Operazione ‘Ndrangheta ‘Aemilia’, coinvolta una società che gestiva un bar nel riminese
18 Aprile 2023 / Redazione
Beni immobili, mobili, disponibilità finanziarie e quote societarie per un valore complessivo di circa 55 milioni di euro. Questo quanto sequestrato dai finanzieri del comando provinciale di Cremona in diverse province italiane su provvedimento della Corte d’Appello di Bologna, e confermato dalla Corte di Cassazione, nell’ambito della vicenda giudiziaria “Aemilia” che ha visto coinvolta una compagine ‘ndranghetista operante da anni nelle province di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza.
Le indagini
Avviate nel maggio 2012 a seguito dell’arresto in flagranza per il reato di usura di un piccolo imprenditore di origini cutresi, da molti anni residente in provincia di Piacenza, hanno consentito di accertare che l’arrestato, approfittando del grave stato di bisogno in cui versava un uomo, nell’anno 2011 aveva prestato soldi applicando un tasso usurario superiore al 210% annuo. Come spiegano gli inquirenti, “è emerso un ampio contesto criminale caratterizzato dal coinvolgimento di altri soggetti di origine calabrese i quali, titolari di aziende con elevati fatturati, avevano ideato un vasto sistema di fatture per operazioni inesistenti (utilizzando società cartiere intestate a prestanome) il cui scopo era quello di frodare il fisco creando liquidità in nero da impiegare nella concessione di prestiti ad aziende emiliane in difficoltà finanziarie per poi assumerne il controllo”.
Il maxi sequestro
Il provvedimento patrimoniale eseguito, che si aggiunge alle confische da oltre 61.500.000,00 euro già operate (l’ultima di circa 4,5 milioni eseguita nello scorso novembre), consentirà di acquisire in via definitiva al patrimonio dello Stato:
• 4 immobili ubicati nella provincia di Bologna;
• 48 immobili ubicati nella provincia di Crotone;
• 6 immobili ubicati nella provincia di Mantova;
• 46 immobili ubicati nella provincia di Modena;
• 11 immobili ubicati nella provincia di Parma;
• 62 immobili ubicati nella provincia di Reggio Emilia;
• 2 immobili ubicati nella provincia di Verona, per un totale complessivo di 179 beni immobili;
• 10 società di capitali e 6 società di persone operanti nel settore dell’edilizia, logistica, consulenza alle imprese e ristorazione, nelle provincie di Aosta, Modena, Parma, Reggio Emilia, Rimini e Crotone per un totale di 16 società.
Per Rimini le indagini hanno portato ad una società , con sede e uffici siti a Bellariva, che in passato si era occupata della gestione di pubblici esercizi, incluso un bar di Riccione. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la società sarebbe stata riconducibile a persone legate in qualche modo alla cosca Grande Aracri di Cutro, capace di dare vita ad un vero e proprio impero tra nord e centro Italia fondato su affari tutt’altro che puliti.