Home___primopianoOmicidio Di Dato, in Appello pene ridotte: niente ergastolo per 2 imputati

Dall'inchiesta era emerso che Di Dato era stato massacrato in quanto aveva accumulato debiti per 7500 euro


Omicidio Di Dato, in Appello pene ridotte: niente ergastolo per 2 imputati


11 Luglio 2024 / Redazione

Due ergastoli con isolamento diurno per 20 giorni e due condanne a 22 anni di reclusione: era la sentenza della Corte d’assise di Rimini nel processo di primo grado per l’omicidio di Antonino Di Dato.

Le pene sono state sensibilmente ridotte in Appello a Bologna. I giudici bolognesi, infatti, hanno riqualificato il reato da omicidio volontario in concorso a omicidio preterintenzionale, riconoscendo la tesi delle difese

Cadono, quindi, i due ergastoli inflitti in primo grado dalla Corte d’Assise di Rimini nei confronti degli autori materiali del delitto: Ivan Dumbovic, croato di 44 anni, difeso dall’avvocato Antonio Pelusi, condannato in secondo grado a 20 anni e 8 mesi di reclusione; Asim Samardzic, 47enne bosniaco, difeso dall’avvocato Stefano Caroli.  cittadino bosniaco tutt’ora latitante, e indicato come l’organizzatore dell’agguato.

Sconto importante anche per gli altri due imputati: Costantino Lomonaco, 37enne siciliano, assistito dagli avvocati Francesco Pisciotti e Roberto Brancaleoni, che dai 22 anni di primo grado passa a 11 anni e 8 mesi; Bruno Francesco Cacchiullo, 54enne pugliese, assistito dagli avvocati Anna Salvatore e Luca Donelli, che anziché 22 anni e 8 mesi ne dovrà scontare 12 e 8 mesi.

Di Dato era stato selvaggiamente picchiato in un hotel di Bellariva, secondo l’accusa, da Bruno Francesco Cacchiullo,  pugliese, Costantino Lomonaco, siciliano, dal croato Ivan Dumbovic e da un 45enne bosniaco detto “Ivan”, ancora latitante e indicato da testimoni come il più feroce. Sono tutti imputati di omicidio volontario pluriaggravato in concorso.

Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile di Rimini, motivo del pestaggio fu un debito di circa 7.500 euro che Di Dato non aveva mai onorato. In un hotel di Bellariva, fra ospiti terrorizzati, il commando di picchiatori aveva trascinato il napoletano nella hall per poi colpirlo con calci e pugni alla testa e al torace. Il “trattamento” sarebbe andato avanti per una ventina di minuti, con gli slavi a picchiare, pare anche con una spranga di ferro, e gli italiani che tenevao a bada i presenti perchè non dessero l’allarme o si allontanassero. Alla fine il quartetto si era preso il portafogli del 45enne ormai incoscente a terra, promettendogli che sarebbero tornati a prendersi “il resto dei soldi”.

A incastrare gli aggressori le testimonianze raccolte fra i presenti e le immagini delle telecamere di videosorveglianza.

L’anno prima, Di Dato era stato condannato in primo grado a nove anni, sei mesi e 20 giorni per associazione a delinquere di stampo mafioso dal Gup di Bologna e sottoposto a sorveglianza speciale dopo la cosiddetta “Operazione Hammer“ della DDA che aveva sgominato due clan in lotta fra loro.