“Dimmi dell’India, hai più pensato a quel progetto di esportare la piadina romagnola?», domandava Bersani (quello serio, Samuele) in una vecchia canzone. In India magari un domani, intanto facciamo un esperimento in Sicilia: così ha pensato l’intraprendente famigliola cesenate (Igor e Monica, coppia quarantenne disoccupata da due anni, bimbo in età scolare) che nel 2015, messa ko dalla crisi, ha preso su e si è trasferita a Ortigia, l’isola dove sorge la parte più antica di Siracusa.
Emigrati al contrario, dal Nord al Sud che più Sud non si può, e in una zona forse carente dal punto di vista della legalità e della viabilità, ma non certo della tradizione gastronomica, anche nel campo dello street-food. Insomma, non era come portare vasi a Samo, o bastoncini d’incenso in India, ma quasi.
E invece due anni dopo, racconta il Corriere, il loro negozietto di piada e specialità romagnole va alla grande e raccoglie in rete ovazioni da parte di turisti e gourmet.
I viaggiatori stranieri probabilmente non si faranno tanti problemi ad assaggiare una specialità alimentare a mille chilometri dal suo luogo di origine – Romagna, Sicilia, per loro sempre Italia è – e scambieranno la piada per una versione non gluten-free e non fritta delle panelle di ceci, o, vista la latitudine, per una declinazione locale della pita mediorientale.
I due cesenati, poi, hanno dedicato una piada ai sapori indigeni: la Sicignola, con pomodorini, acciughe e origano. Ma ci tengono a far conoscere soprattutto i prodotti della nostra terra, di cui si approvvigionano con regolari ritorni in Romagna.
Un santarcangiolese stravince a Masterchef (con una sammarinese sul podio), i cesenati conquistano la Sicilia: è come se in questo momento così confuso e difficile per il nostro Paese l’universo ci stesse ricordando che siamo l’unica regione che nel suo nome contiene il verbo «magnare» all’imperativo, e dunque nutrire bene l’umanità è la missione dei romagnoli.
Nutrire in senso lato, visto che non di sola piada vive l’uomo: quindi il nostro compito specifico è alimentare le anime oltre che i corpi, offrendo e promuovendo arte e cultura.
Lo stiamo già facendo? Allora dobbiamo fare di più e meglio. Ma tornando ai piadaroli cesenati a Ortigia: avranno inserito nel menù anche la nostra piada con i sardoncini, alla riminese, o un pizzico di campanilismo contro i vicini costieri gli sarà rimasto in valigia?
Lia Celi https://www.liaceli.com/