Home___primopianoNon è più tempo di barzellette

Si rischia sempre che qualcuno ti faccia causa, a parte i cretini: nessun di loro infatti si considera tale, altrimenti non sarebbe cretino


Non è più tempo di barzellette


14 Luglio 2024 / Giuliano Bonizzato

Come è noto a la risata provocata dalle barzellette nasce dall’improvvisa distensione, dovuta a una battuta finale che elimini la situazione di ‘disagio’ prospettata dal narratore.
Abbiamo così le barzellette blasfeme sulla religione. E quelle (che costituiscono la stragrande maggioranza) sui cosiddetti ‘diversi’.

Col più che giusto imporsi del politically correct (non proprio condiviso da tutti gli Italiani come dimostra il successo elettorale dell’ormai famoso Generale) il materiale su cui costruire una barzelletta si è praticamente dissolto. Le battute sulla religione (nostra) sono praticamente scomparse, da quando, grazie all’agnosticismo dilagante, la blasfemia non provoca più quel pizzico di tensione indispensabile a strappare la risata liberatoria… Restavano le barzellette sui culti di altri popoli… Popoli però che (ahi! ahi!) in materia non accettano scherzi… e si è visto come è andata a finire in Francia. Per il resto è notte fonda.

Tanto per fare un esempio, il grande Walter Chiari avrebbe dovuto rinunciare alle sue classiche scenette con Carlo Campanini (Titolo: ‘Vieni avanti, cretino’) nelle quali sosteneva la parte di un balbuziente… effettivamente cretino. Oggi, infatti, l’Associazione per la difesa dei diritti delle persone disabili sarebbe insorta a nome di tutti i balbuzienti italiani ottenendo la chiusura della trasmissione. Nel contempo, i balbuzienti avrebbero sporto querela per diffamazione ottenendo un congruo risarcimento per danni morali. (I cretini no. Nessun cretino infatti si considera tale altrimenti non sarebbe cretino).
Per fortuna esistono disabili che invece di prendersela per le freddure che li riguardano… sorridono benevolmente fissando negli occhi il narratore. Eh, già. Perché anche lui (se gli va bene!) è destinato a diventare come loro. Sono (che Dio li benedica) i vecchietti.

Qui, per fortuna, l’anormalità non scarseggia. E se vogliamo limitarci ai problemi della memoria a breve termine…

Un vecchietto si rivolge all’amico.
– Giovanni, aiutami tu che sei bravo a raccontare le barzellette, mentre io invece se sono lunghe poi me le dimentico. Dimmene una che sia breve e facile da imparare così stasera a Capodanno non faccio una figuraccia con gli amici, che invece, loro, ne racconteranno una dietro l’altra!

– Guarda ce n’è una facilissima. Appena entrato devi chiedere: – “Lo sapete chi c’è in fin di vita?”. Loro ti domanderanno: “Chi è?”. E allora tu risponderai: “IL CULO!”. Farai un figurone!

– Grazie Giovanni! È davvero facile. Il culo infatti è in fondo alla vita… Bellissima! Grazie! Grazie!

Arriva la sera di Capodanno, il vecchietto si presenta agli amici e appena li vede: ”La sapete l’ultima? E’ morto il culo!”.

Ma anche la ‘memoria a lungo termine’ non sempre soccorre l’anziano…

Il nipotino: “Nonna, nonna! Cos’è un amante?”
La nonna guarda il nipotino, attonita, basita. Poi si batte una mano sulla fronte, sale ansimando le scale, arriva al secondo piano, entra nella sua camera, apre l’armadio…
E dall’armadio viene giù uno scheletro.

Che Dio benedica anche me.
Perché le barzellette, ormai passate di moda da mezzo secolo, dovrebbero, teoricamente, far ridere solo dai settanta anni in su. Ed io mi domando: Quanti di loro le conoscono già?
E, per restare al tema, quanti sono i vecchietti che ridono alle barzellette sui vecchietti?

Giuliano Bonizzato