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Notte Rosa, sembra esplosa: aveva ragione Tozzi ma a esplodere è la Tosi


1 Agosto 2020 / Lia Celi

Notte rosa, sembra esplosa, cantava profetico Riccardo Tozzi trent’anni fa. Canzone che a suo tempo sembrava decisamente ermetica, come molti testi del fulvo cantore di Gloria-manchi-tu-nell’aria. Sono ormai vecchia e ancora non ho capito cosa rappresentava il “guerriero di carta igienica” di Ti amo: un fidanzato con problemi di stitichezza? Un amante che vuole buttare nel cesso una storia che va a rotoli? E cosa c’entrava il primo maggio? Oltretutto quella voglia di «abbracciare una donna che stira cantando» mi metteva in allarme. A parte il sogno patriarcale della donna-madre-badante felice di stirare le camicie al suo uomo, tutte le donne che conoscevo, cantanti o meno, se abbracciate durante la delicata quanto defatigante incombenza dello stiro avrebbero reagito malissimo e l’abbracciatore avrebbe dovuto scegliere fra un’ustione di secondo grado e una camicia bruciata, o forse le avrebbe avute tutt’e due.

Ma torniamo alla nostra Notte rosa sembra esplosa, che a una prima lettura parla di un tizio che corre di notte dalla donna amata per cercare di recuperare il rapporto, presumibilmente insidiato da un rivale. Dicevamo che a quasi quarant’anni di distanza, il brano tozziano si rivela in tutta la sua pregnanza alla luce di questa imminente Notte rosa post-Covid.

Di cose che esplodono ce ne sono parecchie: il calendario della manifestazione, che da domani scoppierà seminando a mo’ di schegge i suoi eventi non solo su cento chilometri costa, come gli anni scorsi, ma (al fine di evitare concentrazioni di pubblico) anche nell’entroterra, con un fallout che non durerà un weekend ma un’intera settimana, la Pink Week. Esplodono i tradizionali fuochi d’artificio che tingeranno realmente di rosa il cielo notturno.

Ma ad esplodere è soprattutto la sindaca di Riccione Renata Tosi, che intanto vuol essere chiamato sindaco e poi ha sperato fino all’ultimo di convincere la Provincia e l’Ausl Romagna di disinnescare la Notte Rosa e a rimandarla al 2021. Come se Andrea Gnassi, inventore e difensore della kermesse simbolo dell’estate romagnola, fosse un irresponsabile alla Bolsonaro, e non si fosse dimostrato nell’emergenza pandemica uno degli amministratori italiani più prudenti e solleciti.

Probabilmente secondo la Tosi Rimini quest’anno si sarebbe dovuta accontentare del glamour riflesso conferitole dalla serie di Netflix Sotto il sole di Riccione, in cui la città confinante non viene mai nominata nemmeno en passant, e compare solo nella sigla iniziale – è la nebbiolina indistinta che si vede in alto a destra nel teleschermo nelle vedute aeree di Riccione.

Devono avere scelto deliberatamente di girarle in un giorno di pesante foschia, per risparmiarsi la fatica di blurrare artificialmente lo skyline di Rimini in postproduzione. Vabbè, che importa, quando una città è stata protagonista dei capolavori di Fellini e di Zurlini può anche non curarsi di non apparire in un remake tv di Sapore di sale girato dove costa meno che a Forte dei Marmi, location originale del film.

Si può andare passare sopra campanilismi e rivalità reciproche e andare d’accordo, soprattutto nei prossimi giorni: “chiariamo ogni cosa/in questa notte rosa”, come diceva Tozzi. Non Tosi, ma suona quasi uguale. Ve l’avevo detto che quella canzone era profetica…

Lia Celi