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"Deportazione e lavoro in miniera nella vita di Angelo Trebbi": coinvolti gli studenti delle classi 5A, 5B1, 5D1 e 5DE2


Novafeltria: presentazione del lavoro realizzato per il progetto “Schiavi per il Reich e non solo”


21 Dicembre 2023 / Redazione

Il 20 dicembre presso l’Aula Magna dell’Istituto Tonino Guerra di Novafeltria, gli studenti delle classi 5A, 5B1, 5D1 e 5DE2 hanno presentato il lavoro realizzato nell’ambito del progetto “Schiavi per il Reich e non solo: deportazione e lavoro in miniera nella vita di Angelo Trebbi”, uomo della Valmarecchia. Dalla distruzione dell’individuo all’affermazione dei principi dell’Unione Europea, presentato nell’ambito del bando “Viaggi della memoria e attraverso l’Europa”, bandito dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna.

La lezione proposta dai ragazzi ha raccolto il plauso di Emma Petitti, Presidente dell’Assemblea legislativa, di Patrizia Di Luca, Antonio Mazzoni e Lidia Maggioli dell’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea di Rimini, nonché del Presidente dell’Unione minatori della Valmarecchia, Luca Ronconi. All’incontro erano presenti anche dei testimoni della migrazione verso il Belgio e della vicenda narrata.

Il disegno è di Nicola Zafferani

“Chi è Angelo Trebbi?”
Angelo Trebbi è un ragazzo come tanti. Vive a Molino di Bascio, in Alta Valmarecchia, ha diciassette anni quando l’8 giugno del 1944 viene svegliato dalle truppe nazifasciste e, con forza, caricato su una camionetta diretta a Carpi insieme ad altri suoi amici, tra cui Antonio Buratta, Angelo Bianchi e Sergio Corvina. Dopo un angosciante e doloroso tragitto giungono a Mauthausen; uno dei più grandi campi di concentramento in cui vengono rinchiusi prigionieri politici, ebrei, soldati, Rom e tanti altri. Questi sono costretti a lavorare nella cava di granito, portando pesanti pietre sulla schiena percorrendo la “scalinata della morte”, chiamata così dai detenuti perché scalandola molti perdevano la vita, cadendo o perché spinti dalle SS. Angelo Trebbi e Antonio Buratta vengono registrati come lavoratori coatti e trasferiti nel sottocampo di Sankt Valentin, una fabbrica adibita alla costruzione di carri armati per l’esercito tedesco , che si nascondeva sotto la falsa copertura di fabbrica di giocattoli. Sergio Corvina e Angelo Bianchi vengono inseriti tra i prigionieri di Mauthausen, considerati forse più pericolosi in quanto studenti, persone maggiormente consapevoli di quello che capitava intorno a loro e trovano poi la morte nel sottocampo di Gusen. Nel maggio del 1945, Mauthausen e anche Sankt Valentin vengono liberati dagli angloamericani , così Angelo può lasciare l’Austria e fare ritorno a casa, ma la sua storia non finisce qui…
Tornato a casa si scontra con una realtà peggiore di quella che aveva lasciato, infatti l’Italia nel dopoguerra è in ginocchio, preda di una crisi economica senza precedenti. Nel 1946, in seguito al patto uomo-carbone stipulato con il Belgio, che prevedeva l’invio di 50.000 minatori in cambio di 125.000 tonnellate di carbone, l’Italia viene tappezzata di volantini rosa. Tra i tanti che partono c’è anche Angelo. Lui inizia a lavorare nella miniera di Tillieur e vive, sia pure a distanza, la catastròfa di Marcinelle; altra miniera di carbone in cui i minatori lavorano in condizioni disumane, a 1,5 km sottoterra, in stretti cunicoli con la paura della caduta delle rocce e la potenziale intossicazione da grisù, un gas inodore e incolore che si forma nelle miniere. In questa tragedia trovano la morte molti italiani tra cui Antonio Gabrielli, Giovanni Bianconi e Antonio Molari, partiti dalla Valmarecchia.
Nel corso del nostro viaggio abbiamo l’opportunità di conoscere le figlie di Angelo, che ci hanno raccontato chi era loro padre, un uomo forte che ha sempre cercato di risparmiare alla famiglia i dolori del lavoro da minatore, infatti non raccontava mai a casa cosa vedeva e provava nell’inferno sotterraneo.
Il nostro viaggio è continuato in direzione Bruxelles e ha visto una tappa a Norimberga. In questa città Hitler radunava le folle dei suoi sostenitori, incitato all’odio razziale e all’orgoglio nazionale, violando diritti e dignità di tanti esseri umani. Ma dopo aver rievocato tanta sofferenza il nostro traguardo è stato Bruxelles la visita al Parlamentarium dove abbiamo ripercorso la storia dell’Unione Europea, organizzazione di stati determinata a garantire i diritti fondamentali previsti dalla costituzione europea e fondata sulla collaborazione dei 27 paesi membri. Tra i diritti assicurati troviamo quelli dei lavoratori, che purtroppo ancora oggi vengono troppo spesso calpestati.
Visitare tanti luoghi in cui si sono consumate tragedie disumane, ci ha fatto sentire piccoli e impotenti, siamo stati pervasi da un senso di angoscia, vuoto e dolore, ma abbiamo compreso l’importanza di “imparare , ricordare, non odiare”, come riporta una lapide, affissa sul monumento ai caduti italiani nel parco antistante l’ingresso del campo di Mauthausen.
Il viaggio che abbiamo intrapreso ci ha insegnato l’importanza del valore di ogni singolo individuo, della conoscenza e dei diritti, che tuttora sono minacciati da chi vorrebbe che l’uomo fosse uno schiavo in balia della propria ignoranza.

(L’articolo è stato redatto da Federica Pazzini, Martina Galli, Melissa Bindi, Carlotta Mini con la collaborazione della classe 5D1, ndr)