno con il pubblico sulla necessità dell’educazione ai sentimenti, oggi più che mai necessaria, per acquisire quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l’amore dall’odio, la partecipazione dall’indifferenza.
Apre mercoledi 26 giugno, presso il giardino della Biblioteca Comunale, il filosofo Silvano Petrosino che declina uno dei sentimenti più importanti ed enigmatici: l’amicizia. “Che significato diamo oggi alla parola amico? Che tipo di esperienza descrive il termine amicizia? Quali sono i tratti che consentono il suo riconoscimento? Di troppa amicizia si può morire? E morire per un amico, si può? Sono solo alcune delle domande che affronterà uno dei filosofi italiani più attenti al mondo dei sentimenti. Amicizia come atto di gratuità, dunque, da cui siamo investiti al di là di ogni nostra iniziativa e decisione”.
giovedi 27 giugno in P.zza Repubblica arriva l’acclamata “star” filosofica, Umberto Galimberti con una lezione dal titolo: Quando la vita era guidata dal cuore: emozioni e sentimenti nell’età della tecnica. Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicanalista italiano, ci racconterà, in una serata di grande fascino, come il sentimento non sia una dote naturale, ma una dote da acquisire ed accrescere culturalmente. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso la mitologia. Nel grande Olimpo della cultura greca ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti umani, una fenomenologia dei sentimenti umani. Nell’Olimpo i Greci hanno descritto le passioni, le emozioni ed i sentimenti quelli che Dante chiama i «movimenti umani». Nel nostro tempo possiamo riapprenderli attraverso la letteratura, luogo privilegiato dove si imparano il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, la passione, il romanticismo. La «distanza» odierna dalle emozioni, dalla complessità del linguaggio in cambio di facili semplificazioni unite ad un uso senza freni della tecnologia, provocano una preoccupante e spaesante confusione emozionale.
Venerdi 28 giugno, sempre in piazza Repubblica, Enzo Bianchi fondatore della Comunità monastica ed ecumenica di Bose che declinarà la parola Compassione. Compatire non è un atteggiamento esercitato dall’alto verso il basso, con superiorità, come un guardare l’altro con sufficienza “avendo pietà di lui” e neppure come una manifestazione di debolezza, ma significa “patire, soffrire con”, secondo la sua etimologia latina (cum + patior). In tal modo la compassione è tornata a designare un movimento con il quale andiamo dove c’è il male e condividiamo con il sofferente la sua situazione, partecipando al male altrui: raggiunti dalla sofferenza di un altro, sentiamo il dolore sempre come suo, fino a sentirlo con lui come nostro. Il dolore dell’altro diventa il mio dolore. La compassione non è la soluzione alla sofferenza ma è l’unica risposta sensata che l’uomo può dare di fronte al male. Si tratta di soffrire a causa della sofferenza di un altro, di accettare che l’altro con la sua sofferenza faccia soffrire anche me. E si faccia attenzione: questo sentimento, questa passione, da assumere in primo luogo nelle relazioni interpersonali, non si può limitare a tale dimensione, ma deve aprire una strada a livello sociale e anche politico.
La Nostalgia sarà il tema di chiusura, sabato 29 giugno nel giardino della Biblioteca, con la filosofa Lucrezia Ercoli. Titolo del suo intervento: Paradisi perduti. Filosofia della nostalgia. “I veri paradisi sono i paradisi che abbiamo perduto”, ha scritto Marcel Proust. La nostalgia è un sentimento che ci accompagna da sempre. Ma oggi più che mai il presente ci sembra opaco, il futuro incerto e imprevedibile: e preferiamo rifugiarci nel rimpianto di una presunta età dell’oro, nel ricordo del “come eravamo” prima di perdere le illusioni. La tecnologia alimenta questa epidemia nostalgica. Il nostro smartphone, invece di portarci nel futuro, si è trasformato in una macchina del tempo che, con un filtro color seppia, tinge il presente di malinconico struggimento. Ma è un gioco pericoloso, la nostalgia può diventare una malattia inguaribile. In questo eterno ritorno dell’identico sembra esaurito lo spazio per pensare il futuro e per produrre il nuovo.
Tutti gli incontri iniziano alle ore 21,15.
Info:
0541 618484
0541 615520