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C'era una volta il Reparto Celere con la sua ammirevole professionalità


Ogni manganello ha la sua stagione


3 Marzo 2024 / Giuliano Bonizzato

Allora si chiamava ‘Celere’. E i ‘Celerini’ erano abilissimi piloti sulle loro jeep, specialisti nelle tecniche anti-sommossa, nonché, come vedremo (argomento del giorno!) nell’uso appropriato del manganello. Godevano infatti di un addestramento particolare rispetto agli altri e più numerosi ‘reparti mobili’. Impiegata, di conseguenza nelle situazioni più delicate, la presenza della Celere non poteva mancare, ogni anno, a un evento di massa che (anche se nulla aveva a che fare con cortei e manifestazioni di protesta) si presentava decisamente anomalo: l’annuale Festa delle Matricole di Bologna. Tre giorni di straordinario caos allegria e gioia di vivere durante i quali le Autorità, lasciavano agli studenti la libertà di organizzarsi come volevano.

In quel 1961 tutto si era svolto regolarmente e secondo programma. Sfilata dei Carri Allegorici, con la Romagna rappresentata dal Juke Box Umano di Gibo e Piero, Corsa dei “Carioli” per la micidale discesa di san Luca, recita vietata ai minori dell’Ifigonia in Cùlide davanti alla statua del Nettuno immutandato per l’occasione, fallosissima partita di pallone in costume Medievale in Piazza Maggiore. Più tutto il resto (ed era tanto) lasciato alla iniziativa e alla creatività dei singoli. E dunque c’era chi, travestito da vescovo, impartiva ai passanti benedizioni non richieste con aspersorio intinto in un vaso da notte portato dal chierichetto e chi sulle scalinate di San Petronio vestito da Antico romano duellava con Napoleone Buonaparte….

Il Juke Box Umano

E ora, fate attenzione. Un efficiente servizio di vigilanza contro gli eccessi (autorizzato dal questore e in collaborazione con la Polizia di Stato) era assicurato dalle truppe del cosiddetto Bargello, rappresentato dai più prestanti goliardi del Sacer Venerabilisque Fictonis Ordo con tanto di fascia SVFO al braccio. La Celere di conseguenza aveva ben poche occasioni per intervenire direttamente. E infatti al termine dell’ultima giornata (anche se in Via Rizzoli accanto alle due Torri, stava succedendo un po’ di tutto, dai trolley dei tram staccati, alle automobili di chi aveva rifiutato l’obolo sollevate di peso e fatte dondolare) non si registravano ancora cariche della Forza Pubblica. Tant’è che, davanti alla Garisenda, un gruppetto di universitari Riminesi, rivolgeva a tal proposito provocatorie osservazioni in rima baciata ai Celerini di una camionetta, ivi piazzata in posizione strategica, al pari di un’altra che vigilava poco distante davanti agli Asinelli. –“Celerini, celerini state lì come cretini!”. “Celerotti celerotti ce li avete proprio rotti!”…et similia.

Ogni tanto la Jeep della Garisenda, si impennava partendo all’improvviso verso gli sbeffeggiatori, che si sottraevano alla carica correndo velocissimi lungo Via San Vitale per poi imboccare una delle viuzze laterali che, aprendosi sulla Via Maggiore, li vedeva riemergere dalla parte degli Asinelli per poi riguadagnare la postazione prediletta dove il tormentone ricominciava: Cele-rotti, cele.rotti…Celer-ini, cele-rini con il seguito di rime sempre più azzardate…

C’è da dire che la reazione della Celere era stata fino a quel momento, pressochè simbolica. Una sorta di ammonimento a farla finita, insomma. I militi, infatti, rimanevano a bordo del loro mezzo che, dopo un breve inseguimento tornava al luogo di partenza. Però ogni bel gioco non può durare all’infinito. Dopo la mezzanotte i tutori dell’ordine decisero che ci eravamo tutti divertiti abbastanza. E così, quando il gruppetto, stavolta pervicacemente tallonato dalla camionetta della Garisenda, si infilò in Via Caldarese, trovò l’uscita sbarrata dalla Jeep del lato Asinelli che nel frattempo aveva preso posizione lungo la stessa via. I celerini, scesi in un attimo, circondarono i riminesi senza possibilità di scampo. Le manganellate toccarono imparzialmente a tutti, inferte peraltro soltanto sul sedere con movimento laterale del braccio dal basso verso l’alto. Si trattò dunque per l’intero gruppo (che aveva temuto il peggio) di dormire per una o due notti a pancia sotto.

E a questo punto, riguardando le immagini di Pisa e di Firenze e di come in certi casi i colpi partano pesantemente dall’alto verso il basso, non posso che lodare la professionalità dei ‘celerini’ anni ’60.

Fermo restando che quelli di oggi non si sognerebbero mai di caricare un gruppo di studenti sol perché offesi dalle loro espressioni verbali.
Evidentemente ogni manganello ha la sua stagione.

Giuliano Bonizzato