Montefiore: La minoranza. “Che tristezza essere femministe solo perché è il 25 novembre”
24 Novembre 2024 / Redazione
“Non basta indossare un paio di scarpe rosse o colorare una panchina di rosso per pensare di aver risolto il problema della violenza domestica e di genere, occorre una politica del buon esempio. Dove erano l’assessore e le consigliere comunali di maggioranza di Montefiore Conca il 2 novembre, quando all’università di Teheran la studentessa Ahoo Daryaei fu ripresa dalla polizia dell’ateneo per via del suo abbigliamento ritenuto non idoneo visto che non indossava l’Hijab e in segno di protesta si spogliava rimanendo in slip e reggiseno nel cortile dell’ateneo? Nemmeno una parola, non un articolo giornalistico a sostegno di questa donna di soli 22 anni, che finirà i suoi giorni in un istituto psichiatrico iraniano. Femministe di circostanza che aprono il sipario del palcoscenico contro la violenza di genere solo perché il calendario riporta la data del 25 novembre.
Noi consiglieri di opposizione, avremmo voluto che si parlasse di violenza in occasione di questi eventi, invece sempre lo stesso inquietante silenzio di due anni fa in occasione della morte di Mahsa Amini la ragazza arrestata e picchiata a morte dalla polizia morale islamica nel settembre 2022 per avere indossato male il velo, lo stesso silenzio che non ha sostenuto le donne Afgane, vittime anch’esse della violenza del regime. Che tristezza essere femministe solo perché è il 25 novembre”.
A dichiararlo sono i consiglieri montefioresi di opposizione Vallì Cipriani, Simone Mazzi e Emanuela Benvenuti.
“Basti ricordare quanto accaduto durante il Consiglio Comunale del 19 agosto scorso, dove con violenza verbale fu interrotta la discussione del C.C. per mano della moglie di un consigliere di maggioranza”.
Di quanto accaduto in quella sera presso la Residenza Comunale montefiorese non ve ne è rimasta traccia sui successivi verbali redatti dalla Segretaria Comunale. Una anomalia che potrebbe avere risvolti anche più importanti.
Oltre alla violenza fisica, c’è quella esercitata con le parole contro le fasce più deboli, ma in maniera più ampia è anche l’utilizzo della propria posizione (qualunque essa sia) per non rappresentare quanto accade all’interno della Pubblica Amministrazione. Insomma, la violenza è una “manipolazione” della realtà. Ti meno perché ti amo, ovvero non trascrivo perché non è un “evento saliente”.
“La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruttrice” (Benedetto Croce).
In copertina: Vallì Cipriani