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Panico a Rimini: i reati sono in calo


31 Dicembre 2017 / Lia Celi

«Rimini, reati in calo»: viene da guardare il calendario per controllare se è il 31 dicembre o, il il 1 aprile leggendo i dati diffusi dall’Arma dei Carabinieri sulla lotta al crimine nella nostra provincia.

La percezione generale dice esattamente il contrario, ognuno di noi è convinto di vivere nel Bronx – e in un certo senso è vero, se ci riferiamo al Bronx com’è oggi, risanato e più che vivibile, anzi, quasi fighetto, molto diverso dalla bolgia senza legge dei film anni Settanta-Ottanta.

I numeri parlano chiaro: a Rimini si ruba di meno, e da anni. Non è un crollo spettacolare: nel 2017 il settimo comandamento è stato violato circa 17900 volte, che non sono poche, ma sempre 400 in meno dell’anno precedente, che a sua volta era stato più «onesto» del 2015.

Certo, non siamo una città di boy-scout: si rapina, si estorce, si truffa e si stalkera, e non manca mai materiale quotidiano per un bel titolo ad effetto sulle locandine vicino alle edicole. Però le forze dell’ordine fanno il loro dovere, con i mezzi che hanno a disposizione, e il rapporto di fine anno dei Carabinieri potrebbe aiutarci a tenere sotto controllo il senso di panico cronico in cui viviamo un po’ tutti quanti, l’impressione di vivere in un’epoca più che mai violenta e insicura, quando tutti gli indicatori, almeno per quanto riguarda l’Italia, dicono il contrario; e se abbiamo una certa età e il cervello non ancora spappolato, dovrebbe dircelo anche la nostra memoria.

Però quando eravamo giovani alla cronaca nera, che allora era fatta non solo di criminalità più o meno organizzata, ma anche di terrorismo sanguinario, facevamo meno caso, eravamo troppo occupati a vivere; e anche i media erano meno pervasivi, onnipresenti e ansiogeni.

Basta vedere un vecchio telegiornale su RaiStoria per notare quanto fosse compassata e sobria l’informazione un trentennio fa, quando i conduttori mantenevano lo stesso tono pacato anche nel riferire le notizie più drammatiche. Il pathos era ridotto al massimo: l’obiettivo era esporre i fatti, non esacerbare le emozioni del pubblico.

Oggi viviamo in un flusso ininterrotto di notizie, da quando apriamo gli occhi al mattino a quando li chiudiamo la sera; e in Italia le notizie più in evidenza nei tele- e radiogiornali sono spesso delitti, sviscerati nei minimi particolari (in altri paesi europei, con tassi di criminalità spesso superiori al nostro, come Gran Bretagna o Francia, è raro che i tiggì aprano con la cronaca nera). E mettiamoci anche i talk-show in cui ai fattacci si dedicano vere e proprie maratone, componendo giorno dopo giorno, nella mente degli spettatori, lo spaventevole affresco di un Paese dove non ti puoi fidare di nessuno.

E invece è solo un paese normale, cioè imperfetto, dove polizia e carabinieri hanno il loro daffare, ma non più che nelle normali nazioni sviluppate. Anzi, in alcune città certi reati diminuiscono, come i furti a Rimini. Una piccola buona notizia che potrebbe aiutarci a iniziare il 2018 con un po’ di ottimismo. Per poco che sia, teniamocelo stretto: è cosi raro che le sue quotazioni hanno raggiunto quelle del platino.

Lia Celi www.liaceli.com