Home___primopianoNiente paura: sono cavallette italiane, anzi romagnole

Nemmeno il ministro Lollobrigida avrebbe niente da ridire: questa locusta è un’eccellenza locale, con lo ius sanguinis e tutto il resto


Niente paura: sono cavallette italiane, anzi romagnole


13 Agosto 2023 / Lia Celi

«La mente è il più capriccioso degli insetti: svolazza inquieta, si agita, batte le ali», diceva Virginia Woolf. Teoria affascinante, che spiegherebbe perché ci sembra così spesso che i pensieri nella nostra testa siano fastidiosi come uno sciame di moscerini. Sotto questo profilo, tutto ciò con cui tentiamo di silenziare la mente (dall’intrattenimento consumistico alla meditazione alle droghe) è un po’ l’equivalente della ciabatta o dello zampirone.

L’ipotesi Woolf ci suggerisce anche un’altra interpretazione della generale ripugnanza rispetto alle farine di insetti: si profilerebbe una specie di cannibalismo. Ma a quale delle innumerevoli specie di insetti appartiene la tua mente? È una vespa che fa tanto chiasso ma non produce niente se non spiacevoli punture, o una zanzara tignosa e sempre in cerca di vene da succhiare? È una mosca che tende a posarsi solo sulle schifezze o una variopinta farfalla che va di fiore in fiore ma rischia di finire infilzata in una bacheca?

Oppure – e veniamo alla stretta attualità – è una cavalletta che si muove in uno sciame, e quando non salta di qua e di là è sballottata dal vento e produce disastri? In fondo il comportamento dei nugoli di cavallette non è poi molto diverso da quello dell’opinione pubblica nell’era dei social e del calo generale dell’attenzione. E la prova che la cavalletta sia l’insetto in cui, inconsciamente, ci rispecchiamo di più, è proprio il ribrezzo che produce in tanti di noi, anche, se a differenza di vespe e zanzare, non punge e non avvelena. Chi si somiglia si piglia, oppure si detesta, e nel caso delle cavallette abbiamo scelto decisamente la seconda opzione.

La recente invasione di Celifere (è il nome scientifico di questi insetti, nessuna parentela con chi scrive, anche se la coincidenza conforta la teoria di cui sopra) avrebbe messo in fuga i turisti dalla spiaggia, evocando le più inquietanti pagine della Bibbia o certe calamità quartomondiali che di solito vengono relegate in un trafiletto nelle pagine di politica estera e documentari-shock sulle grandi catastrofi. Qualche classicista si sarà forse ricordato di Locusta, anche se non era un insetto ma una celebre avvelenatrice dei tempi di Nerone.

Tutte associazioni di idee poco tranquillizzanti, insomma. Ma da dove arrivavano le poco simpatiche visitatrici della nostra Riviera? Si è pensato a voraci insetti africani o asiatici, trasportati qui dai torridi venti del deserto rimescolati da El Niño e attizzati dal cambiamento climatico. E invece, dicono gli entomologi, quelle che hanno fatto inorridire i riminesi appartengono a una specie nostrana, nostranissima, il Caliptamus Italicus. Nemmeno il ministro Lollobrigida avrebbe niente da ridire: questa cavalletta è un’eccellenza italiana, con lo ius sanguinis e tutto il resto.

Non basta: l’entomologo dell’Ausl Romagna ha precisato che, per sciamare in spiaggia spinte dal vento, le cavallette dovevano avere dei nidi da quelle parti. Capito? Non solo erano italiane, ma nostre concittadine. Per fortuna se ne sono andate in fretta, non si sa se spazzate via dagli acquazzoni o spaventate dall’aumento dei prezzi nei bar della spiaggia. Speriamo che non tornino per i barbecue di Ferragosto, anche se potrebbe essere un’occasione per sperimentare grigliate alternative. Nell’eventualità, tenete a portata di mano degli spiedini e una marinata di aglio, prezzemolo e zenzero. E un retino.

Lia Celi