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Quando Napoleone fece la Romagna unita


18 Marzo 2019 / Paolo Zaghini

“Il Dipartimento del Rubicone. I suoi archivi e il contesto storico” A cura di Angelo Turchini – Il Ponte Vecchio.

Gli anni di fine ‘700 in Romagna sono caotici, vedono un cambiamento continuo delle forme amministrative di governo. Napoleone è colui che spazza via il vecchio potere pontificio. Nel 1796 Napoleone arriva in Emilia Romagna, nel 1797 avviene la fondazione della Repubblica cispadana e poi quella Cisalpina. Nel 1799 ritornano gli austro-russi dopo una provvisoria sconfitta dei francesi. Nel 1800, con la battaglia di Marengo, i francesi tornano di nuovo padroni della valle Padana. Nel 1801 avviene la fondazione della seconda Repubblica cisalpina. Nel 1802 la Cisalpina si trasforma in Repubblica italiana. Nel 1805 Napoleone fonda il Regno d’Italia. Nel 1813 il potere napoleonico si dissolve sotto l’incalzare della coalizione antifrancese.

Il volume, curato da Angelo Turchini, ripropone le relazioni del Convegno svoltosi nel novembre 2016 a Ravenna riguardanti il Dipartimento del Rubicone e le tracce storiche che esso ha lasciato negli archivi di Stato di Forlì, di Bologna, di Ravenna e di Milano. Le relazioni pongono “una attenzione mai rivolta prima d’ora alle istituzioni di riferimento politiche, amministrative, giudiziarie, economiche e finanziarie, militari”.

Il Dipartimento del Rubicone fu una ripartizione amministrativa – equivalente a una provincia -della Repubblica Cispadana, della Repubblica Cisalpina, della Repubblica Italiana e infine del Regno d’Italia, dal 1797 al 1815.

La provincia prendeva il nome dal fiume Rubicone e il suo primo capoluogo fu Rimini. Il Dipartimento inizialmente non comprendeva Forlì, nonostante il fatto che, dal 18 aprile 1797 la città fosse sede dell’amministrazione delle tre ex Legazioni di Bologna, Ferrara e Romagna.

Creato con decreto del 27 luglio 1797, il Dipartimento comprendeva i seguenti territori: la parte sud del precedente dipartimento del Savio, ovvero il Cesenate e il Riminese; il Montefeltro; l’area di Pesaro. Forlì fu assegnata in un primo tempo al Dipartimento del Lamone con capoluogo Faenza.

Il 5 settembre 1798, in seguito alla riorganizzazione territoriale della Repubblica Cisalpina, il dipartimento del Rubicone inglobò i territori del dipartimento del Lamone. Fu annessa tutta la Romagna, dal torrente Sillaro a Forlì compresa, che fu eletta a nuovo capoluogo.

“Nel caotico biennio 1797-1798 Ravenna, Forlì, Faenza, Rimini, Imola, Cesena rivendicarono ciascuna un proprio dipartimento (o il primato sulle città vicine), inducendo alla fine l’autorità francese ad optare per una soluzione unitaria per Forlì; è il periodo in cui più manifestamente si espressero le ambizioni territoriali dei notabili romagnoli”. Il 4 febbraio 1797 Napoleone è a Forlì, il 7 è a Rimini (di passaggio con il suo seguito).

Fra le conseguenze del nuovo potere napoleonico “sono aboliti i titoli nobiliari (ed anche ecclesiastici), la giurisdizione privilegiata ecclesiastica, l’Inquisizione, le manifestazioni esteriori di culto, mentre tutti sono qualificati come ‘cittadini’; per altri versi si interverrà sulla realtà ecclesiastica, sulla ricchezza di conventi e monasteri ritenuta offensiva degli ideali di povertà e carità, e anche sui luoghi pii, con la vendita per alienazione coatta del patrimonio ecclesiastico, con la piena affermazione della libera proprietà privata contro il vecchio regime e la manomorta ecclesiastica, portando ad un processo di ridistribuzione della proprietà terriera con vendite vantaggiose per la nobiltà ricca e l’alta borghesia, dando grande impulso al possesso fondiario; i territori sottoposti ad un intenso sfruttamento finanziario e ad un sistematico saccheggio del patrimonio artistico; viene potenziata l’istruzione pubblica e riconosciuta la libertà di stampa, parola e associazione; di fatto però il potere era influenzato dai generali francesi e dai rappresentanti governativi”.

Di queste profonde trasformazioni della società romagnola troviamo documentazione negli archivi, di cui le relazioni presentate al Convegno ci danno atto di quanto ancor oggi è conservato.

Per Rimini, Maria Cecilia Antoni dà conto dell’Archivio di Michele (1731-1812) e Michelangelo (1764-1844) Rosa. “Nella Biblioteca civica Gambalunga di Rimini, tra le molteplici fonti conservate per ricostruire la storia del Dipartimento del Rubicone, come le cronache dei commercianti Nicola e Filippo Giangi e del notaio Michelangelo Zanotti, i bandi e i fogli volanti delle raccolte dello stesso Zanotti ma presenti pure nei Fondi Gambetti e Tonini, vanno annoverate anche le carte di Michele e Michelangelo Rosa. Sono acquistate durante la direzione di Carlo Tonini, nel 1882, per ottomila lire, dopo essere state messe in vendita da parte di un erede, Leonida Rosa, che aveva sollecitato all’acquisto le Università di Pavia e Modena, dove Michele Rosa aveva insegnato e svolto importanti funzioni riorganizzative dell’insegnamento medico”.

Le carte, dal 1711 al 1844, sono conservate in 25 contenitori (18 per l’archivio di Michele, 6 per l’archivio di Michelangelo ed una busta per le carte di famiglia).

Zio e nipote partecipano entrambi alla vita del Dipartimento: “il più anziano, erudito, esponente della borghesia illuminata, il cui spessore scientifico e culturale è riconosciuto dai rappresentanti del Governo, vivrà gli ultimi anni della sua lunga esistenza in ruoli consultivi, per modellare il nuovo corso che si intende attribuire all’istruzione e alla amministrazione locale”.

“Il più giovane invece parteciperà in prima persona agli avvenimenti rivoluzionari, impegnandosi attivamente nelle sue funzioni professionali”. Questa sua scelta gli costerà il licenziamento con il governo pontificio dopo la Restaurazione.

Il dominio napoleonico in Romagna termina alla fine di dicembre 1813. Il 27 dicembre a Rimini arriva l’esercito napoletano. Papa Pio VII, liberato dalla prigionia francese, è in viaggio verso Roma. Anche in Romagna torna l’amministrazione dello Stato Pontificio.

Paolo Zaghini