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In molti Comuni si scelgono anche i sindaci ma la destra vuole un referendum sul suo governo


O l’Europa o la fuffa: per cosa votiamo oggi e domani


8 Giugno 2024 / Stefano Cicchetti

Facciamo pur finta che sabato e domenica non si voti per l’Europa e in certi Comuni per scegliere i sindaci. Andiamo dietro al coro assordante che vorrebbe le elezioni come referendum sul governo della destra in Italia.

Quindi dovremmo valutare se merita il nostro voto la destra che per esempio, prima dall’opposizione poi al governo, ha giurato di abolire le accise sui carburanti; per poi partorire al massimo delle tabelle con i prezzi medi da esporre nei distributori, obbligo peraltro svanito fra le carte bollate. Nel dimenticatoio senza lasciare tracce anche lo “scaffale tricolore” che avrebbe dovuto salvare la nostra spesa quotidiana dall’inflazione. E’ invece rimasto l’aumento del’iva sui pannolini, ma per fortuna l’impatto è stato alleviato dal crollo della natalità che, inspiegabilmente, nemmeno i comizi riescono ad arrestare.

La guerra ai poveri – via il reddito di cittadinanza – e ai giovani non allineati – dal decreto anti-rave alle manganellate in piazza – sono bandiere di ogni destra che si rispetti. Ma il vessillo supremo è la Guerra alle Tasse. Cosa dicono dunque i bollettini? La CGIA di Mestre, cioè il centro studi di un’associazione lontanissima sia dalle opposizioni di sinistra che da fregole di far felice l’erario, rileva che nel 2023 la pressione fiscale ha toccato il 47,4%, ovvero 5 punti percentuali in più rispetto ai numeri ufficiali che stanno sul 42,5%. Comunque un calo, grazie alla rimodulazione delle aliquote e di un Pil non del tutto stagnante, ma solo dello 0,2%. Boccata d’ossigeno di cui nessuno però si è potuto accorgere per via dell’aumento di bollette, tariffe autostradali, Tari, ticket sanitari, trasporti e servizi postali.

O meglio, non se n’è accorto chi le tasse le paga perché onesto e/o costretto. Poi ci sono gli altri, quelli con cui secondo la destra il fisco deve fare amicizia. Pur rappresentando il lavoro autonomo, l’associazione stima che l’Irpef è versata dagli autonomi solo per un terzo del dovuto, pari a 30 miliardi di euro. Nel 2021, i redditi dei forfettari dichiarano mediamente 33mila euro lordi all’anno, con un’evasione che secondo la CGIA di Mestre si attesta sul 67%.

La destra merita il nostro voto per i favori alle corporazioni, dai bagnini ai tassisti. Per le bugie sulla sanità pubblica, tagliata a favore dei privati e ora sbeffeggiata con decreto last minute senza soldi ma pieno di cose che esistono già da anni. Per gli insulti agli alluvionati della Romagna, accusati da un ministro di voler far la cresta sui danni, tenuti a bada con scaricabarile e risarcimenti che arrivano solo in piccola parte e col contagocce, minacciati da un viceministro di non vedere nemmeno quelli se qualcuno osa “criticare”.

La destra merita inoltre il nostro voto per aver fermato l’immigrazione sequestrando le navi di chi salva vite in mare – vedi alla voce guerra ai poveri – e costringendole nei casi migliori a raggiungere i porti più lontani, preferibilmente di città amministrate dall’opposizione. Lo merita perché nonostante industria, agricoltura e turismo chiedano più immigrati, si ostacolano in tutti modi anche coloro che arrivano legalmente, rendendo il permesso di soggiorno spesso un miraggio e negando i diritti di cittadino anche ai figli di stranieri nati in Italia, anche se perfettamente integrato.

Merita il nostro voto per le sparatorie di Capodanno, i treni fermati per necessità ministeriali, i ministri, ministresse e amministratori che, ci rassicurano,  resternno al proprio posto anche se rinviati a giudizio per reati contro lo Stato. Per la tenaglia sull’informazione pubblica a costo di affossarla. Per i continui ammiccamenti al fascismo “che tanto non interessa più a nessuno” e tuttavia si sente l’insopprimibile bisogno di sdoganarlo, riabilitarlo e perfino esaltarlo.

La destra va votata per aver chiesto le dimissioni del presidente della Repubblica dopo averlo votato (i 759 voti su 983 non saranno arrivati tutti dai bolscevichi) e prima di esautorarlo con uno stravolgimento della Costituzione che, quello sì, non interessa a nessuno se non a chi vuole comandare senza impicci. Per il dirsi “pragmatica” per poi farsi scudo di ogni ideologia reazionaria o semplicemente retrograda: contro l’aborto, contro gli omosessuali, a favore di qualsiasi fuffa utile a dividere “noi” dagli “altri”.

Ma insomma, basta, si vota dell’Europa o no? E allora facciamo finta che era meglio la lira con l’inflazione a due cifre, così come gli interessi su prestiti e mutui, soprattutto per chi campa dello stipendio e non può rifarsi sul cliente-consumatore. Che era meglio non avere nessun PNRR dopo la catastrofe del covid, come accade in tutti i Paesi che si devono arrangiare fuori dall’Europa. Che a fronteggiare le nuove potenze grandi e medie sarebbe meglio andar da soli, il cambiamento climatico e la transizione energetica, forti del debito pubblico fra i più alti del mondo e della totale dipendenza dagli altri per le materie prime.

Oppure non facciamo finta di un bel nulla. E votiamo di conseguenza.

Stefano Cicchetti