HomeCronacaMorte Angela Avitabile, i figli contro il padre reoconfesso: “Non era pazzo e ci minacciava”

I figli di Angela Avitabile si sono costituiti parte civile contro il padre, il femminicida Raffaele Fogliamanzillo


Morte Angela Avitabile, i figli contro il padre reoconfesso: “Non era pazzo e ci minacciava”


25 Settembre 2023 / Redazione

Prosegue a Rimini il processo per il famminicidio di Angela Avitabile, morta il 22 aprile del 2022 per mano del marito Raffaele Fogliamanzillo. I tre figli di 41, 39 e 24 anni si sono costituiti parte civile nel procedimento e si sono presentati in tribunale con una maglietta per ricordare la madre assassinata. “La gelosia e l’amore non uccidono, giustizia per Angela” è stata la scritta fatta stampare sulle t-shirt, un atto per rendere ancora più visibile la loro posizione. Il padre aveva minacciato più volte anche loro e si comportava da “padrone” verso la moglie. Attualmente è rinchiuso nel Rems di Reggio Emilia e per la difesa è incapace di intendere di volere, una testi a cui i familiari credono poco.

Ci sono due perizie infatti, una redatta dalla difesa (dal prof. Renato Ariatti) e l’altra dall’accusa (prof. Ermanno Arreghini) che hanno prodotto due conclusioni diverse: per la difesa Fogliamanzillo è affetto da problemi tali da aver compromesso la sua capacità di intendere e di volere, per l’accusa invece l’assassino reo confesso era perfettamente in grado di intendere e di volere.

Raffaele Fogliamanzillo e Angela Avitabile, cotetanei, sposati da 40 anni e con tre figli maggiorenni, nella serata del 22 aprile si trovavano nell’abitazione della figlia, assente, per custodire i nipotini. Mentre per fortuna per fortuna i bambini si trovavano in un’altra stanza,  la donna è stata uccisa con sette coltellate alla gola.

L’uomo è poi fuggito per poi andare a costituirsi spontaneamente in Questura. Era visibilmente scosso e con i vestiti ancora intrisi di sangue. Si autoaccusava di aver appena ucciso la moglie, indicando agli agenti l’esatta ubicazione del luogo del delitto.

Qui c’era già una pattuglia dei Carabinieri, intervenuti poiché avevano ricevuto al numero di emergenza 112 la segnalazione del fatto da parte della figlia della coppia. All’interno dell’appartamento gli agenti hanno trovato il cadavere della donna con evidenti segni di accoltellamento all’altezza della gola.

La prima ricostruzione dei fatti ha indotto gli investigatori ad ipotizzare che intorno alle ore 21.00, all’interno dell’appartamento, ci sia stato un violento litigio della coppia al culmine del quale l’uomo ha colpito la moglie

Tutto questo è stato ulteriormente confermato dall’uomo alla presenza del Sostituto Procuratore della Repubblica titolare dell’indagine che, immediatamente notiziato dalla Polizia Giudiziaria, si è recato sul posto per tenere l’interrogatorio dell’indagato.

Il 62enne è stato tratto in arresto nella flagranza del reato di omicidio con l’aggravante di averlo commesso contro il coniuge e, nella questa mattina, è stato tradotto presso la locale Casa Circondariale, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per il prosieguo delle indagini.

Secondo la difesa l’uomo soffre di un disturbo conclamato, la sindrome ansioso depressiva bipolare per cui sarebbe stato seguito da specialisti. Il 28 febbraio era stato denunciato dai figli per le minacce subite: in sostanza li accusava di coprire i tradimenti inesistenti della donna. Di recente, il femminicida era stato operato di cataratta. Un volta recuperata la vista aveva più volte sostenuto di aver visto l’uomo con cui la moglie lo tradiva di cui però secondo gli inquirenti non c’è mai stata traccia.

La donna era stata sentita in caserma l’ultima volta lo scorso sei aprile e aveva rifiutato di andare a vivere in una abitazione protetta fiduciosa nelle terapia che l’uomo aveva intrapreso per curare il suo disturbo.

Non era la prima volta che la donna chiedeva aiuto alle forze dell’ordine. Il 30 settembre aveva messo le mani al collo della moglie che però – pare – ai carabinieri avesse minimizzato rifiutandosi di procedere a denuncia. Le minacce però non si erano fermate anzi Sentita più volte – come ha riferito il procuratore capo Elisabetta Melotti – la donna non aveva mai parlato di atteggiamenti violenti del marito, ma solo di minacce dovuta, secondo lei, ad una patologica gelosia. Pur non sentendosi in pericolo di vita, la donna il 4 gennaio aveva chiesto l’intervento dei carabinieri e di un’ambulanza perché particolarmente scossa dalle minacce subite dal marito.