Home___primopianoPale eoliche sull’Appennino in dirittura d’arrivo, Comitato incita a inviare pareri negativi

Si chiama Badia del Vento e prevede sette impianti alti 180 metri sul versante toscano del Monte Loggio ma a pochi metri dal confine con l’Emilia Romagna


Pale eoliche sull’Appennino in dirittura d’arrivo, Comitato incita a inviare pareri negativi


9 Agosto 2023 / Redazione

Il primo dei progetti eolici industriali presentati per il territorio compreso fra Alta Valmarecchia (Montefeltro) e Val Tiberina è entrato nella fase finale dell’iter autorizzativo.

Si chiama Badia del Vento e prevede sette pale alte 180 metri, previste sul versante toscano del Monte Loggio, ma a pochi metri dal confine con l’Emilia Romagna, “vicinissime a numerosi borghi storici e visibili in gran parte della Valmarecchia e non solo”, protesta il Comitato Appennino Sostenibile.

Che fa sapere: “La ditta FERA aveva chiesto la sospensione del procedimento per poter integrare il progetto in base alle carenze progettuali e le numerose richieste pervenute dagli enti pubblici. Le integrazioni sono state presentate ora – che purtroppo è agosto – e ci sono pochi giorni (entro il 18 agosto) per poter presentare le ultime osservazioni prima che inizi la fase autorizzativa”.

E il Comitato incita a inviare i pareri negativi: “Non devono essere necessariamente osservazioni di carattere tecnico, si può esprimere dissenso o perplessità per ragioni anche personali. (per inviare le proprie osservazioni si deve accedere alla pagina internet https://www.regione.toscana.it/-/paur-provvedimento-autorizzatorio-unico-regionale, cercare “badia del vento” e seguire la procedura indicata). Chiunque può esprimere la propria posizione in merito ed è auspicabile una partecipazione ampia. Sarebbe altrettanto cruciale una presa di posizione nettamente contraria da parte della regione Emilia Romagna, coerentemente con quanto annunciato pubblicamente nel corso di un evento informativo e aperto alla cittadinanza tenutosi domenica 2 aprile a Casteldelci”.

“Perché siamo contrari a questi impianti di grande taglia pur sostenendo la necessità di ricorrere a misure per la transizione energetica? Gli impianti – si spiega – devono essere collocati in aree idonee e limitando il consumo di suolo. Ebbene, la verità è che questi impianti di grande taglia vanno a violare le disposizioni previste dalle norme attualmente in vigore. Infatti, la loro ubicazione comporterebbe la violazione della fascia di rispetto dei 3 km dai beni tutelati e il superamento della quota dei 1200 m slm, limite oltre il quale in Appennino si impone il vincolo di tutela previsto dalle norme sui beni culturali e paesaggistici. Si tratta di un’operazione speculativa e distruttiva, prevista in un territorio fragilissimo, ad alto rischio idrogeologico, legata ai soli interessi economici delle ditte proponenti, di alcuni proprietari terrieri nonché del Comune di Badia Tedalda nel caso fossero effettivamente corrisposte delle misure compensative, di fatto eventuali poiché previste da un accordo siglato al di fuori della Conferenza dei Servizi”.

E ancora: “Chiediamo a gran voce agli enti incaricati della verifica della documentazione presentata dalla ditta FERA, che, nella valutazione dell’impatto sul territorio, tengano in considerazione dell’effetto cumulativo che si è venuto a creare nell’area (a questi 7 aerogeneratori vanno sommati infatti altri 45 previsti nella stessa zona del Montefeltro e Valtiberina). Nell’arco di sei mesi sono infatti spuntati come funghi progetti che, cumulativamente, procurerebbero in questa ristretta area un disastro ambientale grave ed irreversibile, considerando le opere necessarie per il posizionamento degli aerogeneratori, quali gli sbancamenti per la realizzazione delle strade per raggiungere i crinali, i trivellamenti profondi e le colate di cemento per le fondazioni, l’abbattimento di ettari di bosco di altissimo pregio che assorbendo la CO2 contribuiscono realmente alla riduzione delle emissioni. Il territorio che ospita la più grande cerreta d’Europa verrebbe deforestato e cementificato per produrre energia “green”. Trattasi di una operazione totalmente insostenibile, in un territorio che, non dimentichiamolo, è anche ad alto rischio sismico oltre che idrogeologico, come dimostrato recentemente quando, a causa di pochi giorni di pioggia, si sono verificati smottamenti e frane di strade e di intere aree. Abbattere gli alberi che sostengono la montagna sarebbe davvero paradossale”.

“Si tratta di un attacco letteralmente “selvaggio”, avanzato in totale assenza di coordinamento e pianificazione nella gestione territoriale, tanto da arrivare alla paradossale situazione di una sovrapposizione di progetti, con commistione di aerogeneratori previsti da ditte diverse per la stessa area. La selva degli aerogeneratori proposti sarebbe talmente fitta e scriteriata che i rotori delle pale, durante il funzionamento, andrebbero in collisione!”, conclude il Comitato Appennino Sostenibile.